I valori tradizionalmente attribuiti al medio oppositivo vanno dal riflessivo al passivo, al medio cosiddetto “dinamico” o “intensivo”, dal reciproco al medio “di interesse”, a quello “possessivo”. «In molti casi – nota Wackernagel (1926: 129) – non possiamo dire in modo chiaro e definito in cosa consiste la differenza tra forma attiva e forma media. Talvolta sembra che ambedue possano essere usate promiscuamente una accanto all’altra». Il medio, insomma, può tanto veicolare valori intransitivi o passivi, in chiara opposizione funzionale all’attivo transitivo, quanto fungere da alternativa all’attivo. Ci proponiamo, in questo studio, di individuare un principio sottostante che dia ragione delle diversità funzionali dell’opposizione fra attivo e medio. Partiamo dal lessico omerico, il più antico e quello che meglio consente di riconoscere la distinzione fra le due diatesi: nel corso del tempo, in molti casi, attivo e medio assumono valori estensivi, dovuti a mutamenti che offuscano, almeno in parte, l’opposizione originaria. Il nostro studio, che si basa sull'analisi di 355 basi verbali che presentano la diatesi media in Omero, giunge alle seguenti conclusioni: A) la selezione del medio oppositivo, anzi, della diatesi media in generale, è governata dalla semantica verbale; B) i valori del medio oppositivo si dispongono lungo una scala che va dal medio anticausativo ai casi in cui il medio e l’attivo hanno lo stesso valore. Nel presente lavoro mostriamo che i parametri che governano la scala sono: 1) la possibilità per il soggetto di figurare come argomento interno diretto del predicato, 2) il grado di azionalità telica del verbo, 3) la valenza verbale. Un verbo biargomentale, se telico, può formare l’anticausativo, il passivo e il riflessivo; se atelico o a bassa telicità (l’argomento interno diretto è, cioè, [- coinvolto] dall’evento), il passivo e il riflessivo soltanto, ma non l’anticausativo; un verbo monoargomentale non può formare nessuna di queste configurazioni, ma, a seconda delle proprietà semantiche, o è un medium tantum, o ha un medio doppione dell’attivo. Mostriamo, infine, che se è vero che il medio codificava l’inaccusatività indoeuropea, allora il valore di anticausativo è il più vicino a quelli originari del medio. La proprietà di codificare il termine intransitivo, anticausativo, dell’alternanza è una delle manifestazioni più caratteristiche dell’inaccusatività.
Anticausativi, passivi, riflessivi: considerazioni sul medio oppositivo
ROMAGNO, DOMENICA
2010-01-01
Abstract
I valori tradizionalmente attribuiti al medio oppositivo vanno dal riflessivo al passivo, al medio cosiddetto “dinamico” o “intensivo”, dal reciproco al medio “di interesse”, a quello “possessivo”. «In molti casi – nota Wackernagel (1926: 129) – non possiamo dire in modo chiaro e definito in cosa consiste la differenza tra forma attiva e forma media. Talvolta sembra che ambedue possano essere usate promiscuamente una accanto all’altra». Il medio, insomma, può tanto veicolare valori intransitivi o passivi, in chiara opposizione funzionale all’attivo transitivo, quanto fungere da alternativa all’attivo. Ci proponiamo, in questo studio, di individuare un principio sottostante che dia ragione delle diversità funzionali dell’opposizione fra attivo e medio. Partiamo dal lessico omerico, il più antico e quello che meglio consente di riconoscere la distinzione fra le due diatesi: nel corso del tempo, in molti casi, attivo e medio assumono valori estensivi, dovuti a mutamenti che offuscano, almeno in parte, l’opposizione originaria. Il nostro studio, che si basa sull'analisi di 355 basi verbali che presentano la diatesi media in Omero, giunge alle seguenti conclusioni: A) la selezione del medio oppositivo, anzi, della diatesi media in generale, è governata dalla semantica verbale; B) i valori del medio oppositivo si dispongono lungo una scala che va dal medio anticausativo ai casi in cui il medio e l’attivo hanno lo stesso valore. Nel presente lavoro mostriamo che i parametri che governano la scala sono: 1) la possibilità per il soggetto di figurare come argomento interno diretto del predicato, 2) il grado di azionalità telica del verbo, 3) la valenza verbale. Un verbo biargomentale, se telico, può formare l’anticausativo, il passivo e il riflessivo; se atelico o a bassa telicità (l’argomento interno diretto è, cioè, [- coinvolto] dall’evento), il passivo e il riflessivo soltanto, ma non l’anticausativo; un verbo monoargomentale non può formare nessuna di queste configurazioni, ma, a seconda delle proprietà semantiche, o è un medium tantum, o ha un medio doppione dell’attivo. Mostriamo, infine, che se è vero che il medio codificava l’inaccusatività indoeuropea, allora il valore di anticausativo è il più vicino a quelli originari del medio. La proprietà di codificare il termine intransitivo, anticausativo, dell’alternanza è una delle manifestazioni più caratteristiche dell’inaccusatività.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.