Ruskin, come è noto, viaggiò molto sia in Inghilterra sia nel resto d’Europa ed acquisì, per mezzo di questi viaggi, un profondo amore per la natura ed una grande sensibilità per ogni forma di bellezza dai minerali alle grandi vette delle Alpi. Ruskin visitò Verona quindici volte tra il 1835 e il 1888, arrivando a definirla "il mio posto più caro in Italia". Più ancora di Venezia, Verona gli sembrava incarnare ‘il destino e la bellezza’ del nostro Paese: per i suoi monumenti romanici e gotici, ma anche per il colore delle sue pietre. Scrive delle Arche scaligere e soprattutto le dipinge; adora anche Ponte Pietra, la basilica di Sant'Anastasia, a due passi dall'hotel Due Torri dove soggiorna, i grifoni del Duomo, Giardino Giusti, le cromie azzurre del lago di Garda, le colline della Valpolicella e le cave di marmo, i paesaggi di montagna. La conferenza tenuta alla Royal Institution nel 1870 – documento poco conosciuto – rappresenta un significativo apporto dello scrittore inglese – pilastro della Conservazione, anticipatore di concetti ancora oggi attuali – alla conoscenza della storia della città di Verona ed, in particolare, della storia degli Scaligeri. Illustra una serie di disegni di Verona raffiguranti l’architettura longobarda, gotica e rinascimentale e si sofferma sul rapporto tra la città ed i suoi fiumi, trattenendosi sui problemi inerenti l’irrigazione e le inondazioni. Il contributo intende analizzare con particolare attenzione i contenuti di tale conferenza, ed evidenziare il livello di accuratezza con la quale Ruskin si documentava sui luoghi che visitava e sulle loro vicende storiche contribuendo a fornire elementi rilevanti della critica europea sull’età scaligera nella città veneta.

La Verona di John Ruskin: ‘il posto più caro in Italia'

Aveta C
2019-01-01

Abstract

Ruskin, come è noto, viaggiò molto sia in Inghilterra sia nel resto d’Europa ed acquisì, per mezzo di questi viaggi, un profondo amore per la natura ed una grande sensibilità per ogni forma di bellezza dai minerali alle grandi vette delle Alpi. Ruskin visitò Verona quindici volte tra il 1835 e il 1888, arrivando a definirla "il mio posto più caro in Italia". Più ancora di Venezia, Verona gli sembrava incarnare ‘il destino e la bellezza’ del nostro Paese: per i suoi monumenti romanici e gotici, ma anche per il colore delle sue pietre. Scrive delle Arche scaligere e soprattutto le dipinge; adora anche Ponte Pietra, la basilica di Sant'Anastasia, a due passi dall'hotel Due Torri dove soggiorna, i grifoni del Duomo, Giardino Giusti, le cromie azzurre del lago di Garda, le colline della Valpolicella e le cave di marmo, i paesaggi di montagna. La conferenza tenuta alla Royal Institution nel 1870 – documento poco conosciuto – rappresenta un significativo apporto dello scrittore inglese – pilastro della Conservazione, anticipatore di concetti ancora oggi attuali – alla conoscenza della storia della città di Verona ed, in particolare, della storia degli Scaligeri. Illustra una serie di disegni di Verona raffiguranti l’architettura longobarda, gotica e rinascimentale e si sofferma sul rapporto tra la città ed i suoi fiumi, trattenendosi sui problemi inerenti l’irrigazione e le inondazioni. Il contributo intende analizzare con particolare attenzione i contenuti di tale conferenza, ed evidenziare il livello di accuratezza con la quale Ruskin si documentava sui luoghi che visitava e sulle loro vicende storiche contribuendo a fornire elementi rilevanti della critica europea sull’età scaligera nella città veneta.
2019
Aveta, C
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