L’edizione delle indagini archeologiche condotte a S. Michele alla Verruca /edd. S. Gelichi, A. Alberti) ha contemplato anche i numerosi reperti lapidei rinvenuti e un frammento con rivestimento di intonaco dipinto. La quasi totalità dei reperti lapidei proviene dall’area 1000 (edificio di culto) e dall’area 5000 (crollo torre campanaria); una modesta quantità dalla sala capitolare e dall’attiguo vano scale (area 4000, dalla cisterna (area 6000), dagli ambienti interpretati come magazzini (area 2000). Nessun elemento proviene dal chiostro (area 3000), né da refettorio e cucine (area 7000). Si tratta in particolare di elementi architettonici, pertinenti ad aperture, nonché cornici, frammenti di mensole, un concio con iscrizione mutila. I litotipi sono quelli impiegati nel cantiere di costruzione del complesso architettonico, vale a dire quarzite e argilloscisto, oltre al calcare bianco, probabilmente di S. Giuliano. La gamma ridotta di litotipi presenti pare rispondere a un criterio di approvvigionamento locale, riscontrabile anche in altri casi e comunque più che comprensibile in un’area come questa, da dove proviene il materiale da costruzione impiegato in molti altri edifici del territorio e urbani. Dai primi decenni del XII secolo era infatti attiva sul monte Pisano una cava di verrucano (quarzite) che nel periodo successivo costituì fonte di introiti (ius lapicidinarum) per il monastero di S. Michele.

Materiali lapidei e un intonaco dipinto da San Michele alla Verruca

Riccardo Belcari
2005-01-01

Abstract

L’edizione delle indagini archeologiche condotte a S. Michele alla Verruca /edd. S. Gelichi, A. Alberti) ha contemplato anche i numerosi reperti lapidei rinvenuti e un frammento con rivestimento di intonaco dipinto. La quasi totalità dei reperti lapidei proviene dall’area 1000 (edificio di culto) e dall’area 5000 (crollo torre campanaria); una modesta quantità dalla sala capitolare e dall’attiguo vano scale (area 4000, dalla cisterna (area 6000), dagli ambienti interpretati come magazzini (area 2000). Nessun elemento proviene dal chiostro (area 3000), né da refettorio e cucine (area 7000). Si tratta in particolare di elementi architettonici, pertinenti ad aperture, nonché cornici, frammenti di mensole, un concio con iscrizione mutila. I litotipi sono quelli impiegati nel cantiere di costruzione del complesso architettonico, vale a dire quarzite e argilloscisto, oltre al calcare bianco, probabilmente di S. Giuliano. La gamma ridotta di litotipi presenti pare rispondere a un criterio di approvvigionamento locale, riscontrabile anche in altri casi e comunque più che comprensibile in un’area come questa, da dove proviene il materiale da costruzione impiegato in molti altri edifici del territorio e urbani. Dai primi decenni del XII secolo era infatti attiva sul monte Pisano una cava di verrucano (quarzite) che nel periodo successivo costituì fonte di introiti (ius lapicidinarum) per il monastero di S. Michele.
2005
Belcari, Riccardo
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