La coltivazione della vite è segnalata nel periodo medioevale da una serie di testimonianze offerte da rogiti notarili (1297-1311) nei quali vengono sempre menzionate miniere e argentiere con la specificazione di “Signoria del Castello” o “Cassero e Borgo”, “Casa e Vigne”. Documenti più precisi, recanti sopralluoghi, contabilità e statistiche sono presenti nell'archivio dell'ospedale di Santa Maria della Scala di Siena e si riferiscono alla "Grancia di Prata", vasto possedimento acquisito dall’ospedale nel 1492 e successivamente integrato con vaste estensioni di terreni nell'area di Perolla e di Tatti. Da questo materiale si evidenziano, nel periodo compreso tra il 1608 ed il 1762, realizzazioni di nuovi vigneti unitamente alle modalità stesse d'impianto e di sistemazione del terreno, che mostrano chiaramente l'interesse economico verso la coltivazione della vite. La consistenza dei vigneti è espressamente indicata nelle mappe del Catasto Leopoldino, elaborato dai tecnici del Granduca di Toscana (1820-1826), dove emerge chiaramente che le particelle denominate "vigna" erano localizzate soprattutto nei versanti occidentali delle colline e nelle aree prossime agli insediamenti urbani. L’attitudine a produrre vini di buona qualità dei territori situati nei Comuni di Massa Marittima (comprendenti all’epoca Follonica e Monterotondo Marittimo) e di Roccastrada è documentata oltre un secolo fa nella relazione del Dr. Alfonso Ademollo (Inchiesta Iacini, 1884), ma soltanto dal 1960 inizia la produzione di vino “Monteregio” (bianco, rosso e rosato della Maremma Toscana), a seguito della costituzione della “Cantina Sociale di Valpiana”. I terreni interessati dalla DOC sono in prevalenza a giacitura collinare nei quali affiorano argille, sabbie e ghiaie neo pleistoceniche. In minor misura si riscontrano assiemi di argille, marne e calcari con sporadiche arenarie e flish arenacei analoghi a quelli dell'appennino. Nei terreni a nord-est (Roccastrada) prevalgono le formazioni argilloso calcareo arenacee e argilloso ciottolose. I terreni derivati da arenarie sono sciolti e spesso siccitosi, quelli alluvionali di pianura, sciolti, profondi e freschi. I suoli prevalenti sono quelli bruni mediterranei con substrato limoso-sabbioso e suoli lisciviati e litosuoli. Verso Follonica e vicino Montieri i suoli sono in maggioranza rossi mediterranei, bruni e litosuoli. Accanto ai vecchi vigneti impiantati intorno agli anni ’70 con sesti piuttosto ampi e con vitigni tradizionali della zona, sono sorti di recente nuovi vigneti di dimensione più ampia e con sesti più ravvicinati, realizzati sia con vitigni tradizionali della zona ma soprattutto con vitigni internazionali. Queste tendenze lasciano pensare alla imminente possibilità di un adeguamento del disciplinare anche se con l’attuale normativa coesistono fondamentalmente due tipologie di vino, una caratterizzata da vini prodotti soprattutto con i vitigni tradizionali e l’altra maggiormente orientata verso l’uvaggio con vitigni internazionali.

Monteregio di Massa Marittima

SCALABRELLI, GIANCARLO
2008-01-01

Abstract

La coltivazione della vite è segnalata nel periodo medioevale da una serie di testimonianze offerte da rogiti notarili (1297-1311) nei quali vengono sempre menzionate miniere e argentiere con la specificazione di “Signoria del Castello” o “Cassero e Borgo”, “Casa e Vigne”. Documenti più precisi, recanti sopralluoghi, contabilità e statistiche sono presenti nell'archivio dell'ospedale di Santa Maria della Scala di Siena e si riferiscono alla "Grancia di Prata", vasto possedimento acquisito dall’ospedale nel 1492 e successivamente integrato con vaste estensioni di terreni nell'area di Perolla e di Tatti. Da questo materiale si evidenziano, nel periodo compreso tra il 1608 ed il 1762, realizzazioni di nuovi vigneti unitamente alle modalità stesse d'impianto e di sistemazione del terreno, che mostrano chiaramente l'interesse economico verso la coltivazione della vite. La consistenza dei vigneti è espressamente indicata nelle mappe del Catasto Leopoldino, elaborato dai tecnici del Granduca di Toscana (1820-1826), dove emerge chiaramente che le particelle denominate "vigna" erano localizzate soprattutto nei versanti occidentali delle colline e nelle aree prossime agli insediamenti urbani. L’attitudine a produrre vini di buona qualità dei territori situati nei Comuni di Massa Marittima (comprendenti all’epoca Follonica e Monterotondo Marittimo) e di Roccastrada è documentata oltre un secolo fa nella relazione del Dr. Alfonso Ademollo (Inchiesta Iacini, 1884), ma soltanto dal 1960 inizia la produzione di vino “Monteregio” (bianco, rosso e rosato della Maremma Toscana), a seguito della costituzione della “Cantina Sociale di Valpiana”. I terreni interessati dalla DOC sono in prevalenza a giacitura collinare nei quali affiorano argille, sabbie e ghiaie neo pleistoceniche. In minor misura si riscontrano assiemi di argille, marne e calcari con sporadiche arenarie e flish arenacei analoghi a quelli dell'appennino. Nei terreni a nord-est (Roccastrada) prevalgono le formazioni argilloso calcareo arenacee e argilloso ciottolose. I terreni derivati da arenarie sono sciolti e spesso siccitosi, quelli alluvionali di pianura, sciolti, profondi e freschi. I suoli prevalenti sono quelli bruni mediterranei con substrato limoso-sabbioso e suoli lisciviati e litosuoli. Verso Follonica e vicino Montieri i suoli sono in maggioranza rossi mediterranei, bruni e litosuoli. Accanto ai vecchi vigneti impiantati intorno agli anni ’70 con sesti piuttosto ampi e con vitigni tradizionali della zona, sono sorti di recente nuovi vigneti di dimensione più ampia e con sesti più ravvicinati, realizzati sia con vitigni tradizionali della zona ma soprattutto con vitigni internazionali. Queste tendenze lasciano pensare alla imminente possibilità di un adeguamento del disciplinare anche se con l’attuale normativa coesistono fondamentalmente due tipologie di vino, una caratterizzata da vini prodotti soprattutto con i vitigni tradizionali e l’altra maggiormente orientata verso l’uvaggio con vitigni internazionali.
2008
Scalabrelli, Giancarlo
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