L’evento improbabile e la coincidenza inverosimile abitano la letteratura sin dalle sue fasi più antiche. In quanto snodo che avvia l’anagnōrisis, cioè una forma di ‘riconoscimento’, la coincidenza improbabile entra nella dinamica narrativa come uno strumento di produzione di verità: essa fornisce un impulso che aiuta a procedere, oltre il velo dell’apparenza, verso un livello più solido di certezza. In questo, il dispositivo dello svelamento sembra assecondare l’inclinazione veritativa di molti testi letterari, che accompagnano il destinatario in un percorso di accrescimento o di certificazione della conoscenza. La narrazione degli ultimi secoli è erede di questo dispositivo nelle sue varie forme, tragiche e comiche; tuttavia, l’asintotica aspirazione alla mimesi assoluta propria della narrazione realistica rende la coincidenza improbabile un elemento scomodo, da evitare o almeno da tenere a distanza. L’obiettivo di questo intervento è mostrare con quali finalità conoscitive, nonostante un certo imbarazzo di fondo, la funzione della coincidenza come dispositivo gnoseologico risulti irrinunciabile anche nella narrativa mimetica, come mostrano alcuni esempi, da Proust a Dürrenmatt, da Gide a Puig, da Nabokov a Queneau. La loro analisi permette di comprendere fino a che punto il dispositivo dell’inverosimile sia centrale nel codice letterario, anche quando la poetica dell’autore sembra rifiutare il romanzesco in nome di un’aderenza senza residui alla rappresentazione fedele della ‘realtà’.
Svelamento e costruzione di verità: le valenze gnoseologiche della (falsa) coincidenza
Alessandro Grilli
2022-01-01
Abstract
L’evento improbabile e la coincidenza inverosimile abitano la letteratura sin dalle sue fasi più antiche. In quanto snodo che avvia l’anagnōrisis, cioè una forma di ‘riconoscimento’, la coincidenza improbabile entra nella dinamica narrativa come uno strumento di produzione di verità: essa fornisce un impulso che aiuta a procedere, oltre il velo dell’apparenza, verso un livello più solido di certezza. In questo, il dispositivo dello svelamento sembra assecondare l’inclinazione veritativa di molti testi letterari, che accompagnano il destinatario in un percorso di accrescimento o di certificazione della conoscenza. La narrazione degli ultimi secoli è erede di questo dispositivo nelle sue varie forme, tragiche e comiche; tuttavia, l’asintotica aspirazione alla mimesi assoluta propria della narrazione realistica rende la coincidenza improbabile un elemento scomodo, da evitare o almeno da tenere a distanza. L’obiettivo di questo intervento è mostrare con quali finalità conoscitive, nonostante un certo imbarazzo di fondo, la funzione della coincidenza come dispositivo gnoseologico risulti irrinunciabile anche nella narrativa mimetica, come mostrano alcuni esempi, da Proust a Dürrenmatt, da Gide a Puig, da Nabokov a Queneau. La loro analisi permette di comprendere fino a che punto il dispositivo dell’inverosimile sia centrale nel codice letterario, anche quando la poetica dell’autore sembra rifiutare il romanzesco in nome di un’aderenza senza residui alla rappresentazione fedele della ‘realtà’.File | Dimensione | Formato | |
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