È un’Europa in crisi quella che viene evocata dagli scrittori analizzati in questi saggi, una crisi che viene descritta come crisi di civiltà, che si interseca, si sovrappone, si scambia con la crisi del cosiddetto ‘Occidente’, così come con quella della ‘società cristiana’; è questa un’Europa accompagnata intellettualmente nella ricerca di altre strade, di altre vie dopo l’immane tragedia del primo conflitto bellico, un’Europa che viene colta nel tentativo di riorganizzarsi pacificamente intorno al fallimentare modello rappresentato dalla Società delle Nazioni, ma che viene anche concepita con un’immaginazione non scevra da tentazioni imperiali e gerarchiche, persino di quelle che avevano come esempio l’Impero inglese oppure che guardavano indietro addirittura al Medioevo; un’Europa che, da un lato, cercava di riscoprire le proprie radici greco-latine, germaniche e cristiane mentre dall’altro sembrava puntare decisamente in avanti verso un orizzonte socialista. I contributi qui raccolti, quindi, riguardano la storia del pensiero politico nel periodo compreso tra le due guerre mondiali, in un’Europa non solo spaccata al suo interno tra stati liberaldemocratici e stati ‘fascisti’, ma assediata anche dall’affermazione di civiltà considerate nuove, come gli Stati Uniti d’America e la Russia bolscevica, le cui matrici ideologiche erano sì certamente europee, ma i cui risultati concreti sembravano far allontanare i due paesi da queste matrici 'spirituali' e 'culturali', in direzione di una civiltà concepita in modo più materialistico e meccanicistico.

Prefazione a C. Calabrò (a cura di), La crisi dell'Europa. Visioni politiche tra le due guerre, Edizioni di Storia e Letteratura

Carmelo Calabro'
2024-01-01

Abstract

È un’Europa in crisi quella che viene evocata dagli scrittori analizzati in questi saggi, una crisi che viene descritta come crisi di civiltà, che si interseca, si sovrappone, si scambia con la crisi del cosiddetto ‘Occidente’, così come con quella della ‘società cristiana’; è questa un’Europa accompagnata intellettualmente nella ricerca di altre strade, di altre vie dopo l’immane tragedia del primo conflitto bellico, un’Europa che viene colta nel tentativo di riorganizzarsi pacificamente intorno al fallimentare modello rappresentato dalla Società delle Nazioni, ma che viene anche concepita con un’immaginazione non scevra da tentazioni imperiali e gerarchiche, persino di quelle che avevano come esempio l’Impero inglese oppure che guardavano indietro addirittura al Medioevo; un’Europa che, da un lato, cercava di riscoprire le proprie radici greco-latine, germaniche e cristiane mentre dall’altro sembrava puntare decisamente in avanti verso un orizzonte socialista. I contributi qui raccolti, quindi, riguardano la storia del pensiero politico nel periodo compreso tra le due guerre mondiali, in un’Europa non solo spaccata al suo interno tra stati liberaldemocratici e stati ‘fascisti’, ma assediata anche dall’affermazione di civiltà considerate nuove, come gli Stati Uniti d’America e la Russia bolscevica, le cui matrici ideologiche erano sì certamente europee, ma i cui risultati concreti sembravano far allontanare i due paesi da queste matrici 'spirituali' e 'culturali', in direzione di una civiltà concepita in modo più materialistico e meccanicistico.
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