A causa delle caratteristiche infrastrutturali e della popolazione residente, l’ambiente carcerario è a maggior rischio di trasmissione di SARS-CoV-2 e di gravi esiti clinici. Tuttavia, per ragioni strutturali e operative, condurre una ricerca solida in ambito carcerario è complesso e spesso gli studi disponibili sono monocentrici e con una copertura temporale limitata. In questo lavoro abbiamo descritto l’estensione e la dinamica della pandemia da COVID-19 all’interno del sistema carcerario della Lombardia, nel periodo marzo 2020-febbraio 2021 e valutato l’effetto delle misure di prevenzione e controllo delle infezioni adottate. Abbiamo svolto studio ecologico longitudinale effettuato tra marzo 2020 e febbraio 2021 nel sistema carcerario lombardo. Utilizzando i dati regionali riportati di routine abbiamo stimato i tassi grezzi settimanali di casi COVID-19, il tasso di positività al test settimanale e il rischio relativo (RR) di contrarre l’infezione nei detenuti, nel personale carcerario e nella popolazione generale. Abbiamo calcolato il numero medio settimanale di detenuti in quarantena, il tasso settimanale di personale carcerario sintomatico/asintomatico in congedo per malattia e il tasso di sovraffolamento per struttura detentiva. Abbiamo eseguito un’analisi di correlazione tra il tasso grezzo deicasi tra i detenuti e le misure di prevenzione implementate. Durante il periodo di studio, su una media mensile di 7.599 detenuti e 4.591 personale carcerario, sono stati segnalati rispettivamente 1.564 e 661 casi di COVID-19. Di questi casi, la maggior parte è stata segnalata durante la seconda ondata, quando le misure rigorose precedentemente applicate sono state allentate. Durante entrambe le ondate epidemiche, i detenuti e il personale carcerario hanno avuto il tasso di casi grezzi e il RR più elevati rispetto alla popolazione generale. Non abbiamo trovato correlazioni significative tra le misure di controllo valutate e il tasso di casi PiP. Nonostante l’assistenza sanitaria nelle carceri italiane sia di competenza del Ministero della Salute, la mancanza di servizi di assistenza sanitaria, di prevenzione e di attività di sorveglianza integrati tra carcere e comunità sono stati un elemento di fragilità nella risposta alla pandemia. Il carico di casi COVID-19 tra i detenuti ed il personale carcerario durante la seconda ondata ha messo in luce le difficoltà dell’attuazione di misure di prevenzione e controllo efficaci negli ambienti carcerari. L’ambiente carcerario e la popolazione carceraria devono essere inclusi nel piano pandemico per la preparazione alle emergenze e se possibili prioritizzati durante la risposta all’emergenza.

Un Anno (Marzo 2020 - Febbraio 2021) Nelle Carceri Lombarde: La Progressione Della Pandemia Di Covid-19 In Ambiente Penitenziario

Mazzilli S.;Tavoschi L.;Scardina G.;Arzilli G.;Ceccarelli L.;
2021-01-01

Abstract

A causa delle caratteristiche infrastrutturali e della popolazione residente, l’ambiente carcerario è a maggior rischio di trasmissione di SARS-CoV-2 e di gravi esiti clinici. Tuttavia, per ragioni strutturali e operative, condurre una ricerca solida in ambito carcerario è complesso e spesso gli studi disponibili sono monocentrici e con una copertura temporale limitata. In questo lavoro abbiamo descritto l’estensione e la dinamica della pandemia da COVID-19 all’interno del sistema carcerario della Lombardia, nel periodo marzo 2020-febbraio 2021 e valutato l’effetto delle misure di prevenzione e controllo delle infezioni adottate. Abbiamo svolto studio ecologico longitudinale effettuato tra marzo 2020 e febbraio 2021 nel sistema carcerario lombardo. Utilizzando i dati regionali riportati di routine abbiamo stimato i tassi grezzi settimanali di casi COVID-19, il tasso di positività al test settimanale e il rischio relativo (RR) di contrarre l’infezione nei detenuti, nel personale carcerario e nella popolazione generale. Abbiamo calcolato il numero medio settimanale di detenuti in quarantena, il tasso settimanale di personale carcerario sintomatico/asintomatico in congedo per malattia e il tasso di sovraffolamento per struttura detentiva. Abbiamo eseguito un’analisi di correlazione tra il tasso grezzo deicasi tra i detenuti e le misure di prevenzione implementate. Durante il periodo di studio, su una media mensile di 7.599 detenuti e 4.591 personale carcerario, sono stati segnalati rispettivamente 1.564 e 661 casi di COVID-19. Di questi casi, la maggior parte è stata segnalata durante la seconda ondata, quando le misure rigorose precedentemente applicate sono state allentate. Durante entrambe le ondate epidemiche, i detenuti e il personale carcerario hanno avuto il tasso di casi grezzi e il RR più elevati rispetto alla popolazione generale. Non abbiamo trovato correlazioni significative tra le misure di controllo valutate e il tasso di casi PiP. Nonostante l’assistenza sanitaria nelle carceri italiane sia di competenza del Ministero della Salute, la mancanza di servizi di assistenza sanitaria, di prevenzione e di attività di sorveglianza integrati tra carcere e comunità sono stati un elemento di fragilità nella risposta alla pandemia. Il carico di casi COVID-19 tra i detenuti ed il personale carcerario durante la seconda ondata ha messo in luce le difficoltà dell’attuazione di misure di prevenzione e controllo efficaci negli ambienti carcerari. L’ambiente carcerario e la popolazione carceraria devono essere inclusi nel piano pandemico per la preparazione alle emergenze e se possibili prioritizzati durante la risposta all’emergenza.
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