La metodologia adottata, basata sullo sviluppo di un geodatabase di tipo vettoriale, opportunamente supportato da un software dedicato alla gestione (PostgreSQL), ha consentito di sviluppare un modello dinamico e versatile in grado di interrogare simultaneamente più strati informativi secondo criteri e regole definite dall’utente e di elaborare il risultato rispetto ad unità territoriali di dettaglio minimo. Il modello consente di definire scenari differenti in virtù: i) dei fattori che incidono sulla adattabilità delle diverse specie alle condizioni pedoclimatiche del territorio; ii) delle classi di uso del suolo che si ipotizza di convertire alla produzione di colture dedicate; iii) della quota parte di superficie che si intende destinare alla loro produzione. Lo scenario proposto, elaborato considerando le effettive possibilità di inserimento delle colture da energia nel contesto agricolo regionale, prevede una distinzione tra specie da biomassa e specie per la produzione di bio-carburanti; alle prime si è ipotizzato di destinare circa il 10% delle superfici potenzialmente convertibili (seminativi in asciutto con pendenze inferiori al 15%), mentre alle seconde è stato assegnato il 20% della restante superficie. I risultati mostrano differenze sensibili nella distribuzione delle specie considerate nei diversi areali della Toscana, in conseguenza del loro livello di adattabilità, evidenziando anche la possibilità di coprire le superfici potenzialmente convertibili con opportune combinazioni di colture. Le specie che sembrano presentare le maggiori prospettive di diffusione sono state la canna, fra le specie ligno-cellulosiche, e il girasole e la colza, fra le colture destinate alla produzione di biocarburanti di prima generazione. Le produzioni di energia ottenibili sulla base dello scenario ipotizzato evidenziano come, anche attraverso il recupero dei molti ettari usciti recentemente dall’utilizzo agricolo, potrebbe essere possibile ridurre la dipendenza della regione dalle importazioni di energia elettrica e soddisfare buona parte degli obiettivi previsti dal PIER (Piano di Indirizzo Energetico Regionale) riguardo all’installazione di nuovi impianti alimentati a biomasse entro il 2020.

Il contributo delle colture dedicate al settore delle agroenergie in Toscana: sviluppo di un modello previsionale a base GIS

SILVESTRI, NICOLA;
2011-01-01

Abstract

La metodologia adottata, basata sullo sviluppo di un geodatabase di tipo vettoriale, opportunamente supportato da un software dedicato alla gestione (PostgreSQL), ha consentito di sviluppare un modello dinamico e versatile in grado di interrogare simultaneamente più strati informativi secondo criteri e regole definite dall’utente e di elaborare il risultato rispetto ad unità territoriali di dettaglio minimo. Il modello consente di definire scenari differenti in virtù: i) dei fattori che incidono sulla adattabilità delle diverse specie alle condizioni pedoclimatiche del territorio; ii) delle classi di uso del suolo che si ipotizza di convertire alla produzione di colture dedicate; iii) della quota parte di superficie che si intende destinare alla loro produzione. Lo scenario proposto, elaborato considerando le effettive possibilità di inserimento delle colture da energia nel contesto agricolo regionale, prevede una distinzione tra specie da biomassa e specie per la produzione di bio-carburanti; alle prime si è ipotizzato di destinare circa il 10% delle superfici potenzialmente convertibili (seminativi in asciutto con pendenze inferiori al 15%), mentre alle seconde è stato assegnato il 20% della restante superficie. I risultati mostrano differenze sensibili nella distribuzione delle specie considerate nei diversi areali della Toscana, in conseguenza del loro livello di adattabilità, evidenziando anche la possibilità di coprire le superfici potenzialmente convertibili con opportune combinazioni di colture. Le specie che sembrano presentare le maggiori prospettive di diffusione sono state la canna, fra le specie ligno-cellulosiche, e il girasole e la colza, fra le colture destinate alla produzione di biocarburanti di prima generazione. Le produzioni di energia ottenibili sulla base dello scenario ipotizzato evidenziano come, anche attraverso il recupero dei molti ettari usciti recentemente dall’utilizzo agricolo, potrebbe essere possibile ridurre la dipendenza della regione dalle importazioni di energia elettrica e soddisfare buona parte degli obiettivi previsti dal PIER (Piano di Indirizzo Energetico Regionale) riguardo all’installazione di nuovi impianti alimentati a biomasse entro il 2020.
2011
Ragaglini, G; Villani, R; Silvestri, Nicola; Bonari, E.
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