Si afferma comunemente che i sistemi ergativi guardino la valenza verbale: solo un verbo biargomentale può selezionare il caso ergativo (caso tipico di A); quelli accusativi, invece, i ruoli sintattici superficiali di soggetto e oggetto: tutti i soggetti sono al caso nominativo, tutti gli oggetti a quello accusativo. Essi, cioè, non guarderebbero il verbo, né nella sua valenza, né nelle sue proprietà semantiche. Nel presente lavoro cerchiamo di vedere le cose in un’altra prospettiva. Il punto cruciale, in cui si snoda l’opposizione fra sistemi ergativi e sistemi accusativi è costituito dai verbi intransitivi. Con quelli transitivi, infatti, i due sistemi si comportano allo stesso modo: ambedue marcano, cioè, A in modo diverso da O, il sistema accusativo opponendo il nominativo all’ accusativo; il sistema ergativo opponendo l’ergativo all’assolutivo. In ambedue i sistemi, la distinzione fra i due argomenti del predicato è marcata sul piano formale. Coi verbi intransitivi, invece, i due sistemi divergono. L’ergativo marca l’argomento unico di questi verbi (S) come O; l’accusativo come A. In sostanza, mentre in ambedue i sistemi coi verbi transitivi è assicurata la corrispondenza fra ruoli tematici e codifica grammaticale, poichè A (prototipicamente attivo) è codificato in modo diverso da O (prototipicamente inattivo) – e, cioè, i due sistemi funzionano allo stesso modo in cui funziona un sistema attivo – questa corrispondenza si rompe coi verbi intransitivi, perché tutti gli S, senza riguardo al loro ruolo tematico, sono codificati come O nei sistemi ergativi e come A in quelli accusativi. In questo, i due sistemi rappresentano una risposta oppositiva ad una codifica di tipo attivo, in cui la corrispondenza fra categorie verbali e rappresentazione formale degli argomenti si rompe tanto coi verbi intransitivi quanto con quelli transitivi. L’argomento di un verbo intransitivo, infatti, può ricevere sia una marca attiva sia una inattiva: il tipo “Mario cammina”, con “Mario” al caso attivo vs. “Mario è annegato”, con “Mario” al caso inattivo. I sistemi ergativo e accusativo tendono a ricostituire quella corrispondenza. Pertanto, nell'opposizione, che si rivela basica, fra verbi intransitivi e verbi transitivi ("we can first note an empirical universal: all languages appear to distinguish activities that necessarily involve two participants from those that only necessarily involve one”, Dixon, 1979: 68), le lingue tenderebbero alla omogeneizzazione delle rispettive rappresentazioni formali (cioè delle rispettive codifiche argomentali): tanto nei sistemi ergativi, quanto in quelli accusativi, tutti gli A hanno la medesima codifica, così come tutti gli O, così come tutti gli S. Anche la tendenza alla omogeneizzazione dell’ausiliare perfettivo, cioè, in sostanza alla riduzione dei fenomeni di intransitività scissa, in alcune aree dialettali d’Italia, risponde alla medesima tendenza. Una tendenza – si diceva – all’automatismo, e cioè alla riduzione del carico mnemonico: i verbi biargomentali hanno A e O, quelli monoargomentali A nei sistemi accusativi, O in quelli ergativi. In ciò i due sistemi funzionano in modo specularmente identico. L’estrema rarità dei sistemi tripartiti, inoltre, non sarà casuale. C’è da chiedersi se non dipenda, appunto, dal fatto che in questi sistemi il ruolo tematico degli argomenti non è pertinente. Se così fosse, se, cioè, l’esigenza che l’articolazione dei ruoli tematici si rifletta in quella dei ruoli grammaticali, in modo che, in ultima analisi, la morfosintassi rifletta la semantica, se questa esigenza – si diceva – fosse un principio cognitivo se non universale almeno largamente condiviso, allora dovremmo prevedere che esistano lingue ergative e accusative in cui si affaccino tracce di questo principio. Il che è esattamente quello che accade. Esempi diversi sono discussi nel testo.

Alternanze argomentali e ruoli grammaticali. Fra lessico e sintassi.

ROMAGNO, DOMENICA
2012-01-01

Abstract

Si afferma comunemente che i sistemi ergativi guardino la valenza verbale: solo un verbo biargomentale può selezionare il caso ergativo (caso tipico di A); quelli accusativi, invece, i ruoli sintattici superficiali di soggetto e oggetto: tutti i soggetti sono al caso nominativo, tutti gli oggetti a quello accusativo. Essi, cioè, non guarderebbero il verbo, né nella sua valenza, né nelle sue proprietà semantiche. Nel presente lavoro cerchiamo di vedere le cose in un’altra prospettiva. Il punto cruciale, in cui si snoda l’opposizione fra sistemi ergativi e sistemi accusativi è costituito dai verbi intransitivi. Con quelli transitivi, infatti, i due sistemi si comportano allo stesso modo: ambedue marcano, cioè, A in modo diverso da O, il sistema accusativo opponendo il nominativo all’ accusativo; il sistema ergativo opponendo l’ergativo all’assolutivo. In ambedue i sistemi, la distinzione fra i due argomenti del predicato è marcata sul piano formale. Coi verbi intransitivi, invece, i due sistemi divergono. L’ergativo marca l’argomento unico di questi verbi (S) come O; l’accusativo come A. In sostanza, mentre in ambedue i sistemi coi verbi transitivi è assicurata la corrispondenza fra ruoli tematici e codifica grammaticale, poichè A (prototipicamente attivo) è codificato in modo diverso da O (prototipicamente inattivo) – e, cioè, i due sistemi funzionano allo stesso modo in cui funziona un sistema attivo – questa corrispondenza si rompe coi verbi intransitivi, perché tutti gli S, senza riguardo al loro ruolo tematico, sono codificati come O nei sistemi ergativi e come A in quelli accusativi. In questo, i due sistemi rappresentano una risposta oppositiva ad una codifica di tipo attivo, in cui la corrispondenza fra categorie verbali e rappresentazione formale degli argomenti si rompe tanto coi verbi intransitivi quanto con quelli transitivi. L’argomento di un verbo intransitivo, infatti, può ricevere sia una marca attiva sia una inattiva: il tipo “Mario cammina”, con “Mario” al caso attivo vs. “Mario è annegato”, con “Mario” al caso inattivo. I sistemi ergativo e accusativo tendono a ricostituire quella corrispondenza. Pertanto, nell'opposizione, che si rivela basica, fra verbi intransitivi e verbi transitivi ("we can first note an empirical universal: all languages appear to distinguish activities that necessarily involve two participants from those that only necessarily involve one”, Dixon, 1979: 68), le lingue tenderebbero alla omogeneizzazione delle rispettive rappresentazioni formali (cioè delle rispettive codifiche argomentali): tanto nei sistemi ergativi, quanto in quelli accusativi, tutti gli A hanno la medesima codifica, così come tutti gli O, così come tutti gli S. Anche la tendenza alla omogeneizzazione dell’ausiliare perfettivo, cioè, in sostanza alla riduzione dei fenomeni di intransitività scissa, in alcune aree dialettali d’Italia, risponde alla medesima tendenza. Una tendenza – si diceva – all’automatismo, e cioè alla riduzione del carico mnemonico: i verbi biargomentali hanno A e O, quelli monoargomentali A nei sistemi accusativi, O in quelli ergativi. In ciò i due sistemi funzionano in modo specularmente identico. L’estrema rarità dei sistemi tripartiti, inoltre, non sarà casuale. C’è da chiedersi se non dipenda, appunto, dal fatto che in questi sistemi il ruolo tematico degli argomenti non è pertinente. Se così fosse, se, cioè, l’esigenza che l’articolazione dei ruoli tematici si rifletta in quella dei ruoli grammaticali, in modo che, in ultima analisi, la morfosintassi rifletta la semantica, se questa esigenza – si diceva – fosse un principio cognitivo se non universale almeno largamente condiviso, allora dovremmo prevedere che esistano lingue ergative e accusative in cui si affaccino tracce di questo principio. Il che è esattamente quello che accade. Esempi diversi sono discussi nel testo.
2012
Romagno, Domenica
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11568/158458
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