Nel contesto della crisi e transizione ecologica, le Comunità Energetiche Rinnovabili (CER) possono costituire un efficace strumento per contribuire allo stesso tempo a una strategia di mitigazione del cambiamento climatico attraverso la riduzione delle emissioni, di riduzione delle diseguaglianze e di adattamento, preparazione ed empowerment dei territori a fronte di crescenti rischi sociali di origine ambientale. La ricerca, basata su tre casi studio, mostra in particolare la rilevanza dei processi di apprendimento, innovazione e organizzazione che possono promuovere/migliorare le caratteristiche ecologiche delle comunità, ovvero di qualità delle relazioni sociali, con l’ambiente naturale e con la propria stessa economia, nonché la capacità di governo di tali dimensioni. In particolare, l’indagine mette in luce la centralità delle relazioni transcontestuali per comprendere i processi di innovazione sociale necessari allo sviluppo delle CER e, similmente ad altri processi di transizione ecologica, la connessione circolare tra regolazione (europea, nazionale e regionale), forme di mobilitazione istituzionale e non, apprendimenti e pratiche locali. La realizzazione di CER nei contesti locali emerge infatti come esito di processi complessi in cui sono mobilitati attori, partnership e reti, nonché configurazioni organizzative e tecnologiche diversificate che prendono forma nei contesti storici e sociali e non riflettono la “classica” contrapposizione tra approcci top-down e bottom-up. Il processo di costituzione delle CER richiede infatti, al contempo, disponibilità di risorse finanziarie, tecnologiche, strutturali (per es. spazi adeguati all’installazione di impianti) e immateriali. Nei contesti osservati, tali risorse vengono messe all’opera per contrastare la frammentazione e allestire spazi di elaborazione e soluzione collettiva dei problemi, a partire dalla necessità di combinare efficacemente condizioni formali, tecniche, ambientali, economiche e sociali, non sempre favorevoli e diverse in base ai contesti. Tale condizioni sono dunque riassunte in sei punti principali: 1. presenza di reti relazionali e senso di appartenenza come risorsa spesso essenziale all’avvio di processi di innovazione partecipati; 2. ruolo dei soggetti promotori nell’individuare/mettere in campo capacità di mobilitazione, valorizzazione e acquisizione di risorse immateriali e materiali; 3. integrazione tra le fonti della fiducia, da quella interpersonale e basata sull’appartenenza al gruppo e ai reticoli fino a quella basata sulle norme e le istituzioni; 4. capacità e stili di leadership generative; rimozione delle barriere in entrata e loro trasformazione in opportunità: dalla regolamentazione dell’uso di risorse e infrastrutture, ai meccanismi di incentivazione, fino all’accesso dei soggetti vulnerabili.
Innovazione sociale e transizione ecologica: il caso delle comunità energetiche
Marta Bonetti;Matteo Villa
2024-01-01
Abstract
Nel contesto della crisi e transizione ecologica, le Comunità Energetiche Rinnovabili (CER) possono costituire un efficace strumento per contribuire allo stesso tempo a una strategia di mitigazione del cambiamento climatico attraverso la riduzione delle emissioni, di riduzione delle diseguaglianze e di adattamento, preparazione ed empowerment dei territori a fronte di crescenti rischi sociali di origine ambientale. La ricerca, basata su tre casi studio, mostra in particolare la rilevanza dei processi di apprendimento, innovazione e organizzazione che possono promuovere/migliorare le caratteristiche ecologiche delle comunità, ovvero di qualità delle relazioni sociali, con l’ambiente naturale e con la propria stessa economia, nonché la capacità di governo di tali dimensioni. In particolare, l’indagine mette in luce la centralità delle relazioni transcontestuali per comprendere i processi di innovazione sociale necessari allo sviluppo delle CER e, similmente ad altri processi di transizione ecologica, la connessione circolare tra regolazione (europea, nazionale e regionale), forme di mobilitazione istituzionale e non, apprendimenti e pratiche locali. La realizzazione di CER nei contesti locali emerge infatti come esito di processi complessi in cui sono mobilitati attori, partnership e reti, nonché configurazioni organizzative e tecnologiche diversificate che prendono forma nei contesti storici e sociali e non riflettono la “classica” contrapposizione tra approcci top-down e bottom-up. Il processo di costituzione delle CER richiede infatti, al contempo, disponibilità di risorse finanziarie, tecnologiche, strutturali (per es. spazi adeguati all’installazione di impianti) e immateriali. Nei contesti osservati, tali risorse vengono messe all’opera per contrastare la frammentazione e allestire spazi di elaborazione e soluzione collettiva dei problemi, a partire dalla necessità di combinare efficacemente condizioni formali, tecniche, ambientali, economiche e sociali, non sempre favorevoli e diverse in base ai contesti. Tale condizioni sono dunque riassunte in sei punti principali: 1. presenza di reti relazionali e senso di appartenenza come risorsa spesso essenziale all’avvio di processi di innovazione partecipati; 2. ruolo dei soggetti promotori nell’individuare/mettere in campo capacità di mobilitazione, valorizzazione e acquisizione di risorse immateriali e materiali; 3. integrazione tra le fonti della fiducia, da quella interpersonale e basata sull’appartenenza al gruppo e ai reticoli fino a quella basata sulle norme e le istituzioni; 4. capacità e stili di leadership generative; rimozione delle barriere in entrata e loro trasformazione in opportunità: dalla regolamentazione dell’uso di risorse e infrastrutture, ai meccanismi di incentivazione, fino all’accesso dei soggetti vulnerabili.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.