Lo scopo del saggio è di mostrare il “dinamismo” del corpo in scena di Fo, la sua capacità “sintetica” di tracciare mobili figure animate, in uno spazio che, dal dialogo al monologo (a partire da Mistero Buffo), rompe la cornice del teatro come quella del quadro. Da un lato l’attore-autore fuoriesce da quella cornice, che non è soltanto la “quarta parete”, come nelle sue lezioni-spettacolo d’arte certe figure dei pittori-autoimmagine, e loro stessi, sembrano uscire dal quadro e prendere vita (così per la tela di Tintoretto) o addirittura volare (Leonardo nel gran finale); dall’altro il suo corpo scenico attrae, attira su di sé l’occhio, lo sguardo degli spettatori, spostandone il punto di vista e determinando continui cambiamenti dell’ «angolo visivo dell’immaginazione». Alla base di tale osmosi, il suo essere uomo totale di teatro, ovvero Uomo di tutte le tecniche: non solo attore-autore di «testi mobili», di continuo riaperti all’«aleatorietà della recitazione», ma anche scenografo, costumista, e artista della visione.
Autori interni: | |
Autori: | Barsotti A |
Titolo: | Portare lo spettatore al centro del quadro: il corpo scenico di Dario Fo |
Anno del prodotto: | 2012 |
Appare nelle tipologie: | 1.1 Articolo in rivista |