Il saggio esamina l’ultimo grande romanzo di Elsa Morante come una specie di riscrittura del Paradise Lost di Milton in chiave post-freudiana. Il protagonista, Manuel, ha conosciuto o creduto di vivere in una condizione paradisiaca di simbiosi con la madre, Aracoeli. Questa simbiosi è durata però poco e da quel paradiso Manuel è stato scacciato traumaticamente, diventando un infelice. Tanto più infelice perché impossibilitato a dimenticare quel ricordo-sogno che è stata la sua infanzia. Da allora in poi il protagonista cerca disperatamente, assurdamente di ripristinare quella condizione paradisiaca, tentando di riconnettersi immaginariamente al fantasma indimenticabile di una madre che nel frattempo è morta. L’impresa è destinata a fallire ma incredibilmente quel fallimento mette capo in extremis a una nuova e “miracolosa” speranza, questa volta mediata dalla figura del padre, una figura che era stata originariamente respinta e discreditata e che alla fine viene ritrovata e per così dire salvata. Grazie a questo ideale ricongiungimento Manuel potrà finalmente abiurare la sua fede distorta nel fantastico e perduto paradiso materno e immaginare un’accettazione della sua condizione di essere umano dolente ma riconciliato con il mondo. L’ipotesi del saggio è che dunque Aracoeli non sia tanto e soltanto il racconto di una lunga ossessione individuale, bensì il racconto struggente di una possibile liberazione dai fantasmi del passato che impedivano al protagonista di amare la vita “com’è”; di un possibile nuovo patto con una figura paterna recuperata attraverso la compassione. In definitiva il racconto della vicenda di Manuel è un po’ l’allegoria di una possibile riconquista non del paradiso ma del reale perduto, che ha una portata di carattere generale, e cioè che ci parla di un bisogno che dall’anno di pubblicazione del romanzo non ha fatto che crescere.
Fuga dal paradiso e abiura dell'innocenza. Una lettura di Aracoeli
brugnolo, stefano
2022-01-01
Abstract
Il saggio esamina l’ultimo grande romanzo di Elsa Morante come una specie di riscrittura del Paradise Lost di Milton in chiave post-freudiana. Il protagonista, Manuel, ha conosciuto o creduto di vivere in una condizione paradisiaca di simbiosi con la madre, Aracoeli. Questa simbiosi è durata però poco e da quel paradiso Manuel è stato scacciato traumaticamente, diventando un infelice. Tanto più infelice perché impossibilitato a dimenticare quel ricordo-sogno che è stata la sua infanzia. Da allora in poi il protagonista cerca disperatamente, assurdamente di ripristinare quella condizione paradisiaca, tentando di riconnettersi immaginariamente al fantasma indimenticabile di una madre che nel frattempo è morta. L’impresa è destinata a fallire ma incredibilmente quel fallimento mette capo in extremis a una nuova e “miracolosa” speranza, questa volta mediata dalla figura del padre, una figura che era stata originariamente respinta e discreditata e che alla fine viene ritrovata e per così dire salvata. Grazie a questo ideale ricongiungimento Manuel potrà finalmente abiurare la sua fede distorta nel fantastico e perduto paradiso materno e immaginare un’accettazione della sua condizione di essere umano dolente ma riconciliato con il mondo. L’ipotesi del saggio è che dunque Aracoeli non sia tanto e soltanto il racconto di una lunga ossessione individuale, bensì il racconto struggente di una possibile liberazione dai fantasmi del passato che impedivano al protagonista di amare la vita “com’è”; di un possibile nuovo patto con una figura paterna recuperata attraverso la compassione. In definitiva il racconto della vicenda di Manuel è un po’ l’allegoria di una possibile riconquista non del paradiso ma del reale perduto, che ha una portata di carattere generale, e cioè che ci parla di un bisogno che dall’anno di pubblicazione del romanzo non ha fatto che crescere.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.