Il tema del risarcimento del danno alla persona – e in particolare dei danni non patrimoniali e dei soggetti legittimati a domandarne il risarcimento in caso di morte dello straniero – rappresenta per più versi una sfida per l’interprete. La lettura costituzionalmente orientata dell’art. 2059 c.c. ha segnato, com’è noto, una svolta nella ricostruzione del sistema della tutela risarcitoria dei danni alla persona: l’emancipazione dell’art. 2059 c.c. dalla sudditanza all’art. 185 c.p. – dal momento che il reato non costituisce più l’unico strumento di tipizzazione del danno non patrimoniale – ha determinato una riformulazione del concetto stesso di danno non patrimoniale, che oggi comprende ogni conseguenza pregiudizievole di natura non patrimoniale derivante dalla lesione di valori inerenti alla persona, includendo il danno biologico, il danno morale, nonché il danno derivante dalla lesione di altri interessi di rango costituzionale ed inviolabile. L’interrogativo alla base dell’indagine svolta nel saggio è il seguente: a questo “nuovo sistema dei danni non patrimoniali” ha accesso anche lo straniero? Il quesito è complesso: nella risposta si intrecciano questioni che riguardano la ricostruzione della condizione giuridica dello straniero, l’interpretazione della clausola di reciprocità di cui all’art. 16 delle disposizioni preliminari al codice civile, l’individuazione dei diritti fondamentali, l’incidenza della condizione di regolarità o irregolarità dello straniero, l’estensione della protezione risarcitoria ai familiari, la rilevanza della residenza in Italia o all’estero di costoro, i parametri per la quantificazione del risarcimento del danno. Le questioni vengono affrontate in maniera analitica, per approdare poi alla conclusione che, in certa misura, la questione della risarcibilità del danno alla persona dello straniero è un test di verifica della coerenza dell’intero sistema dei nuovi danni non patrimoniali.
Quanto vale la vita di un immigrato? Un banco di prova per il sistema dei nuovi danni non patrimoniali
PELLECCHIA, ENZA
2010-01-01
Abstract
Il tema del risarcimento del danno alla persona – e in particolare dei danni non patrimoniali e dei soggetti legittimati a domandarne il risarcimento in caso di morte dello straniero – rappresenta per più versi una sfida per l’interprete. La lettura costituzionalmente orientata dell’art. 2059 c.c. ha segnato, com’è noto, una svolta nella ricostruzione del sistema della tutela risarcitoria dei danni alla persona: l’emancipazione dell’art. 2059 c.c. dalla sudditanza all’art. 185 c.p. – dal momento che il reato non costituisce più l’unico strumento di tipizzazione del danno non patrimoniale – ha determinato una riformulazione del concetto stesso di danno non patrimoniale, che oggi comprende ogni conseguenza pregiudizievole di natura non patrimoniale derivante dalla lesione di valori inerenti alla persona, includendo il danno biologico, il danno morale, nonché il danno derivante dalla lesione di altri interessi di rango costituzionale ed inviolabile. L’interrogativo alla base dell’indagine svolta nel saggio è il seguente: a questo “nuovo sistema dei danni non patrimoniali” ha accesso anche lo straniero? Il quesito è complesso: nella risposta si intrecciano questioni che riguardano la ricostruzione della condizione giuridica dello straniero, l’interpretazione della clausola di reciprocità di cui all’art. 16 delle disposizioni preliminari al codice civile, l’individuazione dei diritti fondamentali, l’incidenza della condizione di regolarità o irregolarità dello straniero, l’estensione della protezione risarcitoria ai familiari, la rilevanza della residenza in Italia o all’estero di costoro, i parametri per la quantificazione del risarcimento del danno. Le questioni vengono affrontate in maniera analitica, per approdare poi alla conclusione che, in certa misura, la questione della risarcibilità del danno alla persona dello straniero è un test di verifica della coerenza dell’intero sistema dei nuovi danni non patrimoniali.File | Dimensione | Formato | |
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