Nel contributo è stata compiuta un’analisi degli scritti economici di Francesco Forti, insigne giureconsulto ed economista toscano, nipote di Sismondi. Fino al 1831 Forti sembra prendere le distanze dalle idee economiche di Sismondi, sposando le teorie di quegli economisti inglesi e francesi che si erano opposti all’eterodossia simsondiana. In questa fase, quindi, Forti aderisce senza riserve all’impianto ideologico elaborato dal ceto dirigente toscano, saldamente ancorato allo schema interpretativo della crematistica anglosassone ed orientato ad affermare l’assoluta necessità di tutelare i principi liberoscambisti contro qualsiasi intervento regolatore dello Stato. Successivamente Forti sembra ritornare criticamente sulle convinzioni maturate negli anni precedenti, ed abbandona quella fermezza che aveva in più occasioni manifestato circa la necessità che i governi si astenessero dall’interferire con le forze vive dell’economia. Contestualmente emergono nei suoi scritti le prime critiche all’economia politica intesa come mera scienza speculativa, ritenendo invece che dovesse essere posta in relazione con lo studio di altre discipline, in primo luogo con il diritto amministrativo. In questo modo si aprì la strada ad un ripensamento delle categorie della libertà di commercio e d’industria e, più in generale, ad una riflessione che rivalutava il ruolo attivo che le istituzioni pubbliche avrebbero dovuto avere nell’organizzazione dei fattori produttivi.

L’economia politica dei giureconsulti toscani

CINI, MARCO
2009-01-01

Abstract

Nel contributo è stata compiuta un’analisi degli scritti economici di Francesco Forti, insigne giureconsulto ed economista toscano, nipote di Sismondi. Fino al 1831 Forti sembra prendere le distanze dalle idee economiche di Sismondi, sposando le teorie di quegli economisti inglesi e francesi che si erano opposti all’eterodossia simsondiana. In questa fase, quindi, Forti aderisce senza riserve all’impianto ideologico elaborato dal ceto dirigente toscano, saldamente ancorato allo schema interpretativo della crematistica anglosassone ed orientato ad affermare l’assoluta necessità di tutelare i principi liberoscambisti contro qualsiasi intervento regolatore dello Stato. Successivamente Forti sembra ritornare criticamente sulle convinzioni maturate negli anni precedenti, ed abbandona quella fermezza che aveva in più occasioni manifestato circa la necessità che i governi si astenessero dall’interferire con le forze vive dell’economia. Contestualmente emergono nei suoi scritti le prime critiche all’economia politica intesa come mera scienza speculativa, ritenendo invece che dovesse essere posta in relazione con lo studio di altre discipline, in primo luogo con il diritto amministrativo. In questo modo si aprì la strada ad un ripensamento delle categorie della libertà di commercio e d’industria e, più in generale, ad una riflessione che rivalutava il ruolo attivo che le istituzioni pubbliche avrebbero dovuto avere nell’organizzazione dei fattori produttivi.
2009
Cini, Marco
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11568/127332
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