Il monopolio ecclesiastico e cittadino nella produzione e nella conservazione delle fonti scritte (specialmente quelle narrative e letterarie) fa sì che il sistema di valori, l’orizzonte culturale e i “discorsi politici” dei signori toscani del pieno medioevo siano poco noti. La loro voce, anche negli atti privati, è mediata e distorta dagli intermediari; nel caso di nomi e soprannomi, però, la mediazione è minima. Il saggio si propone di studiare la moda di soprannomi violenti e apparentemente negativi nel mondo signorile toscano tra 1080 e 1150. Questi soprannomi sono stati accettati nel loro significato immeditato, negativo, e li si è spiegati come frutto delle dinamiche e delle forme di comunicazioni di gruppi ristretti. Essi sarebbero stati subiti e non scelti. Il saggio, a partire dalla constatazione della disseminazione sociale dei soprannomi, dai livelli sociali superiori (famiglie comitali) a quelli inferiori (ceto cavalleresco), propone una lettura opposta. I “soprannomi violenti” sarebbero portati con orgoglio dai signori toscani e dai loro seguiti cavallereschi, nel contesto di un orizzonte culturale in cui l’esercizio della violenza su sudditi, vicini e rivali non era un disvalore, ma un indicatore di eminenza sociale – e quindi un valore positivo e condiviso. Solo dopo il 1150 il fenomeno viene meno, o almeno cambia di segno: i “soprannomi violenti”, se divenuti nomi di famiglia, possono essere trasmessi alle generazioni successive, ma non se ne inventano di nuovi. Si hanno inoltre fenomeni di edulcorazione (p.es. da Malanotte e Notte; da Malastrenna a Bonastrenna). Infine si avvia la moda dei nomi ispirati all’esotico orientale (Noradino, Saladino) o all’orizzonte cavalleresco (Ugeri, Turpino, Olivieri). Tale cronologia mostra uno stretto collegamento tra la moda onomastica e il trionfo della signoria in Toscana: i soprannomi violenti sono sia un affioramento del sistema di valori dei neo-signori, sia un indizio del ruolo della violenza (pratica e simbolica) come strumento di affermazione della signoria – un elemento trascurato dalla recente storiografia. Il superamento della moda, d’altra parte, rimanda al passaggio dalla fase formativa della signoria alla sua stabilizzazione.

Sviluppo signorile e nuove strategie onomastiche. Qualche riflessione sulla percezione e la rappresentazione della violenza in Toscana nel XII secolo

COLLAVINI, SIMONE MARIA
2009-01-01

Abstract

Il monopolio ecclesiastico e cittadino nella produzione e nella conservazione delle fonti scritte (specialmente quelle narrative e letterarie) fa sì che il sistema di valori, l’orizzonte culturale e i “discorsi politici” dei signori toscani del pieno medioevo siano poco noti. La loro voce, anche negli atti privati, è mediata e distorta dagli intermediari; nel caso di nomi e soprannomi, però, la mediazione è minima. Il saggio si propone di studiare la moda di soprannomi violenti e apparentemente negativi nel mondo signorile toscano tra 1080 e 1150. Questi soprannomi sono stati accettati nel loro significato immeditato, negativo, e li si è spiegati come frutto delle dinamiche e delle forme di comunicazioni di gruppi ristretti. Essi sarebbero stati subiti e non scelti. Il saggio, a partire dalla constatazione della disseminazione sociale dei soprannomi, dai livelli sociali superiori (famiglie comitali) a quelli inferiori (ceto cavalleresco), propone una lettura opposta. I “soprannomi violenti” sarebbero portati con orgoglio dai signori toscani e dai loro seguiti cavallereschi, nel contesto di un orizzonte culturale in cui l’esercizio della violenza su sudditi, vicini e rivali non era un disvalore, ma un indicatore di eminenza sociale – e quindi un valore positivo e condiviso. Solo dopo il 1150 il fenomeno viene meno, o almeno cambia di segno: i “soprannomi violenti”, se divenuti nomi di famiglia, possono essere trasmessi alle generazioni successive, ma non se ne inventano di nuovi. Si hanno inoltre fenomeni di edulcorazione (p.es. da Malanotte e Notte; da Malastrenna a Bonastrenna). Infine si avvia la moda dei nomi ispirati all’esotico orientale (Noradino, Saladino) o all’orizzonte cavalleresco (Ugeri, Turpino, Olivieri). Tale cronologia mostra uno stretto collegamento tra la moda onomastica e il trionfo della signoria in Toscana: i soprannomi violenti sono sia un affioramento del sistema di valori dei neo-signori, sia un indizio del ruolo della violenza (pratica e simbolica) come strumento di affermazione della signoria – un elemento trascurato dalla recente storiografia. Il superamento della moda, d’altra parte, rimanda al passaggio dalla fase formativa della signoria alla sua stabilizzazione.
2009
Collavini, SIMONE MARIA
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