Nel Medioevo europeo, il processo di conversione e di adattamento alla dottrina cristiana ebbe corso lento e contrastato e in esso si confusero, ineluttabilmente, componenti della vecchia religiosità pagana. Una religiosità, questa, largamente vitale nella società occidentale di allora e che, nell’omologazione al dogma ecclesiastico ‘ufficiale’, assunse i connotati folklorici della superstizione, inevitabile tributo nell’opera di catechizzazione sempre più profonda di larghe masse. A questo difficile compito concorse una serie di strumenti dottrinali, resi necessari dal livello culturale generale dei fedeli e delle fasce più basse dello stesso clero, impossibilitati per varie ragioni ad attingere direttamente il Verbo catecumenale dalle Sacre Scritture . Fiorì così una letteratura parenetica in grado di divulgare la fede cristiana in maniera semplice, basata su aspetti quotidiani e realistici, rappresentata essenzialmente da agiografie, racconti di miracoli, raccolte omiletiche, exempla, a fianco di manuali pratici per la confessione e la prescrizione di penitenze ad uso di parroci, predicatori e missionari. Tra questo genere ampio di letteratura , spiccano (tra il 6º ed il 13º secolo) racconti, in poesia o in prosa, relativi a viaggi e visioni in luoghi fantastici (oltretomba, aldilà, regno dei morti), compiuti da santi, monaci, fedeli, uomini comuni, spesso in sogno come in trance . Con simili racconti si tendeva a ricreare un’atmosfera magica, rituale e collettiva che, partendo dall’esperienza drammatica del singolo, visionario o viaggiatore, investiva l’intero auditorio con gli inevitabili messaggi apocalittici, escatologici e dogmatici ad essa correlati. La narrazione di viaggi e visioni si ricollega, in realtà, ad una tematica culturale piuttosto antica, le cui origini si riscontrano primariamente già nella tradizione orfistico pitagorica greca e nell’ambito della letteratura apocalittica ebraica, come nei testi rabbinici e, successivamente nell’oriente pre-islamico, senza dimenticare il ruolo di trasmissione operato dalla letteratura evangelica neo-testamentaria ed apocrifa.

Il viaggio come esperienza visionaria. La ricezione della Visio Tnugdali nel Medioevo scandinavo

BATTAGLIA, MARCO
1995-01-01

Abstract

Nel Medioevo europeo, il processo di conversione e di adattamento alla dottrina cristiana ebbe corso lento e contrastato e in esso si confusero, ineluttabilmente, componenti della vecchia religiosità pagana. Una religiosità, questa, largamente vitale nella società occidentale di allora e che, nell’omologazione al dogma ecclesiastico ‘ufficiale’, assunse i connotati folklorici della superstizione, inevitabile tributo nell’opera di catechizzazione sempre più profonda di larghe masse. A questo difficile compito concorse una serie di strumenti dottrinali, resi necessari dal livello culturale generale dei fedeli e delle fasce più basse dello stesso clero, impossibilitati per varie ragioni ad attingere direttamente il Verbo catecumenale dalle Sacre Scritture . Fiorì così una letteratura parenetica in grado di divulgare la fede cristiana in maniera semplice, basata su aspetti quotidiani e realistici, rappresentata essenzialmente da agiografie, racconti di miracoli, raccolte omiletiche, exempla, a fianco di manuali pratici per la confessione e la prescrizione di penitenze ad uso di parroci, predicatori e missionari. Tra questo genere ampio di letteratura , spiccano (tra il 6º ed il 13º secolo) racconti, in poesia o in prosa, relativi a viaggi e visioni in luoghi fantastici (oltretomba, aldilà, regno dei morti), compiuti da santi, monaci, fedeli, uomini comuni, spesso in sogno come in trance . Con simili racconti si tendeva a ricreare un’atmosfera magica, rituale e collettiva che, partendo dall’esperienza drammatica del singolo, visionario o viaggiatore, investiva l’intero auditorio con gli inevitabili messaggi apocalittici, escatologici e dogmatici ad essa correlati. La narrazione di viaggi e visioni si ricollega, in realtà, ad una tematica culturale piuttosto antica, le cui origini si riscontrano primariamente già nella tradizione orfistico pitagorica greca e nell’ambito della letteratura apocalittica ebraica, come nei testi rabbinici e, successivamente nell’oriente pre-islamico, senza dimenticare il ruolo di trasmissione operato dalla letteratura evangelica neo-testamentaria ed apocrifa.
1995
Battaglia, Marco
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