Il concetto di «co-produzione», utilizzato per la prima volta da Elinor Ostrom per riferirsi al «processo attraverso il quale le risorse messe a disposizione da individui che non appartengono alla medesima organizzazione sono trasformate in beni e servizi» (1996, 1073), ha visto un interesse crescente da parte di studiosi afferenti a diverse discipline, i cui lavori evidenziano l’emergere di pratiche e prospettive plurime entro cui collocare il modello della co-produzione (Osborne e Strokosch 2013). Prospettive che possono collocarsi all’interno di una cornice manageriale, più vicina alla matrice originaria del concetto, nella quale si sottolinea le potenzialità della co-produzione in chiave di efficientamento del sistema, piuttosto che all’interno di processi di democratizzazione, per cui la co-produzione viene ad essere rappresentata come un elemento intrinseco, essenziale e inalienabile dell’erogazione di prestazioni da parte degli enti pubblici (Giarelli, Lombi e Cervia 2020). Una dicotomizzazione che la stessa Osborne propone di ricomporre all’interno di un paradigma unitario che vede nella co-produzione elementi di entrambi i modelli interpretativi sopra descritti evidenziando come questa duplicità rappresenti il volano per l’innovazione e il miglioramento di prodotti e servizi (Osborne e Strokosch 2013). Il paradigma, o per meglio dire i paradigmi, della coproduzione sono andati progressivamente permeando anche i processi di decision-making sanitario (Baim-Lance et al. 2019; Batalden et al. 2016; Loeffler et al. 2013) dove il coinvolgimento di cittadini-utenti/pazienti e loro familiari, insieme a quello di professionisti e fornitori, è risultato funzionale alla necessità dei sistemi sanitari di affrontare alcune sfide, tanto di carattere esogeno che endogeno, che hanno investito il mondo della salute e della medicina a partire dagli anni Settanta del secolo scorso (Giarelli 2003). Un processo di diffusione che, a partire dagli anni 2000 e in particolar modo dallo sviluppo del metodo Experience-Based Co-Design (EBCD; Bate e Robert 2006), ha seguito una dinamica di tipo esponenziale che ha permesso di evidenziarne alcuni limiti, legati tanto alle risorse necessarie che al processo stesso. In ragione di queste premesse il contributo propone i risultati di una scoping review orientata ad identificare e mappare le evidenze disponibili relativamente alle pratiche di co-produzione di servizi in ambito sanitario, per chiarire concetti chiave/definizioni presenti in letteratura, esaminare gli approcci metodologici attraverso cui sono condotti gli studi ed esplorare i risultati principali identificando le raccomandazioni in un dato campo (Grant, Booth 2009). Una ricognizione che, in ragione della pluralità di prospettive teoriche e metodologiche, nonché delle criticità evidenziate, si concentra in particolar modo su un’analisi combinata mirante ad offrire una ricostruzione di metodi e raccomandazioni all’interno di una mappa concettuale, che restituisca gli approcci e le definizioni dei concetti chiave (co-produzione, co-design, co-creation, etc.). Dopo aver illustrato il metodo adottato per l’estrazione e l’analisi, in riferimento ai database, alla stringa di ricerca, ai criteri di inclusione e alle modalità di analisi (template analysis con Nvivo vers.12), il contributo offre una contestualizzazione degli articoli ricompresi nella scoping (N=29) che permette di evidenziare uno scarto significativo tra teoria e pratiche. Se, in termini generali, le pratiche prese in considerazione dagli articoli di riferimento solo raramente rimandano ad un impianto teorico coerente, ricorrendo a concetti spesso non chiaramente definiti, la mappa degli outcome e delle raccomandazioni permette di evidenziare continuità e discontinuità, criticità e punti di forza, offrendo in questo modo un possibile superamento di alcuni limiti e soprattutto del rischio di un uso strumentale e riduttivo delle pratiche di co-produzione in ambito sanitario.

La co-produzione di servizi in sanità. Una scoping review

cervia silvia;
2023-01-01

Abstract

Il concetto di «co-produzione», utilizzato per la prima volta da Elinor Ostrom per riferirsi al «processo attraverso il quale le risorse messe a disposizione da individui che non appartengono alla medesima organizzazione sono trasformate in beni e servizi» (1996, 1073), ha visto un interesse crescente da parte di studiosi afferenti a diverse discipline, i cui lavori evidenziano l’emergere di pratiche e prospettive plurime entro cui collocare il modello della co-produzione (Osborne e Strokosch 2013). Prospettive che possono collocarsi all’interno di una cornice manageriale, più vicina alla matrice originaria del concetto, nella quale si sottolinea le potenzialità della co-produzione in chiave di efficientamento del sistema, piuttosto che all’interno di processi di democratizzazione, per cui la co-produzione viene ad essere rappresentata come un elemento intrinseco, essenziale e inalienabile dell’erogazione di prestazioni da parte degli enti pubblici (Giarelli, Lombi e Cervia 2020). Una dicotomizzazione che la stessa Osborne propone di ricomporre all’interno di un paradigma unitario che vede nella co-produzione elementi di entrambi i modelli interpretativi sopra descritti evidenziando come questa duplicità rappresenti il volano per l’innovazione e il miglioramento di prodotti e servizi (Osborne e Strokosch 2013). Il paradigma, o per meglio dire i paradigmi, della coproduzione sono andati progressivamente permeando anche i processi di decision-making sanitario (Baim-Lance et al. 2019; Batalden et al. 2016; Loeffler et al. 2013) dove il coinvolgimento di cittadini-utenti/pazienti e loro familiari, insieme a quello di professionisti e fornitori, è risultato funzionale alla necessità dei sistemi sanitari di affrontare alcune sfide, tanto di carattere esogeno che endogeno, che hanno investito il mondo della salute e della medicina a partire dagli anni Settanta del secolo scorso (Giarelli 2003). Un processo di diffusione che, a partire dagli anni 2000 e in particolar modo dallo sviluppo del metodo Experience-Based Co-Design (EBCD; Bate e Robert 2006), ha seguito una dinamica di tipo esponenziale che ha permesso di evidenziarne alcuni limiti, legati tanto alle risorse necessarie che al processo stesso. In ragione di queste premesse il contributo propone i risultati di una scoping review orientata ad identificare e mappare le evidenze disponibili relativamente alle pratiche di co-produzione di servizi in ambito sanitario, per chiarire concetti chiave/definizioni presenti in letteratura, esaminare gli approcci metodologici attraverso cui sono condotti gli studi ed esplorare i risultati principali identificando le raccomandazioni in un dato campo (Grant, Booth 2009). Una ricognizione che, in ragione della pluralità di prospettive teoriche e metodologiche, nonché delle criticità evidenziate, si concentra in particolar modo su un’analisi combinata mirante ad offrire una ricostruzione di metodi e raccomandazioni all’interno di una mappa concettuale, che restituisca gli approcci e le definizioni dei concetti chiave (co-produzione, co-design, co-creation, etc.). Dopo aver illustrato il metodo adottato per l’estrazione e l’analisi, in riferimento ai database, alla stringa di ricerca, ai criteri di inclusione e alle modalità di analisi (template analysis con Nvivo vers.12), il contributo offre una contestualizzazione degli articoli ricompresi nella scoping (N=29) che permette di evidenziare uno scarto significativo tra teoria e pratiche. Se, in termini generali, le pratiche prese in considerazione dagli articoli di riferimento solo raramente rimandano ad un impianto teorico coerente, ricorrendo a concetti spesso non chiaramente definiti, la mappa degli outcome e delle raccomandazioni permette di evidenziare continuità e discontinuità, criticità e punti di forza, offrendo in questo modo un possibile superamento di alcuni limiti e soprattutto del rischio di un uso strumentale e riduttivo delle pratiche di co-produzione in ambito sanitario.
2023
Cervia, Silvia; Lombi, Linda
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11568/1171306
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