Le riviste italiane nel settore M-DEA/01 o11/A5 sono moltissime. Oltre 20 ne classifica l’ANVUR solo nella classe A (contandone anche alcune multidisciplinari);ma ne esistono anche altre che non sono (o non sono ancora) incluse in questo elenco,per scelta o per mancanza di alcuni requisiti oggettivi ma non certo per minore qualità e vivacità. Il costante incremento quantitativo degli ultimi anni è dovuto da un lato al progressivo ampliamento della comunità antropologica (come effetto di una trentina, ormai, di cicli di dottorato di ricerca e di vent’anni di corsi di laurea magistrale, anche se solo una parte minima degli studiosi così formati è stata assorbita dall’università); dall’altro lato, alle opportunità offerte dai formati digitali e dalla rete. La ricchezza del panorama dei periodici è certamente un segno di vivacità intellettuale. Non mancano tuttavia problemi, tensioni e difficoltà, che scaturiscono proprio da quelle nuove forme di produzione, trasmissione e diffusione della conoscenza che negli ultimi venti anni hanno trasformato radicalmente il volto dell’università – in Italia forse più che altrove. Organizzerò le mie osservazioniarticolandole nei seguenti punti: - si scrive troppo e si legge poco; - le valutazioni ANVUR e la natura della produzione scientifica; - l’accessibilità delle riviste, gli editori e la rete; - il sistema della peer review; - La lingua: italiano o inglese?
Le riviste di antropologia culturale in Italia: problemi e prospettive
Fabio Dei
2023-01-01
Abstract
Le riviste italiane nel settore M-DEA/01 o11/A5 sono moltissime. Oltre 20 ne classifica l’ANVUR solo nella classe A (contandone anche alcune multidisciplinari);ma ne esistono anche altre che non sono (o non sono ancora) incluse in questo elenco,per scelta o per mancanza di alcuni requisiti oggettivi ma non certo per minore qualità e vivacità. Il costante incremento quantitativo degli ultimi anni è dovuto da un lato al progressivo ampliamento della comunità antropologica (come effetto di una trentina, ormai, di cicli di dottorato di ricerca e di vent’anni di corsi di laurea magistrale, anche se solo una parte minima degli studiosi così formati è stata assorbita dall’università); dall’altro lato, alle opportunità offerte dai formati digitali e dalla rete. La ricchezza del panorama dei periodici è certamente un segno di vivacità intellettuale. Non mancano tuttavia problemi, tensioni e difficoltà, che scaturiscono proprio da quelle nuove forme di produzione, trasmissione e diffusione della conoscenza che negli ultimi venti anni hanno trasformato radicalmente il volto dell’università – in Italia forse più che altrove. Organizzerò le mie osservazioniarticolandole nei seguenti punti: - si scrive troppo e si legge poco; - le valutazioni ANVUR e la natura della produzione scientifica; - l’accessibilità delle riviste, gli editori e la rete; - il sistema della peer review; - La lingua: italiano o inglese?File | Dimensione | Formato | |
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