L’esigenza di migliorare l’efficienza energetica del patrimonio storico è una tematica urgente ed attuale, imposta da una direttiva europea del 2002 e recepita in Italia da due distinti d.lgs. nel 2005 e nel 2006. L’obiettivo fissato in sede comunitaria, indifferenziato per tutti i paesi membri, è l’aumento netto del 20% del rendimento energetico degli edifici entro il 2020. Sia le norme europee che quelle nazionali sembrano privilegiare gli interventi di sostituzione edilizia puntuale, piuttosto che il restauro anche dal punto di vista energetico del patrimonio costruito esistente. Del resto, anche nell’ambito della disciplina del restauro c’è da registrare che nel recente passato si è spesso sottovalutato il comportamento passivo dell’edificio degli edifici storici, puntando quasi esclusivamente sull’impiantistica per compensare le variazioni climatiche. Oggi, la spinta fornita dai provvedimenti normativi ha accelerato, da un lato, lo sviluppo di prodotti ad alte prestazioni compatibili con le antiche fabbriche dall’altro, ha fatto si che l’architettura antica fosse meglio studiata anche dal punto di vista della difesa passiva contro il caldo ed il freddo, evidenziando come molti interventi correntemente eseguiti per le architetture antiche arrechino più danni che benefici. Il progetto di restauro, fondandosi su di una puntuale analisi delle caratteristiche dei materiali e delle tecniche costruttive impiegate per la realizzazione del manufatto storico del loro stato di degrado o dissesto ben si presta ad analizzare anche gli aspetti di risparmio energetico degli edifici, in modo tale da affrontarli in fase progettuale in uno con gli altri aspetti del progetto, evitando pericolosi settarismi. Partendo da tali considerazioni, il contributo che si intende presentare vuole delineare un possibile approccio metodologico teso a far rientrare gli aspetti di contenimento energetico nelle scelte più generali del progetto di restauro del costruito storico.
L'utilizzo di materiali sostenibili nel restauro del costruito storico
AVETA C;
2012-01-01
Abstract
L’esigenza di migliorare l’efficienza energetica del patrimonio storico è una tematica urgente ed attuale, imposta da una direttiva europea del 2002 e recepita in Italia da due distinti d.lgs. nel 2005 e nel 2006. L’obiettivo fissato in sede comunitaria, indifferenziato per tutti i paesi membri, è l’aumento netto del 20% del rendimento energetico degli edifici entro il 2020. Sia le norme europee che quelle nazionali sembrano privilegiare gli interventi di sostituzione edilizia puntuale, piuttosto che il restauro anche dal punto di vista energetico del patrimonio costruito esistente. Del resto, anche nell’ambito della disciplina del restauro c’è da registrare che nel recente passato si è spesso sottovalutato il comportamento passivo dell’edificio degli edifici storici, puntando quasi esclusivamente sull’impiantistica per compensare le variazioni climatiche. Oggi, la spinta fornita dai provvedimenti normativi ha accelerato, da un lato, lo sviluppo di prodotti ad alte prestazioni compatibili con le antiche fabbriche dall’altro, ha fatto si che l’architettura antica fosse meglio studiata anche dal punto di vista della difesa passiva contro il caldo ed il freddo, evidenziando come molti interventi correntemente eseguiti per le architetture antiche arrechino più danni che benefici. Il progetto di restauro, fondandosi su di una puntuale analisi delle caratteristiche dei materiali e delle tecniche costruttive impiegate per la realizzazione del manufatto storico del loro stato di degrado o dissesto ben si presta ad analizzare anche gli aspetti di risparmio energetico degli edifici, in modo tale da affrontarli in fase progettuale in uno con gli altri aspetti del progetto, evitando pericolosi settarismi. Partendo da tali considerazioni, il contributo che si intende presentare vuole delineare un possibile approccio metodologico teso a far rientrare gli aspetti di contenimento energetico nelle scelte più generali del progetto di restauro del costruito storico.File | Dimensione | Formato | |
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