La parabola della pena di morte in Italia, tra realismo e idealismo, dall’epoca liberale all’attuazione del “disegno abolizionista”. Uno sguardo prospettico

Looking at the international debate on the capital punishment, the essay describes the way by which Italy abolished the death penalty. The work focuses on the relationship between that sanction, the need of social control and the arising human rights. As the abolition of the capital punishment is related with higher rules protecting life, the general prohibition of inhuman penalties still opposites all the sanctions binding a punishment without allowing opportunities of regression. On this ground the “hindering life sentence” raises strong objections in Italy, because it keeps out the author of serious crimes from the chance to get outside of prison, even if he really seems re-educated.

Prendendo spunto dal dibattito internazionale sulla pratica applicazione della pena capitale da parte di importanti Stati, il saggio ripercorre le vicende che hanno indotto l'Italia ad abolire la pena di morte. L'attenzione è posta sul rapporto storico fra questo tipo di sanzione, il bisogno di controllo sociale e la negazione dei diritti umani fondamentali. Con l'avvento di questi ultimi il divieto di applicazione della pena di morte è divenuto l'emblema dell'inumanità delle pene "senza speranza". In questa prospettiva si profila una linea di continuità con il persistente ricorso al c.d. ergastolo ostativo che molte obiezioni solleva in Italia nel constante dissidio fra il miglior perseguimento dell'efficacia preventiva di nuovi reati e il rispetto del principio di rieducazione del reo.