Il legame tra specie aliene e conservazione della biodiversità è molto stretto. Le invasioni biologiche figurano tra le prime cinque cause dirette della perdita di biodiversità e la Convenzione sulla Diversità Biologica del 1992 individua le “specie aliene” come un ostacolo alla conservazione in-situ della biodiversità, rendendo necessario “prevenire l’introduzione, controllare e/o eradicare le specie aliene che minacciano gli ecosistemi, gli habitat o le singole specie” (CBD art. 8, comma h). La legislazione europea (Reg. UE 1143/2014) indica la prevenzione e l’intervento precoce come i metodi più efficaci e meno costosi per il controllo delle invasioni biologiche, dando grande importanza alla individuazione e priorizzazione dei percorsi di introduzione di queste specie verso l’Europa e tra gli Stati membri. La ricostruzione del percorso di una specie aliena non è semplice. Negli ultimi decenni i dati sulla loro presenza sono incrementati esponenzialmente grazie alla nascita di numerosi database dedicati alla raccolta di segnalazioni naturalistiche e al crescente coinvolgimento dei cittadini. Tuttavia, rimangono scarse le informazioni per il passato, indispensabili sia per individuare i punti di arrivo e i vettori di introduzione di queste specie, che per tracciarne le prime vie di diffusione. La digitalizzazione degli erbari e la loro diffusione on-line sta rendendo disponibile una gran mole di dati, spesso corredati da indicazioni sull’habitat colonizzato e sulla fenologia della specie, utilissimi per ricostruire il percorso delle specie aliene e per stabilire quali fattori possono favorirne o ostacolarne la stabilizzazione. Salpichroa origanifolia (Lam.) Baillon è una Solanacea nativa dell’Argentina. Sebbene al momento non sia inserita tra le specie aliene di interesse unionale, recentemente sta assumendo carattere invasivo in diverse aree del Mediterraneo. In questa ricerca abbiamo utilizzato i database EASIN e GBIF e diversi erbari virtuali per ricostruirne i tempi di introduzione e le vie di diffusione nella regione EPPO. Ciò ha permesso di attestare la presenza di S. origanifolia già nel 1849 in Francia, nel 1855 in Germania, nel 1897 in Algeria, nel 1901 nei Paesi Bassi e nel 1906 in Italia. Le annotazioni sulle tavole degli erbari riportano, che in Italia e in Algeria la specie manifestava già allora la tendenza a spontaneizzare e rivelano che le principali vie di introduzione sono state gli Orti Botanici e i porti. I luoghi di ritrovamento indicano che gli habitat preferenziali di colonizzazione sono le coste, sia sabbiose che rocciose, le zone ruderali e il verde urbano. L’incremento temporale delle segnalazioni evidenzia una rapida diffusione di S. origanifolia lungo le coste mediterranee e atlantiche, da cui la specie è poi penetrata verso l’interno seguendo i corsi d’acqua. Nei climi più freddi e continentali non è stata, invece, riscontrata alcuna radiazione e la specie è rimasta, finora, confinata nei punti di arrivo.

Utilità degli erbari virtuali per ricostruire i percorsi di introduzione e diffusione delle specie aliene.

Arduini I.
;
Alessandrini V.
2024-01-01

Abstract

Il legame tra specie aliene e conservazione della biodiversità è molto stretto. Le invasioni biologiche figurano tra le prime cinque cause dirette della perdita di biodiversità e la Convenzione sulla Diversità Biologica del 1992 individua le “specie aliene” come un ostacolo alla conservazione in-situ della biodiversità, rendendo necessario “prevenire l’introduzione, controllare e/o eradicare le specie aliene che minacciano gli ecosistemi, gli habitat o le singole specie” (CBD art. 8, comma h). La legislazione europea (Reg. UE 1143/2014) indica la prevenzione e l’intervento precoce come i metodi più efficaci e meno costosi per il controllo delle invasioni biologiche, dando grande importanza alla individuazione e priorizzazione dei percorsi di introduzione di queste specie verso l’Europa e tra gli Stati membri. La ricostruzione del percorso di una specie aliena non è semplice. Negli ultimi decenni i dati sulla loro presenza sono incrementati esponenzialmente grazie alla nascita di numerosi database dedicati alla raccolta di segnalazioni naturalistiche e al crescente coinvolgimento dei cittadini. Tuttavia, rimangono scarse le informazioni per il passato, indispensabili sia per individuare i punti di arrivo e i vettori di introduzione di queste specie, che per tracciarne le prime vie di diffusione. La digitalizzazione degli erbari e la loro diffusione on-line sta rendendo disponibile una gran mole di dati, spesso corredati da indicazioni sull’habitat colonizzato e sulla fenologia della specie, utilissimi per ricostruire il percorso delle specie aliene e per stabilire quali fattori possono favorirne o ostacolarne la stabilizzazione. Salpichroa origanifolia (Lam.) Baillon è una Solanacea nativa dell’Argentina. Sebbene al momento non sia inserita tra le specie aliene di interesse unionale, recentemente sta assumendo carattere invasivo in diverse aree del Mediterraneo. In questa ricerca abbiamo utilizzato i database EASIN e GBIF e diversi erbari virtuali per ricostruirne i tempi di introduzione e le vie di diffusione nella regione EPPO. Ciò ha permesso di attestare la presenza di S. origanifolia già nel 1849 in Francia, nel 1855 in Germania, nel 1897 in Algeria, nel 1901 nei Paesi Bassi e nel 1906 in Italia. Le annotazioni sulle tavole degli erbari riportano, che in Italia e in Algeria la specie manifestava già allora la tendenza a spontaneizzare e rivelano che le principali vie di introduzione sono state gli Orti Botanici e i porti. I luoghi di ritrovamento indicano che gli habitat preferenziali di colonizzazione sono le coste, sia sabbiose che rocciose, le zone ruderali e il verde urbano. L’incremento temporale delle segnalazioni evidenzia una rapida diffusione di S. origanifolia lungo le coste mediterranee e atlantiche, da cui la specie è poi penetrata verso l’interno seguendo i corsi d’acqua. Nei climi più freddi e continentali non è stata, invece, riscontrata alcuna radiazione e la specie è rimasta, finora, confinata nei punti di arrivo.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11568/1287347
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