L’esdebitazione costituisce uno degli istituti del diritto della crisi maggiormente influenzati da scelte di politica sociale ed economica, collocandosi nel solco del recepimento della cultura della seconda chance, che ne ha consentito l’applicazione non soltanto nei confronti dell’imprenditore, ma anche con riguardo al debitore civile sovraindebitato. Ed infatti, alla volontà di agevolare una ripartenza attiva dell’imprenditore sul mercato si è aggiunta la consapevolezza che il tema involga tanto la sensibilità economica quanto quella sociale, potendo per questo interessare anche il debitore non commerciale. La finalità condivisa è il reinserimento nel tessuto economico – apprezzabile sia sul piano personale sia in prospettiva macroeconomica – di un soggetto (ancora) potenzialmente produttivo di reddito e di lavoro: obiettivo che potrebbe risultare ostacolato dalla permanenza del vincolo ex art. 2740, comma 1º, c.c. sulla porzione dei debiti insoluti all’esito della procedura specificamente attivata. L’istituto è stato oggetto d’importanti modifiche nel Codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza: il significativo ampliamento del suo ambito di applicazione si è accompagnato alla perdita della connotazione (sostanzialmente) unitaria che ha caratterizzato il modello disciplinato nella legge fallimentare e nella disciplina del sovraindebitamento, al punto da far ritenere che si debba, ormai, parlare di un sistema pluralistico di esdebitazioni. In proposito, se è vero che, anche nel sistema previgente, poteva intravedersi un sistema di «doppio binario» con la diversa dislocazione di disciplina per i soggetti fallibili e per quelli sovraindebitati, è altresì vero che, al di là della disposta riunione all’interno di un unico corpo normativo, l’attuale regime – rispetto al precedente – amplia e dilata le differenti articolazioni. Le modifiche hanno seguito una duplice traiettoria: da un lato, è stata amplificata la diversa declinazione dell’esdebitazione – sia pur a fronte di (in parte) condivise condizioni e di un analogo procedimento – a seconda che la stessa sia concessa in seno alla procedura di liquidazione giudiziale ovvero a quella di liquidazione controllata; dall’altro lato, le sono stati attribuiti connotati sino a quel momento inediti, in ragione dell’introduzione di un modello sconosciuto al panorama del diritto concorsuale, come l’esdebitazione del debitore incapiente. La rilevanza di un’indagine relativa a quest'ultimo istituto, a cui è dedicato il contributo, deriva dalla necessità d’interpretare gli elementi di disciplina maggiormente ambigui e risulta avvalorata dalla modifica intervenuta nella rubrica dell’art. 283, ad essa dedicato, dall’originaria formulazione in termini di «esdebitazione del debitore incapiente» all’odierna locuzione di «esdebitazione del sovraindebitato incapiente», che sembra concorrere ad un ampliamento soggettivo del campo di applicazione dell’istituto.
L'esdebitazione del sovraindebitato incapiente: ambiguità e (in)certezze di una disciplina "rivoluzionaria"
Ilaria Kutufa'
2022-01-01
Abstract
L’esdebitazione costituisce uno degli istituti del diritto della crisi maggiormente influenzati da scelte di politica sociale ed economica, collocandosi nel solco del recepimento della cultura della seconda chance, che ne ha consentito l’applicazione non soltanto nei confronti dell’imprenditore, ma anche con riguardo al debitore civile sovraindebitato. Ed infatti, alla volontà di agevolare una ripartenza attiva dell’imprenditore sul mercato si è aggiunta la consapevolezza che il tema involga tanto la sensibilità economica quanto quella sociale, potendo per questo interessare anche il debitore non commerciale. La finalità condivisa è il reinserimento nel tessuto economico – apprezzabile sia sul piano personale sia in prospettiva macroeconomica – di un soggetto (ancora) potenzialmente produttivo di reddito e di lavoro: obiettivo che potrebbe risultare ostacolato dalla permanenza del vincolo ex art. 2740, comma 1º, c.c. sulla porzione dei debiti insoluti all’esito della procedura specificamente attivata. L’istituto è stato oggetto d’importanti modifiche nel Codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza: il significativo ampliamento del suo ambito di applicazione si è accompagnato alla perdita della connotazione (sostanzialmente) unitaria che ha caratterizzato il modello disciplinato nella legge fallimentare e nella disciplina del sovraindebitamento, al punto da far ritenere che si debba, ormai, parlare di un sistema pluralistico di esdebitazioni. In proposito, se è vero che, anche nel sistema previgente, poteva intravedersi un sistema di «doppio binario» con la diversa dislocazione di disciplina per i soggetti fallibili e per quelli sovraindebitati, è altresì vero che, al di là della disposta riunione all’interno di un unico corpo normativo, l’attuale regime – rispetto al precedente – amplia e dilata le differenti articolazioni. Le modifiche hanno seguito una duplice traiettoria: da un lato, è stata amplificata la diversa declinazione dell’esdebitazione – sia pur a fronte di (in parte) condivise condizioni e di un analogo procedimento – a seconda che la stessa sia concessa in seno alla procedura di liquidazione giudiziale ovvero a quella di liquidazione controllata; dall’altro lato, le sono stati attribuiti connotati sino a quel momento inediti, in ragione dell’introduzione di un modello sconosciuto al panorama del diritto concorsuale, come l’esdebitazione del debitore incapiente. La rilevanza di un’indagine relativa a quest'ultimo istituto, a cui è dedicato il contributo, deriva dalla necessità d’interpretare gli elementi di disciplina maggiormente ambigui e risulta avvalorata dalla modifica intervenuta nella rubrica dell’art. 283, ad essa dedicato, dall’originaria formulazione in termini di «esdebitazione del debitore incapiente» all’odierna locuzione di «esdebitazione del sovraindebitato incapiente», che sembra concorrere ad un ampliamento soggettivo del campo di applicazione dell’istituto.File | Dimensione | Formato | |
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