L’intervento di un deus ex machina imprime la svolta definitiva all’azione rappresentata nel Filottete sofocleo: Eracle, apparendo all’improvviso sulla scena, ferma Neottolemo e Filottete, che sono sul punto di imbarcarsi per tornare in patria, e li esorta a recarsi invece a Troia, dove il loro aiuto è indispensabile per la vittoria dei Greci. Dopo un appello iniziale in anapesti (1409–17), il dio, in trimetri giambici, propone un parallelo tra le proprie vicende e quelle di Filottete (come dalle sue fatiche Eracle ha tratto l’immortalità, ugualmente Filottete, dopo tante sofferenze, otterrà una vita gloriosa, vv. 1418–221), per poi illustrare le imprese che Filottete compirà a Troia (1423–28): ἐλθὼν δὲ σὺν τῷδ’ ἀνδρὶ πρὸς τὸ Τρωικὸν πόλισμα πρῶτον μὲν νόσου παύσῃ λυγρᾶς, ἀρετῇ τε πρῶτος ἐκκριθεὶς στρατεύματος, Πάριν μέν, ὃς τῶνδ’ αἴτιος κακῶν ἔϕυ, τόξοισι τοῖς ἐμοῖσι νοσϕιεῖς ßίου, πέρσεις τε Τροίαν… Giunto insieme a costui [= Neottolemo] alla rocca troiana, innanzi tutto guarirai dalla tua penosa malattia, poi, prescelto corne il primo dell’esercito per valore guerriero, con le mie frecce priverai della vita Paride, che è colpevole delle presenti sventure, e distruggerai Troia. La questione di cui oggi discuto è stata presentata, in una forma diversa e all’interno di un lavoro più ampio incentrato sut Filottete di Accio, durante un Seminario di filologia e letteratura latina organizzato dall’Accademia fiorentina di papirologia e di studi sul mondo antico (Firenze, 13 marzo 2001). Vorrei ringraziare quanti allora vollero comunicarmi suggcrimenti o critiche, tutti particolarmente interessanti e pertinenti: ho cercato di metterli a frutto in questa nuova versione.

Soph. ‘Phil.’ 1426 e il Filottete di Euripide

lucia galli
2003-01-01

Abstract

L’intervento di un deus ex machina imprime la svolta definitiva all’azione rappresentata nel Filottete sofocleo: Eracle, apparendo all’improvviso sulla scena, ferma Neottolemo e Filottete, che sono sul punto di imbarcarsi per tornare in patria, e li esorta a recarsi invece a Troia, dove il loro aiuto è indispensabile per la vittoria dei Greci. Dopo un appello iniziale in anapesti (1409–17), il dio, in trimetri giambici, propone un parallelo tra le proprie vicende e quelle di Filottete (come dalle sue fatiche Eracle ha tratto l’immortalità, ugualmente Filottete, dopo tante sofferenze, otterrà una vita gloriosa, vv. 1418–221), per poi illustrare le imprese che Filottete compirà a Troia (1423–28): ἐλθὼν δὲ σὺν τῷδ’ ἀνδρὶ πρὸς τὸ Τρωικὸν πόλισμα πρῶτον μὲν νόσου παύσῃ λυγρᾶς, ἀρετῇ τε πρῶτος ἐκκριθεὶς στρατεύματος, Πάριν μέν, ὃς τῶνδ’ αἴτιος κακῶν ἔϕυ, τόξοισι τοῖς ἐμοῖσι νοσϕιεῖς ßίου, πέρσεις τε Τροίαν… Giunto insieme a costui [= Neottolemo] alla rocca troiana, innanzi tutto guarirai dalla tua penosa malattia, poi, prescelto corne il primo dell’esercito per valore guerriero, con le mie frecce priverai della vita Paride, che è colpevole delle presenti sventure, e distruggerai Troia. La questione di cui oggi discuto è stata presentata, in una forma diversa e all’interno di un lavoro più ampio incentrato sut Filottete di Accio, durante un Seminario di filologia e letteratura latina organizzato dall’Accademia fiorentina di papirologia e di studi sul mondo antico (Firenze, 13 marzo 2001). Vorrei ringraziare quanti allora vollero comunicarmi suggcrimenti o critiche, tutti particolarmente interessanti e pertinenti: ho cercato di metterli a frutto in questa nuova versione.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11568/1221807
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