PS13.26 - 490 CRITICITÀ DELL’ULTRAFILTRAZIONE APPLICATA ALLA POTABILIZZAZIONE DELL’ACQUA Vecchione A.*[1], Iannelli R.[2], Casini B.[1], Verani M.[3], Ripari S.[2], Privitera G.[1], Carducci A.[3] [1]Dipartimento di Patologia sperimentale BMIE, Università di Pisa ~ Pisa [2]Dipartimento di Ingegneria civile, Università di Pisa ~ PIsa [3]Dipartimento di Biologia, Università di Pisa ~ Pisa OBIETTIVI: Obiettivo di questo studio e stata la valutazione dell’applicabilita dell’ultrafiltrazione come unico trattamento per la potabilizzazione dell’acqua su un impianto pilota dotato di membrane MultiboreR, usato per il trattamento di acque superficiali di classe A2. METODI: L’impianto pilota prevede una prefiltrazione (membrana da 200 μm), una ultrafiltrazione e un controlavaggio (CIP: Cleaning In Place). La membrana di ultrafiltrazione e costituita da fibre cave parallele, ognuna con 7 tubi capillari di 0.7-0.8 mm di diametro e pori di 0.02 μm. La membrana, dopo prefiltrazione, e sottoposta a controlavaggio chimico con 3 mg/L di HClO. L’impianto ha una portata di 3.5 m3/h ed e in grado di garantire l’approvvigionamento di piccoli centri abitati. L’analisi dei parametri di potabilita richiesti dal D.Lgs 31/01 e stata condotta dal laboratorio dal Gestore Unico d’Ambito; inoltre e stata effettuata la ricerca di microrganismi tipici del biofouling, quali Legionella spp. (norma ISO 11731) e Mycobacterium spp. (Falkinham, 2000) e di indici di contaminazione virale, quali i colifagi (norma ISO 10705) e il genoma di adenovirus (Carducci, 2009). RISULTATI: I parametri di potabilita valutati sono risultati nella norma, ad eccezione di quelli microbiologici. In particolare nell’acqua in uscita sono state riscontrate elevate cariche microbiche totali e la presenza di indicatori fecali, quali E. coli, Enterococcus spp., spore di C. perfringens, oltre che di colifagi e adenovirus. Cio mostra che l’effettiva capacita di ritenzione della membrana non e quella attesa. Inoltre le elevate concentrazioni di Legionella spp. e Mycobacterium spp. riscontrate nel controlavaggio indicano lo sviluppo di biofouling sulla membrana, che ne riduce la performance. L’incremento della concentrazione di HClO fino a 6 mg/L ha permesso di eliminare la contaminazione da legionella e micobatteri, senza pero migliorare la globale qualita microbiologica dell’acqua in uscita. I livelli di DBP (disinfection by products) rilevati, in particolare i trialometani, sono risultati sempre inferiori al limite richiesto dalla norma. CONCLUSIONI: Il trattamento delle acque destinate al consumo umano con sistema ad ultrafiltrazione puo offrire molti vantaggi, quali l’assenza di sottoprodotti della disinfezione e il raggiungimento di ottimi standard di qualita dell’acqua. Tuttavia una corretta gestione dell’impianto e essenziale per evitare il biofouling e la perdita di capacita filtrante, con conseguente non idoneita dell’acqua

CRITICITÀ DELL’ULTRAFILTRAZIONE APPLICATA ALLA POTABILIZZAZIONE DELL’ACQUA

IANNELLI, RENATO;CASINI, BEATRICE;VERANI, MARCO;PRIVITERA, GAETANO PIERPAOLO;CARDUCCI, ANNALAURA
2012-01-01

Abstract

PS13.26 - 490 CRITICITÀ DELL’ULTRAFILTRAZIONE APPLICATA ALLA POTABILIZZAZIONE DELL’ACQUA Vecchione A.*[1], Iannelli R.[2], Casini B.[1], Verani M.[3], Ripari S.[2], Privitera G.[1], Carducci A.[3] [1]Dipartimento di Patologia sperimentale BMIE, Università di Pisa ~ Pisa [2]Dipartimento di Ingegneria civile, Università di Pisa ~ PIsa [3]Dipartimento di Biologia, Università di Pisa ~ Pisa OBIETTIVI: Obiettivo di questo studio e stata la valutazione dell’applicabilita dell’ultrafiltrazione come unico trattamento per la potabilizzazione dell’acqua su un impianto pilota dotato di membrane MultiboreR, usato per il trattamento di acque superficiali di classe A2. METODI: L’impianto pilota prevede una prefiltrazione (membrana da 200 μm), una ultrafiltrazione e un controlavaggio (CIP: Cleaning In Place). La membrana di ultrafiltrazione e costituita da fibre cave parallele, ognuna con 7 tubi capillari di 0.7-0.8 mm di diametro e pori di 0.02 μm. La membrana, dopo prefiltrazione, e sottoposta a controlavaggio chimico con 3 mg/L di HClO. L’impianto ha una portata di 3.5 m3/h ed e in grado di garantire l’approvvigionamento di piccoli centri abitati. L’analisi dei parametri di potabilita richiesti dal D.Lgs 31/01 e stata condotta dal laboratorio dal Gestore Unico d’Ambito; inoltre e stata effettuata la ricerca di microrganismi tipici del biofouling, quali Legionella spp. (norma ISO 11731) e Mycobacterium spp. (Falkinham, 2000) e di indici di contaminazione virale, quali i colifagi (norma ISO 10705) e il genoma di adenovirus (Carducci, 2009). RISULTATI: I parametri di potabilita valutati sono risultati nella norma, ad eccezione di quelli microbiologici. In particolare nell’acqua in uscita sono state riscontrate elevate cariche microbiche totali e la presenza di indicatori fecali, quali E. coli, Enterococcus spp., spore di C. perfringens, oltre che di colifagi e adenovirus. Cio mostra che l’effettiva capacita di ritenzione della membrana non e quella attesa. Inoltre le elevate concentrazioni di Legionella spp. e Mycobacterium spp. riscontrate nel controlavaggio indicano lo sviluppo di biofouling sulla membrana, che ne riduce la performance. L’incremento della concentrazione di HClO fino a 6 mg/L ha permesso di eliminare la contaminazione da legionella e micobatteri, senza pero migliorare la globale qualita microbiologica dell’acqua in uscita. I livelli di DBP (disinfection by products) rilevati, in particolare i trialometani, sono risultati sempre inferiori al limite richiesto dalla norma. CONCLUSIONI: Il trattamento delle acque destinate al consumo umano con sistema ad ultrafiltrazione puo offrire molti vantaggi, quali l’assenza di sottoprodotti della disinfezione e il raggiungimento di ottimi standard di qualita dell’acqua. Tuttavia una corretta gestione dell’impianto e essenziale per evitare il biofouling e la perdita di capacita filtrante, con conseguente non idoneita dell’acqua
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