La produzione di vino bianco in provincia di Pisa, e più precisamente in una zona compresa tra Zambra e Cenaia ha origini antichissime che possono essere fatte risalire intorno al III-IV secolo d.C., ma soltanto dal 1965, quando i produttori si riunirono in un Consorzio a tutela del vino bianco prodotto in questa provincia, è stato conosciuto con questo nome. L’orgine di questa denominazione vengono fatte risalire a Turpis o Torpé, nome di un centurione romano decapitato a Pisa nel 68 dopo Cristo, divenuto copatrono della città di Pisa, unitamente a San Ranieri. Un’altra fonte accreditata è costituita dalla presenza negli Annali Camaldolesi della “Curtis San Turpis” in Sambla, situata in una località tra Zambra e Cenaia, che fu oggetto di donazione nell’anno 780 a favore dell’Abbazia di San Savino. La viticoltura in provincia di Pisa costituiva una risorsa agricola molto importante anche nel XVIII secolo, come risulta dagli atti “L’agricoltura e la popolazione in Toscana all’inizio dell’800”, nel territorio denominato “Collina interna” riferibile all’area su cui insiste la DOC in questione, la superficie a “Seminativo vitato” era di 20.000 ettari ed il “Seminativo vitato olivato” ammontava a circa 14.400 ettari. Il testo riferisce anche interessanti particolari a proposito di Orciano: “…è da notare che frequentemente la vite non era coltivata nei seminativi, ma isolata in vigne basse”... “Sulle colline a margine della valle dell’Arno e dei suoi affluenti le viti erano sostenute da pali di castagno, ed allevate sia in coltura promiscua sia nei seminativi, sia in qualche vigna di limitata estensione” (Catasto toscano). Aggiungeva inoltre: …”In qualche comunità si lamentava di piantare le viti troppo fitte e di potarle troppo alte..." . Ancora per quanto concerne le nove comunità della valle dell'Arno inferiore si legge: " In collina si trovano per lo più seminativi arborati, con tratti di vigne ed uliveti a coltura specializzata". A questo proposito il Mariti scrive " Le viti erano allevate a vigna nei pendii esposti a Sud o a Est per la produzione soprattutto di vini di lusso". Anche il Mondini (1906), illustre studioso di viticoltura, riportando le esperienze condotte in Italia con i vitigni stranieri sottolinea i risultati positivi maturati con questi vitigni nelle Colline Pisane. Dopo la ricostruzione post-fillosserica che avvenne nel corso del primo ventennio del secolo, la viticoltura della provincia di Pisa aveva un’importanza socio-economica assai rilevante, basti pensare che nel 1920 (Annuario nazionale dell’Agricoltura) occupava 81.800 ettari dei quali 77.900 in coltura promiscua e 3.900 in coltura specializzata. I vitigni ad uva bianca a quel tempo più diffusi erano il “Trebbiano fiorentino”, la “Malvagia”, la “Verdea” ed alcune uve da tavola. La zona di produzione del Bianco Pisano di San Torpé, delimitata nel 1973, ha ottenuto il riconoscimento della DOC nel 1980 ed interessa integralmente 8 comuni più 10 solo parzialmente. Il territorio è caratterizzato da giacitura e situazioni ecopedologiche alquanto variabili, infatti, zone collinari si alternano a pianure che si trovano in prossimità dei fiumi Arno, Era, Egola ed Elsa. Il territorio maggiormente interessato dalla viticoltura è quello collinare, costituito in prevalenza da sabbie plioceniche nelle quali sono presenti anche sabbie e conglomerati del quaternario (quaternario ciottoloso), argille plioceniche piacenziane e argille scagliose con alberesi e ofioliti. I terreni di pianura, di tipo alluvionale, hanno principalmente una matrice limoso argillosa. Sono presenti, anche se in una zona ristretta, terreni su conglomerati del Miocene e piccoli tratti di calcari e di arenaria macigno.

Bianco Pisano di San Torpè

SCALABRELLI, GIANCARLO
2008-01-01

Abstract

La produzione di vino bianco in provincia di Pisa, e più precisamente in una zona compresa tra Zambra e Cenaia ha origini antichissime che possono essere fatte risalire intorno al III-IV secolo d.C., ma soltanto dal 1965, quando i produttori si riunirono in un Consorzio a tutela del vino bianco prodotto in questa provincia, è stato conosciuto con questo nome. L’orgine di questa denominazione vengono fatte risalire a Turpis o Torpé, nome di un centurione romano decapitato a Pisa nel 68 dopo Cristo, divenuto copatrono della città di Pisa, unitamente a San Ranieri. Un’altra fonte accreditata è costituita dalla presenza negli Annali Camaldolesi della “Curtis San Turpis” in Sambla, situata in una località tra Zambra e Cenaia, che fu oggetto di donazione nell’anno 780 a favore dell’Abbazia di San Savino. La viticoltura in provincia di Pisa costituiva una risorsa agricola molto importante anche nel XVIII secolo, come risulta dagli atti “L’agricoltura e la popolazione in Toscana all’inizio dell’800”, nel territorio denominato “Collina interna” riferibile all’area su cui insiste la DOC in questione, la superficie a “Seminativo vitato” era di 20.000 ettari ed il “Seminativo vitato olivato” ammontava a circa 14.400 ettari. Il testo riferisce anche interessanti particolari a proposito di Orciano: “…è da notare che frequentemente la vite non era coltivata nei seminativi, ma isolata in vigne basse”... “Sulle colline a margine della valle dell’Arno e dei suoi affluenti le viti erano sostenute da pali di castagno, ed allevate sia in coltura promiscua sia nei seminativi, sia in qualche vigna di limitata estensione” (Catasto toscano). Aggiungeva inoltre: …”In qualche comunità si lamentava di piantare le viti troppo fitte e di potarle troppo alte..." . Ancora per quanto concerne le nove comunità della valle dell'Arno inferiore si legge: " In collina si trovano per lo più seminativi arborati, con tratti di vigne ed uliveti a coltura specializzata". A questo proposito il Mariti scrive " Le viti erano allevate a vigna nei pendii esposti a Sud o a Est per la produzione soprattutto di vini di lusso". Anche il Mondini (1906), illustre studioso di viticoltura, riportando le esperienze condotte in Italia con i vitigni stranieri sottolinea i risultati positivi maturati con questi vitigni nelle Colline Pisane. Dopo la ricostruzione post-fillosserica che avvenne nel corso del primo ventennio del secolo, la viticoltura della provincia di Pisa aveva un’importanza socio-economica assai rilevante, basti pensare che nel 1920 (Annuario nazionale dell’Agricoltura) occupava 81.800 ettari dei quali 77.900 in coltura promiscua e 3.900 in coltura specializzata. I vitigni ad uva bianca a quel tempo più diffusi erano il “Trebbiano fiorentino”, la “Malvagia”, la “Verdea” ed alcune uve da tavola. La zona di produzione del Bianco Pisano di San Torpé, delimitata nel 1973, ha ottenuto il riconoscimento della DOC nel 1980 ed interessa integralmente 8 comuni più 10 solo parzialmente. Il territorio è caratterizzato da giacitura e situazioni ecopedologiche alquanto variabili, infatti, zone collinari si alternano a pianure che si trovano in prossimità dei fiumi Arno, Era, Egola ed Elsa. Il territorio maggiormente interessato dalla viticoltura è quello collinare, costituito in prevalenza da sabbie plioceniche nelle quali sono presenti anche sabbie e conglomerati del quaternario (quaternario ciottoloso), argille plioceniche piacenziane e argille scagliose con alberesi e ofioliti. I terreni di pianura, di tipo alluvionale, hanno principalmente una matrice limoso argillosa. Sono presenti, anche se in una zona ristretta, terreni su conglomerati del Miocene e piccoli tratti di calcari e di arenaria macigno.
2008
Scalabrelli, Giancarlo
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11568/120683
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