Le Osservazioni sul folclore del Quaderno 27 sono centrate su una tensione che ha a lungo affaticato e diviso i commentatori: quella fra un’idea di folklore come agglomerato indigesto di sopravvivenze della cultura dominante, da estirpare nell’ottica della emancipazione delle classi popolari, e dall’altro lato l’apprezzamento del folklore come fattore “progressivo” che a quella emancipazione può contribuire. La tensione o contraddizione, in realtà, sta più nello sguardo degli interpreti degli anni ’50-70 che nel testo gramsciano. Per comprenderlo, occorre estendere l’analisi dei termini «folclore» e «cultura popolare» in altre parti dei Quaderni, dove entra in relazione con i concetti di «nazionale» e di «senso comune», ovviamente con quelli di subalternità ed egemonia, con i rapporti Stato-società civile, con le analisi della produzione culturale (in specie letteraria). Così come occorre considerare passi importanti delle Lettere dal carcere e degli scritti precarcerari (come quelli raccolti tematicamente da Mimmo Boninelli), dedicati all’analisi di specifici tratti folklorici in contesti di vita reale. Alla fine di questo percorso di analisi testuale, l'articolo discute: a) le incomprensioni che hanno caratterizzato i “dibattiti sul folklore” dagli anni ’50 in poi, con una tendenza ad essenzializzare la “cultura popolare” che è lontanissima da Gramsci; b) le possibili implicazioni della visione gramsciana per un’analisi del populismo culturale contemporaneo.
Popolo e folclore. Gramsci e le sorti della demologia in Italia
Fabio Dei
2023-01-01
Abstract
Le Osservazioni sul folclore del Quaderno 27 sono centrate su una tensione che ha a lungo affaticato e diviso i commentatori: quella fra un’idea di folklore come agglomerato indigesto di sopravvivenze della cultura dominante, da estirpare nell’ottica della emancipazione delle classi popolari, e dall’altro lato l’apprezzamento del folklore come fattore “progressivo” che a quella emancipazione può contribuire. La tensione o contraddizione, in realtà, sta più nello sguardo degli interpreti degli anni ’50-70 che nel testo gramsciano. Per comprenderlo, occorre estendere l’analisi dei termini «folclore» e «cultura popolare» in altre parti dei Quaderni, dove entra in relazione con i concetti di «nazionale» e di «senso comune», ovviamente con quelli di subalternità ed egemonia, con i rapporti Stato-società civile, con le analisi della produzione culturale (in specie letteraria). Così come occorre considerare passi importanti delle Lettere dal carcere e degli scritti precarcerari (come quelli raccolti tematicamente da Mimmo Boninelli), dedicati all’analisi di specifici tratti folklorici in contesti di vita reale. Alla fine di questo percorso di analisi testuale, l'articolo discute: a) le incomprensioni che hanno caratterizzato i “dibattiti sul folklore” dagli anni ’50 in poi, con una tendenza ad essenzializzare la “cultura popolare” che è lontanissima da Gramsci; b) le possibili implicazioni della visione gramsciana per un’analisi del populismo culturale contemporaneo.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.