Il contributo si pone l’obiettivo di ricostruire in chiave comparativa l’evoluzione dei Fasci di combattimento nei tre centri toscani, individuando protagonisti e vicende che ne accompagnarono la più o meno rapida (e più o meno solida) affermazione nel corso del “biennio nero”. Se a Livorno il primo fascismo (ma anche il secondo) fu inguaribilmente diviso al suo interno, rissoso e bisognoso del sostegno e dell’intervento degli altri Fasci toscani (in primis quello di Firenze), subendo a più riprese il commissariamento, a Lucca e a Carrara i mutamenti che a partire dal 1920 interessarono un po’ tutti i Fasci si risolsero in una più o meno rapida “pacificazione” che aprì la strada ai ras Carlo Scorza (Lucca) e Renato Ricci (Carrara). Con l’arrivo di Scorza alla segreteria, il Fascio di Lucca fu oggetto di un rapido processo di disciplinamento che ridusse le voci di dissenso interno e, al tempo stesso, gettò le premesse per la sua espansione militare oltre i confini cittadini in nome di una radicale e intransigente concezione della lotta politica da attuarsi prevalentemente – se non esclusivamente – mediante il metodo dell’offensiva terroristica e della distruzione sistematica degli avversari. Seppur tardiva, la costituzione del Fascio a Carrara (maggio 1921) avvenne subito all’insegna della violenza, seguendo un copione ampiamente sperimentato in altre località. Grazie alla benevola attenzione dei “baroni del marmo” e alla capacità di Ricci di imporre la sua autorità sul compatto nucleo delle camicie nere carraresi, il Fascio locale attraversò rapidamente la “crisi” dei fatti di Sarzana (in cui Ricci era coinvolto) per imporre, anche in maniera clamorosa, la propria autorità (a gennaio e a maggio 1922 furono travolte amministrazione comunale e Camera del lavoro; a settembre le colonne fasciste convenute a Massa ottennero la liberazione di alcuni elementi detenuti per omicidio)

Il fascismo a Livorno, Lucca e Carrara

Fabrizio Amore Bianco
2022-01-01

Abstract

Il contributo si pone l’obiettivo di ricostruire in chiave comparativa l’evoluzione dei Fasci di combattimento nei tre centri toscani, individuando protagonisti e vicende che ne accompagnarono la più o meno rapida (e più o meno solida) affermazione nel corso del “biennio nero”. Se a Livorno il primo fascismo (ma anche il secondo) fu inguaribilmente diviso al suo interno, rissoso e bisognoso del sostegno e dell’intervento degli altri Fasci toscani (in primis quello di Firenze), subendo a più riprese il commissariamento, a Lucca e a Carrara i mutamenti che a partire dal 1920 interessarono un po’ tutti i Fasci si risolsero in una più o meno rapida “pacificazione” che aprì la strada ai ras Carlo Scorza (Lucca) e Renato Ricci (Carrara). Con l’arrivo di Scorza alla segreteria, il Fascio di Lucca fu oggetto di un rapido processo di disciplinamento che ridusse le voci di dissenso interno e, al tempo stesso, gettò le premesse per la sua espansione militare oltre i confini cittadini in nome di una radicale e intransigente concezione della lotta politica da attuarsi prevalentemente – se non esclusivamente – mediante il metodo dell’offensiva terroristica e della distruzione sistematica degli avversari. Seppur tardiva, la costituzione del Fascio a Carrara (maggio 1921) avvenne subito all’insegna della violenza, seguendo un copione ampiamente sperimentato in altre località. Grazie alla benevola attenzione dei “baroni del marmo” e alla capacità di Ricci di imporre la sua autorità sul compatto nucleo delle camicie nere carraresi, il Fascio locale attraversò rapidamente la “crisi” dei fatti di Sarzana (in cui Ricci era coinvolto) per imporre, anche in maniera clamorosa, la propria autorità (a gennaio e a maggio 1922 furono travolte amministrazione comunale e Camera del lavoro; a settembre le colonne fasciste convenute a Massa ottennero la liberazione di alcuni elementi detenuti per omicidio)
2022
AMORE BIANCO, Fabrizio
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