Il “dialogue entre Jeremie Pouf e Jonas Gay”, edito a Livorno nel 1786 dallo stampatore Falorni, è un testo già segnalato da vari studiosi, tutti concordi nel riconoscerne l’interesse, e altrettanto concordi nel rinunciare a fornirne una spiegazione a causa della sua enigmaticità apparentemente irriducibile. Si tratta di una recensione satirica dell’atto unico “Gli Ebrei” (Die Juden) composto da Lessing nel 1749, un’opera che anticipa la critica del pregiudizio antisemita contenuta nel ben più famoso e maturo “Nathan il Saggio”. Due ebrei livornesi al tavolino di un caffè commentano una sin qui fantomatica traduzione italiana della pièce giovanile di Lessing, trovandola per molti aspetti inverosimile, specialmente nella descrizione degli stereotipi negativi che l’autore si prefigge di denunciare. Al dialogo fece seguito la pubblicazione di una commedia – Les Esclaves Livornois à Alger – dello stesso autore pseudonimo François Gariel, che riprende la discussione avviata nel dialogo sulla questione della tolleranza e dell’emancipazione degli ebrei. Anche a Livorno, dove la nazione sefardita vive da un paio di secoli al riparo dalle persecuzioni, non mancano i pregiudizi nei riguardi del popolo ebraico, ma sono pregiudizi per molti versi differenti da quelli correnti nel mondo germanico, e ricordati da Lessing. È in questo confronto tra le diverse facce dell’antisemitismo l’aspetto maggiormente interessante del dialogo. Non meno interessanti sono le circostanze della sua pubblicazione, rimaste a lungo misteriose, soprattutto per l’irreperibilità della traduzione cui il dialogo si riferisce.

Jérémie Pouf e Jonas Gay. Ricerche in corso sulla prima traduzione italiana de Gli Ebrei di Lessing

ADDOBBATI, ANDREA
2009-01-01

Abstract

Il “dialogue entre Jeremie Pouf e Jonas Gay”, edito a Livorno nel 1786 dallo stampatore Falorni, è un testo già segnalato da vari studiosi, tutti concordi nel riconoscerne l’interesse, e altrettanto concordi nel rinunciare a fornirne una spiegazione a causa della sua enigmaticità apparentemente irriducibile. Si tratta di una recensione satirica dell’atto unico “Gli Ebrei” (Die Juden) composto da Lessing nel 1749, un’opera che anticipa la critica del pregiudizio antisemita contenuta nel ben più famoso e maturo “Nathan il Saggio”. Due ebrei livornesi al tavolino di un caffè commentano una sin qui fantomatica traduzione italiana della pièce giovanile di Lessing, trovandola per molti aspetti inverosimile, specialmente nella descrizione degli stereotipi negativi che l’autore si prefigge di denunciare. Al dialogo fece seguito la pubblicazione di una commedia – Les Esclaves Livornois à Alger – dello stesso autore pseudonimo François Gariel, che riprende la discussione avviata nel dialogo sulla questione della tolleranza e dell’emancipazione degli ebrei. Anche a Livorno, dove la nazione sefardita vive da un paio di secoli al riparo dalle persecuzioni, non mancano i pregiudizi nei riguardi del popolo ebraico, ma sono pregiudizi per molti versi differenti da quelli correnti nel mondo germanico, e ricordati da Lessing. È in questo confronto tra le diverse facce dell’antisemitismo l’aspetto maggiormente interessante del dialogo. Non meno interessanti sono le circostanze della sua pubblicazione, rimaste a lungo misteriose, soprattutto per l’irreperibilità della traduzione cui il dialogo si riferisce.
2009
Addobbati, Andrea
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