In Italia, la sorveglianza degli eventi avversi post-trasfusionali è stata attivata dall’Istituto Superiore di Sanità (ISS) solo alla fine del 2004 e per avere dati più completi su questo fenomeno è necessario, in Europa, consultare il sistema di emovigilanza inglese, lo SHOT (Severe Hazard Of blood Transfusion), istituito nel 1996. Negli ultimi anni, lo SHOT ha registrato una controtendenza nella causa dell’evento avverso, rilevando come più della metà delle infezioni correlate alle trasfusioni siano attualmente di natura batterica. La batteriemia del donatore costituisce una delle cause più subdole nell’eziologia di queste infezioni, dal momento che spesso decorre in forma asintomatica. Altre cause di infezione post-trasfusionale sono invece identificabili nella contaminazione del campione durante e successivamente la fase di prelievo, entrambe correlate alla qualità del processo di raccolta, lavorazione, distribuzione o conservazione degli emoderivati. Le buone pratiche che hanno consentito una significativa riduzione del rischio di infezione post-trasfusionale sono riconducibili al miglioramento delle metodiche di screening del donatore e delle procedure di disinfezione dell’area destinata alla venipuntura oltre alla rimozione dell’aliquota iniziale del sangue donato. In mancanza di una precisa normativa nazionale che regolamenti i requisiti igienici richiesti per i locali dei Centri Trasfusionali e prendendo spunto dagli orientamenti emanati nella recentissima linea guida “Prevenzione della contaminazione batterica del sangue intero e dei suoi derivati” pubblicata dal Centro Nazionale Sangue, Rev. 07/07/2008, è stato intrapreso uno studio nel quale si è voluto analizzare la filiera di produzione degli emocomponenti preparati presso un Servizio Trasfusionale di un presidio ospedaliero toscano, al fine di valutare l’importanza della contaminazione microbica ambientale e l’efficacia della sanificazione della cute del donatore, nella determinazione della qualità finale del prodotto. È stato pertanto eseguito un monitoraggio ambientale con il controllo microbiologico delle superfici che hanno un ruolo predominante nella contaminazione crociata, al fine di verificare l’efficacia delle operazioni di sanificazione ed il comportamento del personale sanitario verso la corretta prassi igienica. È stata inoltre verificata l’efficacia di nuove procedure di disinfezione dell’area destinata alla venipuntura ed è stata valutata l’applicabilità di un metodo rapido di determinazione quantitativa dell’ATP nella rilevazione rapida della contaminazione microbica degli emoderivati, per poter identificare, in anticipo sull’utilizzo, eventuali non idoneità del prodotto.

Qualità e sicurezza nelle attività trasfusionali: analisi della filiera di produzione degli emocomponenti

CASINI, BEATRICE;PRIVITERA, GAETANO PIERPAOLO;BAGGIANI, ANGELO
2008-01-01

Abstract

In Italia, la sorveglianza degli eventi avversi post-trasfusionali è stata attivata dall’Istituto Superiore di Sanità (ISS) solo alla fine del 2004 e per avere dati più completi su questo fenomeno è necessario, in Europa, consultare il sistema di emovigilanza inglese, lo SHOT (Severe Hazard Of blood Transfusion), istituito nel 1996. Negli ultimi anni, lo SHOT ha registrato una controtendenza nella causa dell’evento avverso, rilevando come più della metà delle infezioni correlate alle trasfusioni siano attualmente di natura batterica. La batteriemia del donatore costituisce una delle cause più subdole nell’eziologia di queste infezioni, dal momento che spesso decorre in forma asintomatica. Altre cause di infezione post-trasfusionale sono invece identificabili nella contaminazione del campione durante e successivamente la fase di prelievo, entrambe correlate alla qualità del processo di raccolta, lavorazione, distribuzione o conservazione degli emoderivati. Le buone pratiche che hanno consentito una significativa riduzione del rischio di infezione post-trasfusionale sono riconducibili al miglioramento delle metodiche di screening del donatore e delle procedure di disinfezione dell’area destinata alla venipuntura oltre alla rimozione dell’aliquota iniziale del sangue donato. In mancanza di una precisa normativa nazionale che regolamenti i requisiti igienici richiesti per i locali dei Centri Trasfusionali e prendendo spunto dagli orientamenti emanati nella recentissima linea guida “Prevenzione della contaminazione batterica del sangue intero e dei suoi derivati” pubblicata dal Centro Nazionale Sangue, Rev. 07/07/2008, è stato intrapreso uno studio nel quale si è voluto analizzare la filiera di produzione degli emocomponenti preparati presso un Servizio Trasfusionale di un presidio ospedaliero toscano, al fine di valutare l’importanza della contaminazione microbica ambientale e l’efficacia della sanificazione della cute del donatore, nella determinazione della qualità finale del prodotto. È stato pertanto eseguito un monitoraggio ambientale con il controllo microbiologico delle superfici che hanno un ruolo predominante nella contaminazione crociata, al fine di verificare l’efficacia delle operazioni di sanificazione ed il comportamento del personale sanitario verso la corretta prassi igienica. È stata inoltre verificata l’efficacia di nuove procedure di disinfezione dell’area destinata alla venipuntura ed è stata valutata l’applicabilità di un metodo rapido di determinazione quantitativa dell’ATP nella rilevazione rapida della contaminazione microbica degli emoderivati, per poter identificare, in anticipo sull’utilizzo, eventuali non idoneità del prodotto.
2008
Casini, Beatrice; Ceccarelli, Lucia; Arrighi, Rita; Valentini, Paola; Privitera, GAETANO PIERPAOLO; Baggiani, Angelo
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