Il nome di questo paese ha un etimo apparentemente latino, di epoca tarda romana essendo formato da "mons" e "scutum", ma esistono anche altre interpretazioni, come ad esempio, la parola latina "scutarii" che indicava "guardie di scorta armate", oppure dal longobardo "warden stall" ovvero posto di guardia. La rilevante importanza strategica e la vocazione agricola di queste zone rimasero inalterate nel periodo etrusco ed in quello romano come dimostrato dall’esistenza di un “distretto rurale” o “Pago” di cui si ha prova nella “plebes” paleocristiana dedicata a Sant’Andrea apostolo, e della famosa villa di Decio Albino Cecina, descritta da Rutilio Namaziano nel V secolo. Le invasioni barbariche, prima dei Goti (411 d.C.) e poi degli Unni e dei Longobardi a causa delle devastazioni, costrinsero le popolazioni a cercare protezione entro le mura dei castelli che sorsero sulle alture. Il castello di Montescudaio, fondato attorno all’anno 1000, seguì le sorti dei Conti della Gherardesca, discendenti del guerriero Longobardo Walfredo, che mantennero il Feudo fino al 1479. Montescudaio conobbe, tuttavia, una dura sconfitta per opera delle truppe napoletane di Alfonso d’Aragona nel 1477. Successivamente, durante il periodo mediceo venne costituito il castello di Montescudaio nel Marchesato del cavaliere Ferdinando di Niccolò Ridolfi, patrizio fiorentino, ed insieme a Guardistallo e a Casale Marittimo ebbero statuti rurali speciali, che perdurarono fino all’avvento dei Lorena. Dopo un periodo di declino e di estreme difficoltà per le condizioni di vita della popolazione, Pietro Leopoldo di Lorena abolì i residui medievali e dette un nuovo impulso alle attività agricole, tra le quali emergono le facilitazioni per la messa a coltura e l’impianto di viti e di olivi (legge di Riforma generale del novembre 1793), la coltivazione delle colline, i terrazzamenti e la difesa dall’erosione. L’interesse verso la coltivazione della vite è sottolineato anche dall’approfondimento degli studi intrapresi dell’Accademia dei Georgofili sulla vite e sul vino. Il riconoscimento della DOC Montescudaio, avvenuto nel 1976 ha sancito la vocazione di questo territorio che ha vigneti posti prevalentemente in terreni a giacitura collinare, ben esposti alla luce e caratterizzati da un clima mite, alquanto favorevole alla maturazione delle uve. I suoli, originatisi in prevalenza da rocce calcaree, sono in genere di medio impasto, talvolta argillosi o limo sabbiosi, se alluvionali. In Val di Cecina predominano le argille e le argille-sabbiose plioceniche, più o meno marnose, di "facies piacenziana". In media Val di Cecina si trovano terreni su rocce calcaree compatte, su calcari marnosi dell'eocene inferiore (alberesi) o su stratificazioni calcareo- arenacee. Verso Castelnuovo Val di Cecina dominano terreni su rocce compatte, calcaree, argillose. Nei comuni di Castellina Marittima, Riparbella, Montescudaio, Guardistallo e Casale Marittimo, i terreni, situati su rocce calcaree sono sciolti o di medio impasto, brecciosi, poco profondi e aridi. La recente modifica al disciplinare ha recepito una serie di esigenze avvertite dai produttori da oltre un decennio, apportando alcuni elementi di dinamismo alla piattaforma ampelografica e al processo tecnologico. Sono state, infatti, rese più elastiche le percentuali dei vitigni utilizzabili, introducendo anche i vini da monovitigno, infine è stata ridotta la resa per ettaro ed aumentata la densità di piantagione per i nuovi impianti (min. 3.500 viti/ha), allo scopo di migliorare la qualità
Montescudaio
SCALABRELLI, GIANCARLO
2008-01-01
Abstract
Il nome di questo paese ha un etimo apparentemente latino, di epoca tarda romana essendo formato da "mons" e "scutum", ma esistono anche altre interpretazioni, come ad esempio, la parola latina "scutarii" che indicava "guardie di scorta armate", oppure dal longobardo "warden stall" ovvero posto di guardia. La rilevante importanza strategica e la vocazione agricola di queste zone rimasero inalterate nel periodo etrusco ed in quello romano come dimostrato dall’esistenza di un “distretto rurale” o “Pago” di cui si ha prova nella “plebes” paleocristiana dedicata a Sant’Andrea apostolo, e della famosa villa di Decio Albino Cecina, descritta da Rutilio Namaziano nel V secolo. Le invasioni barbariche, prima dei Goti (411 d.C.) e poi degli Unni e dei Longobardi a causa delle devastazioni, costrinsero le popolazioni a cercare protezione entro le mura dei castelli che sorsero sulle alture. Il castello di Montescudaio, fondato attorno all’anno 1000, seguì le sorti dei Conti della Gherardesca, discendenti del guerriero Longobardo Walfredo, che mantennero il Feudo fino al 1479. Montescudaio conobbe, tuttavia, una dura sconfitta per opera delle truppe napoletane di Alfonso d’Aragona nel 1477. Successivamente, durante il periodo mediceo venne costituito il castello di Montescudaio nel Marchesato del cavaliere Ferdinando di Niccolò Ridolfi, patrizio fiorentino, ed insieme a Guardistallo e a Casale Marittimo ebbero statuti rurali speciali, che perdurarono fino all’avvento dei Lorena. Dopo un periodo di declino e di estreme difficoltà per le condizioni di vita della popolazione, Pietro Leopoldo di Lorena abolì i residui medievali e dette un nuovo impulso alle attività agricole, tra le quali emergono le facilitazioni per la messa a coltura e l’impianto di viti e di olivi (legge di Riforma generale del novembre 1793), la coltivazione delle colline, i terrazzamenti e la difesa dall’erosione. L’interesse verso la coltivazione della vite è sottolineato anche dall’approfondimento degli studi intrapresi dell’Accademia dei Georgofili sulla vite e sul vino. Il riconoscimento della DOC Montescudaio, avvenuto nel 1976 ha sancito la vocazione di questo territorio che ha vigneti posti prevalentemente in terreni a giacitura collinare, ben esposti alla luce e caratterizzati da un clima mite, alquanto favorevole alla maturazione delle uve. I suoli, originatisi in prevalenza da rocce calcaree, sono in genere di medio impasto, talvolta argillosi o limo sabbiosi, se alluvionali. In Val di Cecina predominano le argille e le argille-sabbiose plioceniche, più o meno marnose, di "facies piacenziana". In media Val di Cecina si trovano terreni su rocce calcaree compatte, su calcari marnosi dell'eocene inferiore (alberesi) o su stratificazioni calcareo- arenacee. Verso Castelnuovo Val di Cecina dominano terreni su rocce compatte, calcaree, argillose. Nei comuni di Castellina Marittima, Riparbella, Montescudaio, Guardistallo e Casale Marittimo, i terreni, situati su rocce calcaree sono sciolti o di medio impasto, brecciosi, poco profondi e aridi. La recente modifica al disciplinare ha recepito una serie di esigenze avvertite dai produttori da oltre un decennio, apportando alcuni elementi di dinamismo alla piattaforma ampelografica e al processo tecnologico. Sono state, infatti, rese più elastiche le percentuali dei vitigni utilizzabili, introducendo anche i vini da monovitigno, infine è stata ridotta la resa per ettaro ed aumentata la densità di piantagione per i nuovi impianti (min. 3.500 viti/ha), allo scopo di migliorare la qualitàI documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.