L’invasione di Maometto II nel 1466 segnò la chiusura di una lunga e straordinaria stagione dell’architettura romana- bizantina di Skampis, ma aprì nello stesso tempo una fase molto significativa per lo sviluppo urbanistico e architettonico di Elbasan. Dopo più di quattro secoli dell’occupazione ottomana, la città, includendo il castello romano/bizanino, si estese largamente al di fuori dell’ antico recinto e acquisì un peculiare assetto viario e la sagoma segnata da minareti e da cupole che, assieme alle singolari strutture edilizie, le dettero il carattere orientale. Lo studio, nel primo capitolo, ha trattato la trasformazione ottomana del castrum romano/bizantino Skampis, nonché la formazione della nuova città, sviluppatasi a sud , e poi a est e ovest, del recinto difensivo. La configurazione dell’interno della kalà cambiò gradualmente e si distinse per la densità delle nuove costruzioni e per la compresenza degli edifici di culto cristiano e islamico. Le strade presero, secondo consuetudine ottomana, i percorsi liberi, modificando notevolmente il preesistente tracciato ortogonale. In questo nuovo sistema di passaggi e di vicoli labirintici, venne mantenuto, però, il vecchio decumano delimitato da due porte Reali, lungo cui si instaurarono le strutture ricettive e gli edifici pubblici, testimoniati oggi dai bagni pubblici. Lo sviluppo della nuova città avvenne, invece, per addizioni dei nuclei edilizi formatisi attorno alle moschee. Nella nuova configurazione urbanistica, le moschee, con le loro piazze irregolari davanti, divennero, dunque, un’ elemento coordinante e strutturalmente determinante. L’intenso sviluppo delle attività commerciali, avvenuto soprattutto nel XVII sec., influì sul potenziamento delle strutture commerciali/artigianali e ricettive della città, tra cui il grande bazar. Il secondo capitolo è dedicato agli edifici di culto cristiano. Partendo dalla genesi degli edifici cristiani nell’età bizantina, lo studio si sofferma sulle chiese postbizantine edificate dai cristiani nel primo periodo ottomano, in particolare su quelle sorte lontano dall’abitato fortificato. Le due chiese cristiane di Shën Koll a Shelcan e Shën Premt a Valesh costituiscono importanti esempi delle basiliche longitudinali postbizantine in Albania. La chiesa di santa Maria della Dormizione, a cui è dedicato il terzo capitolo, per i valori architettonici e artistici che rappresenta e considerata una quasi totale assenza degli studi in merito, è stata oggetto di un’analisi storico architettonica singolare, effettuata anche sulla base del rilievo architettonico eseguito dagli studenti nell’ambito di questa ricerca. Tale chiesa, esistente già nel 1661 e ricostruita negli anni 1826-33 dopo un devastante l’incendio avvenuto nel 1818, costituisce un esempio particolarmente interessante e sicuramente di alto valore nell’ambito dell’architettura postbizantina. Pur manifestando l’individualità nell’articolazione architettonica (espressa, ad esempio, nella soluzione dei porticati, delle coperture voltate degli spazi interni, nonché della decorazione architettonica e artistica), l’edificio trova chiari riferimenti nelle basiliche settecentesche di Gjirokaster, di Berat, di Korca e soprattutto di Voskopoje.

The ottoman town and its architecture. (Elbasan) La città ottomana. Gli edifici di culto cristiano a Elbasan. la chiesa di Santa Maria della Dormizione.

KARWACKA, EWA JOLANTA
2008-01-01

Abstract

L’invasione di Maometto II nel 1466 segnò la chiusura di una lunga e straordinaria stagione dell’architettura romana- bizantina di Skampis, ma aprì nello stesso tempo una fase molto significativa per lo sviluppo urbanistico e architettonico di Elbasan. Dopo più di quattro secoli dell’occupazione ottomana, la città, includendo il castello romano/bizanino, si estese largamente al di fuori dell’ antico recinto e acquisì un peculiare assetto viario e la sagoma segnata da minareti e da cupole che, assieme alle singolari strutture edilizie, le dettero il carattere orientale. Lo studio, nel primo capitolo, ha trattato la trasformazione ottomana del castrum romano/bizantino Skampis, nonché la formazione della nuova città, sviluppatasi a sud , e poi a est e ovest, del recinto difensivo. La configurazione dell’interno della kalà cambiò gradualmente e si distinse per la densità delle nuove costruzioni e per la compresenza degli edifici di culto cristiano e islamico. Le strade presero, secondo consuetudine ottomana, i percorsi liberi, modificando notevolmente il preesistente tracciato ortogonale. In questo nuovo sistema di passaggi e di vicoli labirintici, venne mantenuto, però, il vecchio decumano delimitato da due porte Reali, lungo cui si instaurarono le strutture ricettive e gli edifici pubblici, testimoniati oggi dai bagni pubblici. Lo sviluppo della nuova città avvenne, invece, per addizioni dei nuclei edilizi formatisi attorno alle moschee. Nella nuova configurazione urbanistica, le moschee, con le loro piazze irregolari davanti, divennero, dunque, un’ elemento coordinante e strutturalmente determinante. L’intenso sviluppo delle attività commerciali, avvenuto soprattutto nel XVII sec., influì sul potenziamento delle strutture commerciali/artigianali e ricettive della città, tra cui il grande bazar. Il secondo capitolo è dedicato agli edifici di culto cristiano. Partendo dalla genesi degli edifici cristiani nell’età bizantina, lo studio si sofferma sulle chiese postbizantine edificate dai cristiani nel primo periodo ottomano, in particolare su quelle sorte lontano dall’abitato fortificato. Le due chiese cristiane di Shën Koll a Shelcan e Shën Premt a Valesh costituiscono importanti esempi delle basiliche longitudinali postbizantine in Albania. La chiesa di santa Maria della Dormizione, a cui è dedicato il terzo capitolo, per i valori architettonici e artistici che rappresenta e considerata una quasi totale assenza degli studi in merito, è stata oggetto di un’analisi storico architettonica singolare, effettuata anche sulla base del rilievo architettonico eseguito dagli studenti nell’ambito di questa ricerca. Tale chiesa, esistente già nel 1661 e ricostruita negli anni 1826-33 dopo un devastante l’incendio avvenuto nel 1818, costituisce un esempio particolarmente interessante e sicuramente di alto valore nell’ambito dell’architettura postbizantina. Pur manifestando l’individualità nell’articolazione architettonica (espressa, ad esempio, nella soluzione dei porticati, delle coperture voltate degli spazi interni, nonché della decorazione architettonica e artistica), l’edificio trova chiari riferimenti nelle basiliche settecentesche di Gjirokaster, di Berat, di Korca e soprattutto di Voskopoje.
2008
Karwacka, EWA JOLANTA
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