Prendendo le mosse dall’analisi dell’architettura istituzionale della prima Scuola di Scienze corporative fra quelle create dal regime fascista, istituita all’Università di Pisa nel 1928 grazie all’iniziativa di Giuseppe Bottai, Giovanni Gentile e Armando Carlini, il contributo prende in esame la complessiva proposta scientifica dell’istituzione pisana, soprattutto sul versante delle discipline economiche ivi insegnate. Oltre alla formazione del personale che avrebbe dovuto operare nelle strutture corporative, la Scuola dette un rilevante contributo all’elaborazione di una “scienza del corporativismo” attraverso un’ampia riflessione intorno al superamento dello Stato liberale e dell’economia di mercato, mentre sul versante politico-istituzionale contribuì al dibattito che si aprì dopo la crisi del 1929 per una radicale rivisitazione delle modalità di intervento nell’economia. Almeno fino al 1935, l’attenzione dei docenti chiamati a ricoprire le cattedre di discipline economiche fu diretta a dare vita a una scienza economica fondata su principi nuovi, che superassero definitivamente i postulati dell’economia “pura”. Al di là dei risultati (indubbiamente assai distanti dalle aspettative iniziali), si deve registrare un impegno assai pronunciato e articolato che si esplicitò, oltre che nelle attività didattiche, nel lavoro scientifico dell’Osservatorio economico – annesso alla Scuola –, nelle collane editoriali edite da Sansoni e nella rivista “Archivio di Studi corporativi”. Nella seconda metà degli anni Trenta, in seguito al passaggio della direzione da Bottai a Widar Cesarini Sforza, si aprì una lunga fase di crisi e, poi, di decadenza, puntualmente registrata dalla vistosa contrazione degli iscritti. Contestualmente, si ridusse l’attenzione per le teorie corporative, salvo una effimera ripresa nei primi anni Quaranta.
La Scuola di Scienze corporative di Pisa: profili istituzionali e percorsi formativi
Cini Marco
2022-01-01
Abstract
Prendendo le mosse dall’analisi dell’architettura istituzionale della prima Scuola di Scienze corporative fra quelle create dal regime fascista, istituita all’Università di Pisa nel 1928 grazie all’iniziativa di Giuseppe Bottai, Giovanni Gentile e Armando Carlini, il contributo prende in esame la complessiva proposta scientifica dell’istituzione pisana, soprattutto sul versante delle discipline economiche ivi insegnate. Oltre alla formazione del personale che avrebbe dovuto operare nelle strutture corporative, la Scuola dette un rilevante contributo all’elaborazione di una “scienza del corporativismo” attraverso un’ampia riflessione intorno al superamento dello Stato liberale e dell’economia di mercato, mentre sul versante politico-istituzionale contribuì al dibattito che si aprì dopo la crisi del 1929 per una radicale rivisitazione delle modalità di intervento nell’economia. Almeno fino al 1935, l’attenzione dei docenti chiamati a ricoprire le cattedre di discipline economiche fu diretta a dare vita a una scienza economica fondata su principi nuovi, che superassero definitivamente i postulati dell’economia “pura”. Al di là dei risultati (indubbiamente assai distanti dalle aspettative iniziali), si deve registrare un impegno assai pronunciato e articolato che si esplicitò, oltre che nelle attività didattiche, nel lavoro scientifico dell’Osservatorio economico – annesso alla Scuola –, nelle collane editoriali edite da Sansoni e nella rivista “Archivio di Studi corporativi”. Nella seconda metà degli anni Trenta, in seguito al passaggio della direzione da Bottai a Widar Cesarini Sforza, si aprì una lunga fase di crisi e, poi, di decadenza, puntualmente registrata dalla vistosa contrazione degli iscritti. Contestualmente, si ridusse l’attenzione per le teorie corporative, salvo una effimera ripresa nei primi anni Quaranta.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.