Muovendo in controdenza verso quei luoghi comuni che emergono con maggiore frequenza nei commenti sulla traduzione (come ad esempio il linguaggio della perdita, che il testo d’arrivo sia indubbiamente inferiore e più debole dell’originale, ecc). lo studio intende sottolineare, d'accordo con Salman Rushdie, che spesso nel processo traduttivo si verifica un procedimento inverso, in cui un testo, lungi dal perdere, acquista qualcosa nella traduzione. Esempio straordinario e affascinante di questo processo inverso è il “pollinated and enriched language” delle letterature in inglese e, di conseguenza, delle loro varianti in traduzione. In questi casi, il lettore non solo non si perde di fronte alla traduzione, ma trova un mondo ‘altro’ riportato entro l'orizzonte del suo linguaggio e della sua realtà culturale, emotiva, spirituale. Traduzione, infatti, è sinonimo di trasporto, “trasportare l'io in un altro piano e in un altro linguaggio”, secondo quanto indica ancora Rushdie, e di “transculturazione”. Veicolo delle singolarità individuali, compito della traduzione oggi è inventare, secondo le parole del filosofo, romanziere, poeta e saggista martinicano Édouard Glissant, "un linguaggio necessario da una lingua all'altra, un linguaggio comune, ma in qualche modo imprevedibile in rapporto a ciascuna di loro." Quando ciò avviene, la traduzione realmente s'impone come "arte dell'incrocio di meticciati che aspirano alla totalità-mondo, arte della vertigine e dell'erranza salutare". Inoltre, le immense potenzialità creative della lingua inglese possono contribuire, attraverso la traduzione – che non è soltanto un “bearing accross” ma un “fertile coming together” – al rinnovamento e alla modernizzazione della lingua italiana

Per un tentativo di andare oltre alcuni luoghi comuni e qualche riflessione sulle complessità dell’universo culturale contemporaneo

RIZZARDI, BIANCAMARIA
2010-01-01

Abstract

Muovendo in controdenza verso quei luoghi comuni che emergono con maggiore frequenza nei commenti sulla traduzione (come ad esempio il linguaggio della perdita, che il testo d’arrivo sia indubbiamente inferiore e più debole dell’originale, ecc). lo studio intende sottolineare, d'accordo con Salman Rushdie, che spesso nel processo traduttivo si verifica un procedimento inverso, in cui un testo, lungi dal perdere, acquista qualcosa nella traduzione. Esempio straordinario e affascinante di questo processo inverso è il “pollinated and enriched language” delle letterature in inglese e, di conseguenza, delle loro varianti in traduzione. In questi casi, il lettore non solo non si perde di fronte alla traduzione, ma trova un mondo ‘altro’ riportato entro l'orizzonte del suo linguaggio e della sua realtà culturale, emotiva, spirituale. Traduzione, infatti, è sinonimo di trasporto, “trasportare l'io in un altro piano e in un altro linguaggio”, secondo quanto indica ancora Rushdie, e di “transculturazione”. Veicolo delle singolarità individuali, compito della traduzione oggi è inventare, secondo le parole del filosofo, romanziere, poeta e saggista martinicano Édouard Glissant, "un linguaggio necessario da una lingua all'altra, un linguaggio comune, ma in qualche modo imprevedibile in rapporto a ciascuna di loro." Quando ciò avviene, la traduzione realmente s'impone come "arte dell'incrocio di meticciati che aspirano alla totalità-mondo, arte della vertigine e dell'erranza salutare". Inoltre, le immense potenzialità creative della lingua inglese possono contribuire, attraverso la traduzione – che non è soltanto un “bearing accross” ma un “fertile coming together” – al rinnovamento e alla modernizzazione della lingua italiana
2010
Rizzardi, Biancamaria
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