Il saggio approfondisce i discorsi e le relazioni di genere di un carismatico e popolare leader rivoluzionario vissuto a cavallo fra Ottocento e Novecento, l’anarchico Pietro Gori. La prima parte si concentra sull’uso a fini di propaganda delle donne appartenenti alla propria intimità famigliare fatto dallo stesso Gori, mentre la seconda si focalizza sul suo rapporto con figure femminili riconducibili alla sfera della sua famiglia ideale, quella dell’impegno politico militante. Sul piano comunicativo emerge la costante inclinazione di Gori alla «messa in pubblico» delle donne di casa, la madre e la sorella, rappresentate secondo i tradizionali canoni ottocenteschi di devozione filiale, oblatività materna e dedizione assistenziale del femminile. D’altra parte, a conferma del ricorso a registri plurimi nelle culture politiche radicali, la ricostruzione dei legami tra il celebre anarchico e le compagne del suo movimento permette di rilevare un’evidente discontinuità sul piano relazionale e simbolico rispetto alla dimensione discorsiva riservata all’ambito del privato. Un’asimmetria che sembra riconducibile alla più generale strategia comunicativa adottata da Gori, assai attento alla costruzione della propria celebrità agli occhi dei comuni militanti, nelle cui forme mentali e nel cui vissuto quotidiano restavano ancora forti riferimenti e vincoli simbolici sedimentati nell'immaginario delle classi popolari italiane del tempo
Donne di famiglia, donne di militanza. Discorsi e relazioni di genere di un mito rivoluzionario
Marco Manfredi
2023-01-01
Abstract
Il saggio approfondisce i discorsi e le relazioni di genere di un carismatico e popolare leader rivoluzionario vissuto a cavallo fra Ottocento e Novecento, l’anarchico Pietro Gori. La prima parte si concentra sull’uso a fini di propaganda delle donne appartenenti alla propria intimità famigliare fatto dallo stesso Gori, mentre la seconda si focalizza sul suo rapporto con figure femminili riconducibili alla sfera della sua famiglia ideale, quella dell’impegno politico militante. Sul piano comunicativo emerge la costante inclinazione di Gori alla «messa in pubblico» delle donne di casa, la madre e la sorella, rappresentate secondo i tradizionali canoni ottocenteschi di devozione filiale, oblatività materna e dedizione assistenziale del femminile. D’altra parte, a conferma del ricorso a registri plurimi nelle culture politiche radicali, la ricostruzione dei legami tra il celebre anarchico e le compagne del suo movimento permette di rilevare un’evidente discontinuità sul piano relazionale e simbolico rispetto alla dimensione discorsiva riservata all’ambito del privato. Un’asimmetria che sembra riconducibile alla più generale strategia comunicativa adottata da Gori, assai attento alla costruzione della propria celebrità agli occhi dei comuni militanti, nelle cui forme mentali e nel cui vissuto quotidiano restavano ancora forti riferimenti e vincoli simbolici sedimentati nell'immaginario delle classi popolari italiane del tempoI documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.