La citazione boccioniana (“Noi porremo lo spettatore al centro del quadro”) non intende rilevare ascendenze futuriste nei testi figurativi di Fo, per quanto egli sia stato a Brera, ma nel secondo dopoguerra, allievo di Carrà e di Funi. Lo scopo è di mostrare il dinamismo del corpo in scena, la sua capacità “sintetica” di tracciare mobili figure animate, in uno spazio che, specialmente nei monologhi (a partire da "Mistero buffo"), rompe la cornice del teatro. Non solo fuoriuscendo l’attore-autore da quella cornice, ma attirando su di sé, secondo diversi punti di vista, l’occhio, lo sguardo degli spettatori. Incorporando tutti i codici dello spettacolo (perfino la scenografia), il grande Giullare si fa così capace d’inscenare la simultaneità e la compenetrazione, la moltiplicazione dell’io (sia pure “epico”), grazie a una pluralità di mezzi innati e studiati; compresa la phonè giocata su linguaggi inventati o reinventati (grammelot), che fanno capo alla pittura sonora, figuralità traslata, dell’onomatopea.

"Uscire dal foglio entrare nel quadro rompere la cornice. Fo acrobata delle arti"

BARSOTTI, ANNA
2011-01-01

Abstract

La citazione boccioniana (“Noi porremo lo spettatore al centro del quadro”) non intende rilevare ascendenze futuriste nei testi figurativi di Fo, per quanto egli sia stato a Brera, ma nel secondo dopoguerra, allievo di Carrà e di Funi. Lo scopo è di mostrare il dinamismo del corpo in scena, la sua capacità “sintetica” di tracciare mobili figure animate, in uno spazio che, specialmente nei monologhi (a partire da "Mistero buffo"), rompe la cornice del teatro. Non solo fuoriuscendo l’attore-autore da quella cornice, ma attirando su di sé, secondo diversi punti di vista, l’occhio, lo sguardo degli spettatori. Incorporando tutti i codici dello spettacolo (perfino la scenografia), il grande Giullare si fa così capace d’inscenare la simultaneità e la compenetrazione, la moltiplicazione dell’io (sia pure “epico”), grazie a una pluralità di mezzi innati e studiati; compresa la phonè giocata su linguaggi inventati o reinventati (grammelot), che fanno capo alla pittura sonora, figuralità traslata, dell’onomatopea.
2011
Barsotti, Anna
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