Il contributo si propone di approfondire, cogliendo l’occasione di una recente pronuncia della Corte di cassazione, il reato di abusiva occupazione di spazio demaniale marittimo, previsto dal combinato disposto degli articoli 1161 e 54 del r.d. 30 marzo 1942 n. 327 (“codice della navigazione”). A questo scopo, in esso si effettua una completa disamina del contesto in cui l’illecito penale si inserisce. Alla ricostruzione della nozione demanio marittimo, corredata da una minuziosa elencazione dei beni che la compongono, si affianca l’analisi delle modalità mediante le quali quei beni acquistano e perdono lo status descritto nell’art. 823 del codice civile nonché l’esame di quegli strumenti che ne permettono l’affidamento in uso esclusivo a terzi. Successivamente, l’asse della ricerca si sposta sulla fattispecie di reato, attraverso l’analisi dei suoi elementi strutturali e funzionali, alla luce della più recente dottrina e giurisprudenza. L’incertezza della dottrina su un tema decisivo come quello della tassatività dei beni demaniali e la scelta del legislatore di operare un distinguo tra la modalità di inclusione e di esclusione dal demanio marittimo (ex lege, la prima, per provvedimento, la seconda), pone interrogativi non comuni in termini di certezza del diritto e di prevedibilità della sanzione. A questi interrogativi la dottrina ha l’oneroso dovere di fornire una risposta, in virtù del compito ad essa assegnato dall’ordinamento e in considerazione dell’importante funzione ricoperta dai beni in questione nella cornice del patrimonio dello Stato.

Delimitazione di un'area e abusiva occupazione del demanio marittimo nella giurisprudenza di legittimità

Fratto Rosi Grippaudo E
2021-01-01

Abstract

Il contributo si propone di approfondire, cogliendo l’occasione di una recente pronuncia della Corte di cassazione, il reato di abusiva occupazione di spazio demaniale marittimo, previsto dal combinato disposto degli articoli 1161 e 54 del r.d. 30 marzo 1942 n. 327 (“codice della navigazione”). A questo scopo, in esso si effettua una completa disamina del contesto in cui l’illecito penale si inserisce. Alla ricostruzione della nozione demanio marittimo, corredata da una minuziosa elencazione dei beni che la compongono, si affianca l’analisi delle modalità mediante le quali quei beni acquistano e perdono lo status descritto nell’art. 823 del codice civile nonché l’esame di quegli strumenti che ne permettono l’affidamento in uso esclusivo a terzi. Successivamente, l’asse della ricerca si sposta sulla fattispecie di reato, attraverso l’analisi dei suoi elementi strutturali e funzionali, alla luce della più recente dottrina e giurisprudenza. L’incertezza della dottrina su un tema decisivo come quello della tassatività dei beni demaniali e la scelta del legislatore di operare un distinguo tra la modalità di inclusione e di esclusione dal demanio marittimo (ex lege, la prima, per provvedimento, la seconda), pone interrogativi non comuni in termini di certezza del diritto e di prevedibilità della sanzione. A questi interrogativi la dottrina ha l’oneroso dovere di fornire una risposta, in virtù del compito ad essa assegnato dall’ordinamento e in considerazione dell’importante funzione ricoperta dai beni in questione nella cornice del patrimonio dello Stato.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11568/1209397
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