“Faylita Hicks (she/they) is a queer Afro-Latinx writer, spoken word artist, and cultural strategist”. Così si presenta sul suo sito la poetessa texana Faylita Hicks, prefigurando già in poche righe la qualità essenzialmente ibrida della sua identità, della sua scrittura e della sua pratica. L’acclamato esordio poetico di Hicks, Hoodwitch (2019), è, nelle parole dell’autrice “a reclamation of power for black women and nonbinary people whose bodies have become the very weapons used against them”. La parola e il corpo, quindi; confini porosi che si dissolvono nel mettere in comunicazione la sfera pubblica e quella privata. Gli attraversamenti e le contaminazioni sono la cifra stilistica che anima tutta l’opera dell’autrice, una silloge strutturata come il racconto gotico di una seduta spiritica nella quale Hicks invoca gli spiriti delle vittime di violenza razzista e patriarcale, immaginando per loro dei futuri alternativi di lotta e rivalsa. Poesia e narrativa, realismo e gotico: altri confini da attraversare nel nome dell’impegno politico e della critica sociale. Il tutto in uno stile anch’esso frutto di sconfinamenti imprevedibili nella tradizione poetica afroamericana, nello spoken word e nel rap, e che si riflette nelle performance dell’autrice – eventi che uniscono voce, parole, musica e immagini in una sorta di laica cerimonia voodoo postmoderna. Utilizzando l’idea di attraversamento come strumento ermeneutico capace di illuminare le dialettiche profonde che animano Hoodwitch, questo intervento si propone di far luce sulle qualità linguistiche, simboliche e performative della poesia di Hicks, analizzandone altresì la dimensione di militanza nel mostrare come queste liriche incendiarie proseguano la tradizione poetica afroamericana che il poeta Kevin Young ha definito “of struggle and song”.
#Hallelujah to the HoodWitches: note sulla poesia di Faylita Hicks
Marco Petrelli
2024-01-01
Abstract
“Faylita Hicks (she/they) is a queer Afro-Latinx writer, spoken word artist, and cultural strategist”. Così si presenta sul suo sito la poetessa texana Faylita Hicks, prefigurando già in poche righe la qualità essenzialmente ibrida della sua identità, della sua scrittura e della sua pratica. L’acclamato esordio poetico di Hicks, Hoodwitch (2019), è, nelle parole dell’autrice “a reclamation of power for black women and nonbinary people whose bodies have become the very weapons used against them”. La parola e il corpo, quindi; confini porosi che si dissolvono nel mettere in comunicazione la sfera pubblica e quella privata. Gli attraversamenti e le contaminazioni sono la cifra stilistica che anima tutta l’opera dell’autrice, una silloge strutturata come il racconto gotico di una seduta spiritica nella quale Hicks invoca gli spiriti delle vittime di violenza razzista e patriarcale, immaginando per loro dei futuri alternativi di lotta e rivalsa. Poesia e narrativa, realismo e gotico: altri confini da attraversare nel nome dell’impegno politico e della critica sociale. Il tutto in uno stile anch’esso frutto di sconfinamenti imprevedibili nella tradizione poetica afroamericana, nello spoken word e nel rap, e che si riflette nelle performance dell’autrice – eventi che uniscono voce, parole, musica e immagini in una sorta di laica cerimonia voodoo postmoderna. Utilizzando l’idea di attraversamento come strumento ermeneutico capace di illuminare le dialettiche profonde che animano Hoodwitch, questo intervento si propone di far luce sulle qualità linguistiche, simboliche e performative della poesia di Hicks, analizzandone altresì la dimensione di militanza nel mostrare come queste liriche incendiarie proseguano la tradizione poetica afroamericana che il poeta Kevin Young ha definito “of struggle and song”.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.
