Il complesso residenziale denominato “Villaggio Coppola”, realizzato negli anni ’60 lungo il litorale domizio, a nord di Napoli, ha rappresentato l’idea di un insediamento edilizio prospiciente sul mare e su una grande spiaggia, con alle spalle una pineta, tra le più estese d’Italia. L’idea di costruire un “villaggio” esclusivo per la borghesia napoletana e casertana, un’alternativa alla vita in città, si inseriva in un particolare contesto paesaggistico nel quale la natura risultava quasi incontaminata e con particolari segni distintivi. Dopo pochi anni l’alterazione del sito indotta da un abusivismo edilizio sfrenato, ha contraddetto di fatto lo spirito iniziale: circa 12.000 appartamenti, lungo il mare e nelle vicinanze della città di Castelvolturno, sono stati costruiti in violazione delle leggi urbanistiche ed edilizie e, dunque, con una palese complicità politica. Gli alberghi, i lidi, i parchi, le villette del Villaggio scivolarono verso la rovina. Le famose “torri” dei Coppola vennero successivamente abbattute in quanto ecomostri. La situazione di completa alterazione del contesto paesaggistico e naturale, a seguito del fenomeno dell’immigrazione dalle regioni africane – che sta raggiungendo livelli drammatici – ha aggravato il processo di degrado, sia edilizio-urbanistico che sociale, di tale complesso. Quello che rimane oggi è, dunque, una occasione perduta e l’emblema dell’incapacità di gestire e tutelare processi di trasformazione del nostro territorio. Il contributo approfondisce il tema, di scottante attualità, anche alla luce del recente Masterplan Litorale Domitio-Flegreo, per indagare le prospettive di un auspicabile processo di rigenerazione urbana e sociale.

"Villaggio Coppola" sul litorale domizio: un paradiso perduto tra degrado urbanistico e problemi sociali,

Aveta C;
2018-01-01

Abstract

Il complesso residenziale denominato “Villaggio Coppola”, realizzato negli anni ’60 lungo il litorale domizio, a nord di Napoli, ha rappresentato l’idea di un insediamento edilizio prospiciente sul mare e su una grande spiaggia, con alle spalle una pineta, tra le più estese d’Italia. L’idea di costruire un “villaggio” esclusivo per la borghesia napoletana e casertana, un’alternativa alla vita in città, si inseriva in un particolare contesto paesaggistico nel quale la natura risultava quasi incontaminata e con particolari segni distintivi. Dopo pochi anni l’alterazione del sito indotta da un abusivismo edilizio sfrenato, ha contraddetto di fatto lo spirito iniziale: circa 12.000 appartamenti, lungo il mare e nelle vicinanze della città di Castelvolturno, sono stati costruiti in violazione delle leggi urbanistiche ed edilizie e, dunque, con una palese complicità politica. Gli alberghi, i lidi, i parchi, le villette del Villaggio scivolarono verso la rovina. Le famose “torri” dei Coppola vennero successivamente abbattute in quanto ecomostri. La situazione di completa alterazione del contesto paesaggistico e naturale, a seguito del fenomeno dell’immigrazione dalle regioni africane – che sta raggiungendo livelli drammatici – ha aggravato il processo di degrado, sia edilizio-urbanistico che sociale, di tale complesso. Quello che rimane oggi è, dunque, una occasione perduta e l’emblema dell’incapacità di gestire e tutelare processi di trasformazione del nostro territorio. Il contributo approfondisce il tema, di scottante attualità, anche alla luce del recente Masterplan Litorale Domitio-Flegreo, per indagare le prospettive di un auspicabile processo di rigenerazione urbana e sociale.
2018
Aveta, C; Feola, G
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