Il World Economic Forum di Davos (2023) ha confermato che rischi climatici e disuguaglianze sociali rappresentano due volti della stessa crisi. Le disuguaglianze rappresentano uno dei maggiori ostacoli alla rigenerazione urbana sostenibile, finalizzata alla costruzione di un futuro equo e solidale basato su uno scenario di neutralità climatica. È impensabile, dunque, credere di poter affrontare la crisi climatica ignorando il tema delle disuguaglianze, in quanto i benefici conseguiti su un fronte rischierebbero di essere neutralizzati nel caso in cui non si agisse contemporaneamente anche sull'altro.Come sostiene Therborn, la disuguaglianza rappresenta infatti una violazione della dignità umana; la negazione di ogni possibilità per ciascuno di sviluppare le proprie capacità. Secondo Therborn, la disuguaglianza ha diverse conseguenze e assume diverse forme: morte prematura, cattiva salute, discriminazione, esclusione dalla conoscenza, subordinazione, povertà, umiliazione e segregazione da dove si svolge prevalentemente la vita sociale, mancanza di fiducia in se stessi, impotenza e mancanza di possibilità e opportunità nella vita. Secondo il sociologo svedese, dunque, il tema della disuguaglianza non si limita alle sole dimensioni del proprio portafoglio; si tratta, piuttosto, di una struttura socio-culturale che mortifica le proprie capacità, le eventuali risorse per partecipare pienamente alla vita sociale, così come il rispetto e il senso di sé (Therborn, 2013). La lotta alle disuguaglianze, all'interno e tra gli Stati, rappresenta quindi uno dei principali 17 obiettivi dell'Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile. Parallelamente, diversi studi sulla collocazione e sul ruolo dell'Antropocene nella crisi odierna dimostrano che l'impatto dell'umanità sul pianeta e il suo contributo ai cambiamenti climatici, pur non essendo fenomeni certamente nuovi, non erano mai stati così rapidi nel tempo e non avevano mai avuto conseguenze così devastanti (Pievani e Varotti, 2021). Alla luce di questi cambiamenti, gli effetti della crisi climatica rischiano di diventare veri e propri moltiplicatori di tutte le forme di disuguaglianze sociali ed economiche già esistenti, espresse attraverso parametri quali classe, etnia, genere, età, reddito, ecc. Le complesse pluralità che ne derivano, spesso sovrapposte, portano alla creazione di nuove identità sociali, caratterizzate da una significativa intersezionalità e da crescenti disuguaglianze - a livello di vulnerabilità - tra comunità e persone diverse. Questo processo di rapido cambiamento, unito all'aumentata intensità e frequenza con cui si prevede che eventi meteorologici drastici si verificheranno nel prossimo futuro, aumenterà pericolosamente il rischio di causare danni politici, economici e sociali irreparabili. Le questioni legate alla giustizia climatica assumono dunque un ruolo centrale nel processo di transizione ecologica e nell'attuazione delle politiche climatiche. Il presente studio si propone di applicare una riflessione critica rispetto a tali teorie, dimostrando l'inscindibile correlazione tra aree/popolazioni fragili e gli impatti delle crisi climatiche attraverso la selezione e l'analisi di alcuni casi riferiti a Genova, città storicamente policentrica, plasmata da molteplici centralità e periferie, sperimentando sulla scala locale, urbana e di quartiere alcune dinamiche e teorie generalmente proiettate su una scala globale di riferimento. La ricerca mira dunque a dimostrare come la lotta alle disuguaglianze sociali possa rappresentare un'opportunità concreta per delineare nuovi paradigmi teorici in uno scenario di neutralità climatica e di giustizia ambientale, finalizzati ad una transizione ecologica equa e accessibile a tutti.
Cambiamento climatico e disuguaglianze sociali: la frattura tra soluzioni climatiche e giustizia ambientale.
Alessandra Terenzi
2024-01-01
Abstract
Il World Economic Forum di Davos (2023) ha confermato che rischi climatici e disuguaglianze sociali rappresentano due volti della stessa crisi. Le disuguaglianze rappresentano uno dei maggiori ostacoli alla rigenerazione urbana sostenibile, finalizzata alla costruzione di un futuro equo e solidale basato su uno scenario di neutralità climatica. È impensabile, dunque, credere di poter affrontare la crisi climatica ignorando il tema delle disuguaglianze, in quanto i benefici conseguiti su un fronte rischierebbero di essere neutralizzati nel caso in cui non si agisse contemporaneamente anche sull'altro.Come sostiene Therborn, la disuguaglianza rappresenta infatti una violazione della dignità umana; la negazione di ogni possibilità per ciascuno di sviluppare le proprie capacità. Secondo Therborn, la disuguaglianza ha diverse conseguenze e assume diverse forme: morte prematura, cattiva salute, discriminazione, esclusione dalla conoscenza, subordinazione, povertà, umiliazione e segregazione da dove si svolge prevalentemente la vita sociale, mancanza di fiducia in se stessi, impotenza e mancanza di possibilità e opportunità nella vita. Secondo il sociologo svedese, dunque, il tema della disuguaglianza non si limita alle sole dimensioni del proprio portafoglio; si tratta, piuttosto, di una struttura socio-culturale che mortifica le proprie capacità, le eventuali risorse per partecipare pienamente alla vita sociale, così come il rispetto e il senso di sé (Therborn, 2013). La lotta alle disuguaglianze, all'interno e tra gli Stati, rappresenta quindi uno dei principali 17 obiettivi dell'Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile. Parallelamente, diversi studi sulla collocazione e sul ruolo dell'Antropocene nella crisi odierna dimostrano che l'impatto dell'umanità sul pianeta e il suo contributo ai cambiamenti climatici, pur non essendo fenomeni certamente nuovi, non erano mai stati così rapidi nel tempo e non avevano mai avuto conseguenze così devastanti (Pievani e Varotti, 2021). Alla luce di questi cambiamenti, gli effetti della crisi climatica rischiano di diventare veri e propri moltiplicatori di tutte le forme di disuguaglianze sociali ed economiche già esistenti, espresse attraverso parametri quali classe, etnia, genere, età, reddito, ecc. Le complesse pluralità che ne derivano, spesso sovrapposte, portano alla creazione di nuove identità sociali, caratterizzate da una significativa intersezionalità e da crescenti disuguaglianze - a livello di vulnerabilità - tra comunità e persone diverse. Questo processo di rapido cambiamento, unito all'aumentata intensità e frequenza con cui si prevede che eventi meteorologici drastici si verificheranno nel prossimo futuro, aumenterà pericolosamente il rischio di causare danni politici, economici e sociali irreparabili. Le questioni legate alla giustizia climatica assumono dunque un ruolo centrale nel processo di transizione ecologica e nell'attuazione delle politiche climatiche. Il presente studio si propone di applicare una riflessione critica rispetto a tali teorie, dimostrando l'inscindibile correlazione tra aree/popolazioni fragili e gli impatti delle crisi climatiche attraverso la selezione e l'analisi di alcuni casi riferiti a Genova, città storicamente policentrica, plasmata da molteplici centralità e periferie, sperimentando sulla scala locale, urbana e di quartiere alcune dinamiche e teorie generalmente proiettate su una scala globale di riferimento. La ricerca mira dunque a dimostrare come la lotta alle disuguaglianze sociali possa rappresentare un'opportunità concreta per delineare nuovi paradigmi teorici in uno scenario di neutralità climatica e di giustizia ambientale, finalizzati ad una transizione ecologica equa e accessibile a tutti.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.