Introduzione La popolazione carceraria rappresenta un gruppo ad alto rischio per il controllo dell’infezione da HCV, avendo una maggiore prevalenza di persone con storia di uso di droga per via endovenosa, con patologia psichiatrica e di popolazioni vulnerabili con spesso ridotto accesso ai servi- zi sanitari. L’avvento dei nuovi farmaci antivirali per l’HCV ha reso possibile la realizzazione di una strategia di micro-eliminazione in carcere. L’obiettivo dello studio è valutare l’efficacia della strategia di screening e trattamento del’HCV adottata in due carceri milanesi nell’ottica della micro-eliminazione. Metodi Abbiamo condotto nel 2017 e nel 2018 una valutazione cross-sectional della cascata di trattamento dell’HCV in una casa di reclusione, Opera (OP), ed in una circondariale, San Vittore (SV) a Milano. È stato applicato un protocollo dedicato per valutare l’eligibilità e per il trattamento. Abbiamo raccolto i dati demografici, relativi allo screening ed al tratta- mento dell’HCV su tutti i detenuti presenti il 31 ottobre 2017 e 2018. La raccolta dati è stata chiusa il 31 dicembre entrambi gli anni. Risultati Al 31 ottobre 2017, vivevano nei due carceri 2366 detenuti, 2369 nel 2018. 1036 (43.7%) erano già presenti nel 2017 (71.3% OP; 28.7% SV). Entrambi gli anni la maggioranza era composta da uomini (95.4%; 96.4%), con età mediana 41 anni e italiani (57%; 61.9%). La prevalenza di persone con storia di uso di droga è rimasta alta (46.5%; 44.2%). La copertura dello screening per HCV è stata l’89% entrambi gli anni, mentre quella per il test dell’HCV-RNA è aumentata (90,6%; 99%). La sieroprevalenza (HCV Ab +) è rimasta stabile (212, 10.1%; 194, 9.2%). Alla fine del 2017 e del 2018, 106 (50%) e 117 (60.3%) detenuti avevano iniziato il processo per valutare l’eligibilità al trattamento; di questi 90 (42.4%) e 106 (54,6%) hanno completato la terapia con nuovi farmaci antivirali in carcere. Considerando l’ultima viremia disponibile, nel 2017 41 detenuti (19.3%) risultavano ancora viremici (OP 16.1%; SV 24.4%), mentre soltanto 13 (6.7%) nel 2018 (OP < 1%; SV 15.4%). Al 31 dicembre 2018, fra i detenuti sieropositivi per HCV, 122 (62.9%) non erano mai stati presi in carico prima dell’incarcerazione. Conclusioni Il nostro studio mostra il successo della strategia di screening e tratta- mento dell’HCV per raggiungere la microeliminazione in carcere con un significativo calo del numero di individui viremici. Teniamo a sotto- lineare come il sistema sanitario carcerario possa rappresentare l’unico punto di accesso alle cure per popolazioni vulnerabili, contribuendo così a contrastare le disuguaglianze in salute.
Test e trattamento di HCV in due istituti penitenziari di Milano: una strategia efficace per raggiungere la microeliminazione.
G. SCARDINA;V. CASIGLIANI;G. ARZILLI;L. TAVOSCHI;
2019-01-01
Abstract
Introduzione La popolazione carceraria rappresenta un gruppo ad alto rischio per il controllo dell’infezione da HCV, avendo una maggiore prevalenza di persone con storia di uso di droga per via endovenosa, con patologia psichiatrica e di popolazioni vulnerabili con spesso ridotto accesso ai servi- zi sanitari. L’avvento dei nuovi farmaci antivirali per l’HCV ha reso possibile la realizzazione di una strategia di micro-eliminazione in carcere. L’obiettivo dello studio è valutare l’efficacia della strategia di screening e trattamento del’HCV adottata in due carceri milanesi nell’ottica della micro-eliminazione. Metodi Abbiamo condotto nel 2017 e nel 2018 una valutazione cross-sectional della cascata di trattamento dell’HCV in una casa di reclusione, Opera (OP), ed in una circondariale, San Vittore (SV) a Milano. È stato applicato un protocollo dedicato per valutare l’eligibilità e per il trattamento. Abbiamo raccolto i dati demografici, relativi allo screening ed al tratta- mento dell’HCV su tutti i detenuti presenti il 31 ottobre 2017 e 2018. La raccolta dati è stata chiusa il 31 dicembre entrambi gli anni. Risultati Al 31 ottobre 2017, vivevano nei due carceri 2366 detenuti, 2369 nel 2018. 1036 (43.7%) erano già presenti nel 2017 (71.3% OP; 28.7% SV). Entrambi gli anni la maggioranza era composta da uomini (95.4%; 96.4%), con età mediana 41 anni e italiani (57%; 61.9%). La prevalenza di persone con storia di uso di droga è rimasta alta (46.5%; 44.2%). La copertura dello screening per HCV è stata l’89% entrambi gli anni, mentre quella per il test dell’HCV-RNA è aumentata (90,6%; 99%). La sieroprevalenza (HCV Ab +) è rimasta stabile (212, 10.1%; 194, 9.2%). Alla fine del 2017 e del 2018, 106 (50%) e 117 (60.3%) detenuti avevano iniziato il processo per valutare l’eligibilità al trattamento; di questi 90 (42.4%) e 106 (54,6%) hanno completato la terapia con nuovi farmaci antivirali in carcere. Considerando l’ultima viremia disponibile, nel 2017 41 detenuti (19.3%) risultavano ancora viremici (OP 16.1%; SV 24.4%), mentre soltanto 13 (6.7%) nel 2018 (OP < 1%; SV 15.4%). Al 31 dicembre 2018, fra i detenuti sieropositivi per HCV, 122 (62.9%) non erano mai stati presi in carico prima dell’incarcerazione. Conclusioni Il nostro studio mostra il successo della strategia di screening e tratta- mento dell’HCV per raggiungere la microeliminazione in carcere con un significativo calo del numero di individui viremici. Teniamo a sotto- lineare come il sistema sanitario carcerario possa rappresentare l’unico punto di accesso alle cure per popolazioni vulnerabili, contribuendo così a contrastare le disuguaglianze in salute.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.


