Da alcuni anni gli studi sui processi di industrializzazione delle regioni italiane nel periodo liberale possono avvalersi delle stime storiche del valore aggiunto manifatturiero delle regioni del Regno calcolate dalle serie annuali del Pil nazionale, a loro volta quantificate per la prima volta dall’Istat negli anni ’50 e in tempi recenti sottoposte a progressivi affinamenti grazie a ricalcoli sempre più elaborati. Tale strumentazione di tipo quantitativo consente di riconsiderare le dinamiche che hanno interessato i processi di crescita economica delle singole regioni, così come lo svolgimento dei processi di industrializzazione. Per quanto riguarda l’andamento dell’industrializzazione nella Toscana di fine Ottocento (e fino alla deflagrazione della Grande Guerra), abbiamo utilizzato una serie di stime che si concentra sulla variazione del valore aggiunto prodotto da diversi aggregati settoriali dell’industria dal 1861 al 1913 calcolata da Carlo Ciccarelli e Stefano Fenoaltea. Per il lungo arco temporale contemplato, tali calcoli consentono di valutare in prospettiva diacronica alcune tendenze di fondo riguardanti l’andamento del valore aggiunto di sedici aggregati settoriali dell’industria nel corso dell’intervallo giolittiano e, in una prospettiva temporale più ampia, per l’intero periodo liberale. Come emerge dall’elaborazione di tali dati, in Toscana, nell’ultimo decennio dell’Ottocento l’aumento del valore aggiunto è costante ma piuttosto lento, mentre si assiste a una significativa accelerazione proprio a cavallo del secolo e negli anni successivi. La regione, dunque, sembra collocarsi pienamente nella tendenza generale che ha caratterizzato la crescita economica della penisola nel periodo giolittiano. Alla vigilia della Grande Guerra il valore aggiunto risulta più che raddoppiato rispetto a vent’anni prima, e il tessuto manifatturiero toscano appare più solido rispetto a quanto si è ritenuto fino a pochi decenni fa. La graduale maturazione industriale della Toscana è accompagnata da una evidente concentrazione tecnica, che dà luogo a una crescita delle dimensioni, sia in relazione agli occupati e alla forza motrice utilizzata, sia riguardo alla diffusione delle società per azioni, soprattutto nei nuovi settori. Questi dati confermano la progressione, anche rispetto ad altre regioni della penisola, di numerosi settori dell’industria regionale, per i quali si registra un incremento dei risultati proprio nel periodo giolittiano. Complessivamente, infatti, la Toscana guadagna due posizioni – passando dal sesto al quarto posto fra il 1890 e il 1913 – nel calcolo della stima del valore aggiunto complessivo del comparto industriale delle regioni che componevano il Regno d’Italia.
Lo sviluppo industriale in Toscana nell'età giolittiana: una lettura quantitativa
M. Cini
2025-01-01
Abstract
Da alcuni anni gli studi sui processi di industrializzazione delle regioni italiane nel periodo liberale possono avvalersi delle stime storiche del valore aggiunto manifatturiero delle regioni del Regno calcolate dalle serie annuali del Pil nazionale, a loro volta quantificate per la prima volta dall’Istat negli anni ’50 e in tempi recenti sottoposte a progressivi affinamenti grazie a ricalcoli sempre più elaborati. Tale strumentazione di tipo quantitativo consente di riconsiderare le dinamiche che hanno interessato i processi di crescita economica delle singole regioni, così come lo svolgimento dei processi di industrializzazione. Per quanto riguarda l’andamento dell’industrializzazione nella Toscana di fine Ottocento (e fino alla deflagrazione della Grande Guerra), abbiamo utilizzato una serie di stime che si concentra sulla variazione del valore aggiunto prodotto da diversi aggregati settoriali dell’industria dal 1861 al 1913 calcolata da Carlo Ciccarelli e Stefano Fenoaltea. Per il lungo arco temporale contemplato, tali calcoli consentono di valutare in prospettiva diacronica alcune tendenze di fondo riguardanti l’andamento del valore aggiunto di sedici aggregati settoriali dell’industria nel corso dell’intervallo giolittiano e, in una prospettiva temporale più ampia, per l’intero periodo liberale. Come emerge dall’elaborazione di tali dati, in Toscana, nell’ultimo decennio dell’Ottocento l’aumento del valore aggiunto è costante ma piuttosto lento, mentre si assiste a una significativa accelerazione proprio a cavallo del secolo e negli anni successivi. La regione, dunque, sembra collocarsi pienamente nella tendenza generale che ha caratterizzato la crescita economica della penisola nel periodo giolittiano. Alla vigilia della Grande Guerra il valore aggiunto risulta più che raddoppiato rispetto a vent’anni prima, e il tessuto manifatturiero toscano appare più solido rispetto a quanto si è ritenuto fino a pochi decenni fa. La graduale maturazione industriale della Toscana è accompagnata da una evidente concentrazione tecnica, che dà luogo a una crescita delle dimensioni, sia in relazione agli occupati e alla forza motrice utilizzata, sia riguardo alla diffusione delle società per azioni, soprattutto nei nuovi settori. Questi dati confermano la progressione, anche rispetto ad altre regioni della penisola, di numerosi settori dell’industria regionale, per i quali si registra un incremento dei risultati proprio nel periodo giolittiano. Complessivamente, infatti, la Toscana guadagna due posizioni – passando dal sesto al quarto posto fra il 1890 e il 1913 – nel calcolo della stima del valore aggiunto complessivo del comparto industriale delle regioni che componevano il Regno d’Italia.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.


