Attardati, epigoni, “liquidatori”: passaggi di testi fra Cino da Pistoia, Dino Frescobaldi e Sennuccio del Bene

This paper deals with some so called 'minor' poets, who have suffered the comparison, on the one hand with Dante and Cavalcanti, and on the other with Petrarch. As a result, they have labelled as imitators of the stil nuovo (Cino da Pistoia, Dino Frescobaldi) or even as forerunners of the new Petrarchan manner (Cino again, and Sennuccio del Bene). Abiding by what the most advanced scholarship is now reconsidering, I test Cino's work in order to show instead that it belongs to a stili flourishing Stil Nuovo. This thesis is supported by Dino's and Sennuccio's poetical work, where we can detect precise references not only to Dante and Cavalcanti but also to Cino. Then, I come to discuss some poems of Dino's and Sennuccio's, in which there are references to a group of poems which is relatively uniform, for both the theme and the time of composition, namely Cino's poems written during his exile and those he exchanged with Dante. The distinctive feature of these poems, whose style and ideas sometimes divert from the classic stil nuovo, allows a more easy detection of the allusions in later poems; moreover, their quite defined chronology, as well as their theme, which interweaves with the Authors' biographies, allows assumptions also about the date and circumstances of the poems that make references to them. In particular, I demonstrate that in the case of Dino's canzone Voi che piangete nello stato amaro, the likely addressee was Cino, to whom Dino seems to speak as if he were still in exile. Voi che piangete shows sure allusions to the Inferno, so if it was really sent to a still exiled Cino, we would be entitled to see, after Boccaccio's testimony, a precise role by the side of Dino in the recovery of the first seven canti of the Commedia.

Questo saggio si propone di considerare alcune figure di poeti 'minori' che, patendo il confronto con personalità poetiche del calibro di Dante e Cavalcanti, da una parte, e di Petrarca, dall'altra, sono rimasti imprigionati nella definizione di epigoni dello stil nuovo (Cino da Pistoia, Dino Frescobaldi), se non, viceversa, di precursori della nuova maniera petrarchesca (lo stesso Cino, oltre a Sennuccio del Bene). Lo scopo del presente studio, secondo una rivalutazione già in atto nella critica più lucida, è perciò quello di verificare che l'opera di Cino appartenga a uno 'stilnovismo' ancora nel pieno del suo sviluppo, com'è dimostrato p. es. dal fatto che Dino e Sennuccio accolgano, insieme agli spunti cavalcantiani e danteschi, anche trovate originali di Cino. Si passa, poi, all'analisi di alcuni componimenti frescobaldiani e sennucciani, alla ricerca di luoghi ripresi da un gruppo di testi abbastanza omogeneo per tema e datazione: le rime ciniane d'esilio e di corrispondenza con Dante. La peculiarità di questi testi, che non ripetono i più ovvi svolgimenti stilnovistici, permette di individuarne più facilmente le riprese, mentre la loro composizione in un lasso di tempo abbastanza circoscrivibile e in cui l'ispirazione poetica s'intreccia con le contingenze biografiche degli Autori, autorizza a fare delle ipotesi sulla datazione e le circostanze compositive anche dei componimenti che attuano la ripresa. In particolare, si dimostra che la canzone diniana Voi che piangete nello stato amaro ha come probabile destinatario Cino, al quale si rivolge in termini che lo farebbero credere ancora in esilio. Poiché Voi che piangete presenta delle sicure riprese dall'Inferno, il suo invio a un Cino ancora esule darebbe ulteriore legittimazione alla testimonianza boccacciana che coinvolge Dino nel ritrovamento sette canti della Commedia