Nell’articolo sono state analizzate le dinamiche patrimoniali del Monastero di Sant’Anna di Pisa dal 1700 al 1786 (anno della sua soppressione), utilizzando i libri contabili ed altre fonti secondarie. Sono state ricostruite le entrate del monastero (in particolare le entrate derivanti dalla produzione dei cinque poderi di proprietà del monastero e dalle entrate in contanti prodotte da affitti di immobili, dai livelli e dalle doti di monacazione) e le uscite. Il quadro complessivo che emerge dall’analisi di questi dati indica un progressivo indebolimento dell’economia monasteriale determinato da una molteplicità di circostanze. In primo luogo, il passaggio della gestione dei poderi da una conduzione mezzadrile all’affitto (1759) non comportò un reale incremento delle entrate; anche l’aumento dei canoni livellari si rivelò scarsamente incisivo, poiché stabilito quasi sempre in grano (impiegato per il vitto delle monache) e non in contanti, circostanza che impedì di compensare la progressiva riduzione di entrate di numerario con l’aumento del prezzo dei cereali che si manifestò fin dagli anni trenta del secolo. A fronte di tale dinamica, si registra un continuo incremento delle uscite straordinarie, finalizzate soprattutto all’ampliamento delle strutture monasteriali. Tale debolezza sul piano economico e patrimoniale, legittimò le autorità politiche toscane, impegnate in una politica di razionalizzazione degli ordini religiosi, a sopprimere il monastero, nel 1786, dopo circa sette secoli di vita.

Economia muliebre e religiosa. Note sulle vicende patrimoniali del Monastero di Sant’Anna di Pisa nel XVIII secolo

CINI, MARCO
2009-01-01

Abstract

Nell’articolo sono state analizzate le dinamiche patrimoniali del Monastero di Sant’Anna di Pisa dal 1700 al 1786 (anno della sua soppressione), utilizzando i libri contabili ed altre fonti secondarie. Sono state ricostruite le entrate del monastero (in particolare le entrate derivanti dalla produzione dei cinque poderi di proprietà del monastero e dalle entrate in contanti prodotte da affitti di immobili, dai livelli e dalle doti di monacazione) e le uscite. Il quadro complessivo che emerge dall’analisi di questi dati indica un progressivo indebolimento dell’economia monasteriale determinato da una molteplicità di circostanze. In primo luogo, il passaggio della gestione dei poderi da una conduzione mezzadrile all’affitto (1759) non comportò un reale incremento delle entrate; anche l’aumento dei canoni livellari si rivelò scarsamente incisivo, poiché stabilito quasi sempre in grano (impiegato per il vitto delle monache) e non in contanti, circostanza che impedì di compensare la progressiva riduzione di entrate di numerario con l’aumento del prezzo dei cereali che si manifestò fin dagli anni trenta del secolo. A fronte di tale dinamica, si registra un continuo incremento delle uscite straordinarie, finalizzate soprattutto all’ampliamento delle strutture monasteriali. Tale debolezza sul piano economico e patrimoniale, legittimò le autorità politiche toscane, impegnate in una politica di razionalizzazione degli ordini religiosi, a sopprimere il monastero, nel 1786, dopo circa sette secoli di vita.
2009
Cini, Marco
File in questo prodotto:
Non ci sono file associati a questo prodotto.

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11568/127607
 Attenzione

Attenzione! I dati visualizzati non sono stati sottoposti a validazione da parte dell'ateneo

Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact