In questo saggio si indagano i rapporti tra gli Incogniti e l’Inghilterra e si discutono le numerose opere storiche scritti da membri dell’Accademia degli Incogniti intorno alla rivoluzione inglese. Villani ricorda come accanto alle opere di storia che trattarono le vicende britanniche vi sono due romanzi e una tragedia ambientati sullo sfondo britanniche e scritte da persone che fecero parte dell’accademia degli Incogniti che, pubblicate tra il 1650 e il 1677, segnalano ancora una volta il peculiare interesse che si ebbe in quell’ambiente attorno alle vicende inglesi degli anni rivoluzionari, la Rosalinda del Morando (1650), Il Cromuele del Graziani (1671) e la Marchesa d’Hunsleij del siciliano Antonio Lupis (1677). Quest’ultima opera venne pubblicata quando ormai da più di vent’anni l’Accademia degli Incogniti si era sciolta ma il suo autore era un protetto di Loredano, il fondatore e principe dell’Accademia, e ne scrisse una biografia. La pubblicazione della Marchesa d’Hunsleij del Lupis nel 1677 può quindi forse essere considerato come l’ultimo esito dell’interesse verso l’Inghilterra da parte dell’ambiente intellettuale che si raccolse attorno al Loredano Nell’ultima parte del saggio vengono discusse le traduzioni in inglese di opere di Incogniti pubblicate nel XVII secolo. Gli intellettuali che ruotarono attorno al sodalizio degli Incogniti prestarono una straordinaria attenzione alle coeve vicende inglesi in misura più ampia rispetto a quella che in genere prestarono letterati e storici italiani del Seicento che operarono in altri ambienti culturali. Questa attenzione fa spesso emergere una certa simpatia per la monarchia inglese, cui sembra aver contribuito in maniera determinante il peso dell’eredità della stagione sarpiana. Apparentemente ai loro occhi il governo monarchico inglese, con la mescolanza di elementi repubblicani e aristocratici, e la Chiesa d’Inghilterra, ottimisticamente considerata come lontana dagli estremismi confessionali che laceravano l’Europa, venivano visti come possibili modelli politici e religiosi. Questa simpatia verso la monarchia Stuart e la sua politica religiosa portò negli anni Quaranta e Cinquanta a giudicare come una tragedia la guerra civile e suscitò una commossa partecipazione alla tragedia di Carlo I. In nessuno degli autori di cui abbiamo parlato dunque il giudizio sulla guerra civile e sull’Interregno fa emergere una visione filo-repubblicana. E anche quando in alcune opere non si avverte ostilità verso il governo di Cromwell, questo è dovuto a ragioni di politica estera e alla contingente collocazione internazionale britannica nel confitto in atto tra le due Corone di Spagna e Francia. La Gran Bretagna nel Seicento fece da sfondo anche a numerose opere romanzesche. Luogo sufficientemente esotico per collocarvi vicende movimentate come quelle della Rosalinda e per trattare con disinvolta libertà la sua storia, come nel caso del Cromuele, la Gran Bretagna diventa un simbolo di conflitto, politico e religioso. La storia di Maria Stuarda, narrata in una miriade di opere italiane, e il Cappuccino scozzese del Rinuccini del 1644 contribuirono in particolare a fare della Scozia una sorta di luogo simbolico della lotta tra cattolicesimo e protestantesimo. È in questa scia che si colloca esplicitamente la Marchesa d’Hunsleij del Lupis. La nota dominante dell’interesse degli Incogniti verso la Gran Bretagna britannica in questo arco temporale di quarant’anni è dunque di attenzione alla sua storia ma, soprattutto di decisa critica all’esperienza repubblicana dell’Interregno. È significativo che del pari l’interesse che in Inghilterra verrà prestato alle opere degli Incogniti provenga in genere da ambienti realisti.

Gli Incogniti e l’Inghilterra,

VILLANI, STEFANO
2011-01-01

Abstract

In questo saggio si indagano i rapporti tra gli Incogniti e l’Inghilterra e si discutono le numerose opere storiche scritti da membri dell’Accademia degli Incogniti intorno alla rivoluzione inglese. Villani ricorda come accanto alle opere di storia che trattarono le vicende britanniche vi sono due romanzi e una tragedia ambientati sullo sfondo britanniche e scritte da persone che fecero parte dell’accademia degli Incogniti che, pubblicate tra il 1650 e il 1677, segnalano ancora una volta il peculiare interesse che si ebbe in quell’ambiente attorno alle vicende inglesi degli anni rivoluzionari, la Rosalinda del Morando (1650), Il Cromuele del Graziani (1671) e la Marchesa d’Hunsleij del siciliano Antonio Lupis (1677). Quest’ultima opera venne pubblicata quando ormai da più di vent’anni l’Accademia degli Incogniti si era sciolta ma il suo autore era un protetto di Loredano, il fondatore e principe dell’Accademia, e ne scrisse una biografia. La pubblicazione della Marchesa d’Hunsleij del Lupis nel 1677 può quindi forse essere considerato come l’ultimo esito dell’interesse verso l’Inghilterra da parte dell’ambiente intellettuale che si raccolse attorno al Loredano Nell’ultima parte del saggio vengono discusse le traduzioni in inglese di opere di Incogniti pubblicate nel XVII secolo. Gli intellettuali che ruotarono attorno al sodalizio degli Incogniti prestarono una straordinaria attenzione alle coeve vicende inglesi in misura più ampia rispetto a quella che in genere prestarono letterati e storici italiani del Seicento che operarono in altri ambienti culturali. Questa attenzione fa spesso emergere una certa simpatia per la monarchia inglese, cui sembra aver contribuito in maniera determinante il peso dell’eredità della stagione sarpiana. Apparentemente ai loro occhi il governo monarchico inglese, con la mescolanza di elementi repubblicani e aristocratici, e la Chiesa d’Inghilterra, ottimisticamente considerata come lontana dagli estremismi confessionali che laceravano l’Europa, venivano visti come possibili modelli politici e religiosi. Questa simpatia verso la monarchia Stuart e la sua politica religiosa portò negli anni Quaranta e Cinquanta a giudicare come una tragedia la guerra civile e suscitò una commossa partecipazione alla tragedia di Carlo I. In nessuno degli autori di cui abbiamo parlato dunque il giudizio sulla guerra civile e sull’Interregno fa emergere una visione filo-repubblicana. E anche quando in alcune opere non si avverte ostilità verso il governo di Cromwell, questo è dovuto a ragioni di politica estera e alla contingente collocazione internazionale britannica nel confitto in atto tra le due Corone di Spagna e Francia. La Gran Bretagna nel Seicento fece da sfondo anche a numerose opere romanzesche. Luogo sufficientemente esotico per collocarvi vicende movimentate come quelle della Rosalinda e per trattare con disinvolta libertà la sua storia, come nel caso del Cromuele, la Gran Bretagna diventa un simbolo di conflitto, politico e religioso. La storia di Maria Stuarda, narrata in una miriade di opere italiane, e il Cappuccino scozzese del Rinuccini del 1644 contribuirono in particolare a fare della Scozia una sorta di luogo simbolico della lotta tra cattolicesimo e protestantesimo. È in questa scia che si colloca esplicitamente la Marchesa d’Hunsleij del Lupis. La nota dominante dell’interesse degli Incogniti verso la Gran Bretagna britannica in questo arco temporale di quarant’anni è dunque di attenzione alla sua storia ma, soprattutto di decisa critica all’esperienza repubblicana dell’Interregno. È significativo che del pari l’interesse che in Inghilterra verrà prestato alle opere degli Incogniti provenga in genere da ambienti realisti.
2011
Villani, Stefano
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11568/144737
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