Sono qui ricostruite per sommi capi le relazioni italo-elleniche fra il primo dopoguerra e l’avvio della campagna di Grecia nell’ottobre del 1940. Furono il Dodecaneso e l’Albania i principali elementi d’attrito fra Atene e Roma, con sacrificio delle aspirazioni greche. In tale contesto è collocabile pure l’occupazione italiana di Corfù nell’agosto-settembre del 1923, primo atto di forza della politica estera mussoliniana. Nel 1928 i due Paesi raggiunsero un’intesa, che nei progetti del duce avrebbe dovuto integrare la Grecia in un più generale sistema danubiano-balcanico, accomunante vincitori e vinti, Turchia inclusa, a guida italiana. Finì invece per materializzarsi nel 1934 un’Intesa balcanica fra Grecia, Jugoslavia, Romania e Turchia, garante delle frontiere in essere, ancorché aperta all’adesione di Albania e Bulgaria. Le relazioni fra Roma e Atene si fecero poi assai tese nella seconda metà degli anni Trenta, da un lato non potendo discostarsi la Grecia dalla linea britannica in occasione delle guerre d’Etiopia e di Spagna, dall’altro occupando l’Italia l’Albania nell’aprile 1939. Contribuì assai al deteriorarsi dei rapporti l’avvicendamento a Rodi, nel dicembre 1936, fra il governatore Mario Lago e il gerarca Cesare Maria De Vecchi, artefice di un ferreo giro di vite nel regime interno del Dodecaneso. Nonostante gli sforzi del dittatore greco Metaxàs e del nostro rappresentante diplomatico Emanuele Grazzi, entrambi convinti che pacifiche relazioni convenissero ad entrambi i Paesi, Mussolini optò alfine per l’attacco alla Grecia nella fallace convinzione di poter acquisire un facile trofeo e rimettere i conti in pari con Hitler nei Balcani.
Dodecaneso e non solo. Atene e Roma fra le due guerre mondiali
NELLO P.
2023-01-01
Abstract
Sono qui ricostruite per sommi capi le relazioni italo-elleniche fra il primo dopoguerra e l’avvio della campagna di Grecia nell’ottobre del 1940. Furono il Dodecaneso e l’Albania i principali elementi d’attrito fra Atene e Roma, con sacrificio delle aspirazioni greche. In tale contesto è collocabile pure l’occupazione italiana di Corfù nell’agosto-settembre del 1923, primo atto di forza della politica estera mussoliniana. Nel 1928 i due Paesi raggiunsero un’intesa, che nei progetti del duce avrebbe dovuto integrare la Grecia in un più generale sistema danubiano-balcanico, accomunante vincitori e vinti, Turchia inclusa, a guida italiana. Finì invece per materializzarsi nel 1934 un’Intesa balcanica fra Grecia, Jugoslavia, Romania e Turchia, garante delle frontiere in essere, ancorché aperta all’adesione di Albania e Bulgaria. Le relazioni fra Roma e Atene si fecero poi assai tese nella seconda metà degli anni Trenta, da un lato non potendo discostarsi la Grecia dalla linea britannica in occasione delle guerre d’Etiopia e di Spagna, dall’altro occupando l’Italia l’Albania nell’aprile 1939. Contribuì assai al deteriorarsi dei rapporti l’avvicendamento a Rodi, nel dicembre 1936, fra il governatore Mario Lago e il gerarca Cesare Maria De Vecchi, artefice di un ferreo giro di vite nel regime interno del Dodecaneso. Nonostante gli sforzi del dittatore greco Metaxàs e del nostro rappresentante diplomatico Emanuele Grazzi, entrambi convinti che pacifiche relazioni convenissero ad entrambi i Paesi, Mussolini optò alfine per l’attacco alla Grecia nella fallace convinzione di poter acquisire un facile trofeo e rimettere i conti in pari con Hitler nei Balcani.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.