La viticoltura è stata praticata sin dalle origini dell’agricoltura e ha sempre rappresentato una delle attività agricole principali. Data l’importanza storica della produzione viticola in ambito comunitario, la legislazione vitivinicola ha anticipato quella di tutti gli altri fruttiferi e attualmente disciplina minuziosamente la produzione e la commercializzazione del materiale di propagazione e l’utilizzo dei vitigni per la produzione di vino attraverso l’iscrizione a registri ufficiali e la delimitazione delle aree di coltivazione. La viticoltura italiana è essenzialmente basata sulla coltivazione di varietà (vitigni) di antica origine e che, quindi, come tali non possono essere protette per mezzo delle privative di protezione delle novità vegetali previste dalla legislazione Comunitaria e Nazionale. In tale ambito, il clone rappresenta l’unica entità all’interno della varietà che può essere documentata come il risultato dell’attività di selezione umana nell’ambito della variabilità naturale di un vitigno, e che, pertanto, può essere protetto con privative di protezione delle novità vegetali. A causa di alcuni eventi di ristrutturazione della viticoltura e delle normative di restrizione per l’utilizzo dei vitigni non ben caratterizzati, come la maggior parte dei vitigni autoctoni di antica origine di cui l’Italia è in assoluto il paese più ricco, la biodiversità viticola autoctona Italiana si è molto ridotta nel corso dell’ultimo secolo. Come supporto all’attività di caratterizzazione del germoplasma viticolo autoctono, il Dipartimento di Coltivazione e Difesa delle Specie Legnose dell’Università di Pisa ha realizzato un’applicazione per un database viticolo universale e si è fatto promotore della costituzione del Vitis Database Working Group (VDWG) e della realizzazione del Database Viticolo Italiano (DVI; www.vitisdb.it). A differenza degli altri database, il DVI permette una gestione decentralizzata dei dati, consente una standardizzazione dei dati inseriti e presenta diversi livelli di visualizzazione, del quale quello pubblico è controllato da un apposito Comitato Scientifico. L’adesione al VDWG e quindi l’accesso al livello non pubblico del DVI è aperta a tutte le istituzioni pubbliche e private che ne fanno richiesta.
Brevettare la vita? Il caso della vite e il Database Viticolo Italiano
D'ONOFRIO, CLAUDIO
2010-01-01
Abstract
La viticoltura è stata praticata sin dalle origini dell’agricoltura e ha sempre rappresentato una delle attività agricole principali. Data l’importanza storica della produzione viticola in ambito comunitario, la legislazione vitivinicola ha anticipato quella di tutti gli altri fruttiferi e attualmente disciplina minuziosamente la produzione e la commercializzazione del materiale di propagazione e l’utilizzo dei vitigni per la produzione di vino attraverso l’iscrizione a registri ufficiali e la delimitazione delle aree di coltivazione. La viticoltura italiana è essenzialmente basata sulla coltivazione di varietà (vitigni) di antica origine e che, quindi, come tali non possono essere protette per mezzo delle privative di protezione delle novità vegetali previste dalla legislazione Comunitaria e Nazionale. In tale ambito, il clone rappresenta l’unica entità all’interno della varietà che può essere documentata come il risultato dell’attività di selezione umana nell’ambito della variabilità naturale di un vitigno, e che, pertanto, può essere protetto con privative di protezione delle novità vegetali. A causa di alcuni eventi di ristrutturazione della viticoltura e delle normative di restrizione per l’utilizzo dei vitigni non ben caratterizzati, come la maggior parte dei vitigni autoctoni di antica origine di cui l’Italia è in assoluto il paese più ricco, la biodiversità viticola autoctona Italiana si è molto ridotta nel corso dell’ultimo secolo. Come supporto all’attività di caratterizzazione del germoplasma viticolo autoctono, il Dipartimento di Coltivazione e Difesa delle Specie Legnose dell’Università di Pisa ha realizzato un’applicazione per un database viticolo universale e si è fatto promotore della costituzione del Vitis Database Working Group (VDWG) e della realizzazione del Database Viticolo Italiano (DVI; www.vitisdb.it). A differenza degli altri database, il DVI permette una gestione decentralizzata dei dati, consente una standardizzazione dei dati inseriti e presenta diversi livelli di visualizzazione, del quale quello pubblico è controllato da un apposito Comitato Scientifico. L’adesione al VDWG e quindi l’accesso al livello non pubblico del DVI è aperta a tutte le istituzioni pubbliche e private che ne fanno richiesta.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.