L’enigma e l’oriente. Elsa Morante e Schopenhauer

Schopenhauer is a constant presence in Elsa Morante’s thought, whose crucial role becomes especially palpable in Morante’s later production – from Il mondo salvato dai ragazzini (1968) to Aracoeli (1982) –, marked by her new approach to Eastern philosophies. The essay starts from a marginal aspect of The World as Will and Representation (madness as an illness that affects memory) and then addresses some central themes of Schopenhauer’s thought: the dialectic between truth and representation, the couple voluntas-noluntas, the centrality of the body and the organs of sense, the problem of knowledge. Through these elements, not only it is possible to read and interpret many of the most enigmatic and significant aspects of the writer’s latest production, but it is also possible to better understand some features of Morante’s “creatural” realism.

Schopenhauer è un punto di riferimento del pensiero di Elsa Morante e la sua centralità emerge con forza nell’ultima fase della sua produzione – dal Mondo salvato dai ragazzini (1968) ad Aracoeli (1982) –, che coincide con l’avvicinamento della scrittrice alle filosofie orientali. Il saggio prende le mosse da un aspetto marginale del Mondo come volontà e rappresentazione (la follia come malattia della memoria) per poi affrontare alcuni temi centrali del pensiero schopenhaueriano: il rapporto tra verità e rappresentazione, il binomio voluntas-noluntas, la centralità del corpo e degli organi di senso, il problema della conoscenza. Si tratta di elementi che non solo rendono possibile leggere e interpretare molti degli aspetti più criptici e significativi dell’ultima produzione dell’autrice, ma che permettono di comprendere meglio quella cifra “creaturale” che la critica ha sempre riconosciuto come distintiva del realismo morantiano.