Il progetto di ricerca, il cui coordinamento è stato affidato dal Parco Naturale di Migliarino San Rossore e Massaciuccoli ad un gruppo misto di ricercatori appartenenti all’Istituto di Scienze della Vita della Scuola Superiore Sant’Anna e al Centro di Ricerche Agro-Ambientali dell’Università di Pisa, aveva soprattutto il compito di affrontare “senza pregiudizi e/o condizionamenti di alcun genere” la questione dello scadimento quali-quantitativo delle acque del lago di Massaciuccoli in seguito alla contaminazione da nutrienti (soprattutto fosforo) di origine diversa e di verificare, per quanto possibile, le interazioni fra tale fenomeno e il tradizionale esercizio dell’agricoltura all’interno del comprensorio di bonifica. Come più ampiamente riportato in seguito, la ricerca si è sviluppata, sia in campo che in laboratorio, grazie all’attività di un gruppo di lavoro multidisciplinare composto da agronomi, geologi, idrologi, geochimici, scienziati ambientali, economisti, ecc., appartenenti, oltre ai due già citati atenei, anche ad altre istituzioni operanti sul territorio, quali l’Istituto di Geoscienze e Georisorse del CNR di Pisa, l’Autorità di Bacino del fiume Serchio, il Consorzio di Bonifica Versilia-Massaciuccoli, il Servizio Agrometereologico dell’ARSIA, il Servizio Idrologico Regionale, le Province di Lucca e Pisa, i Dipartimenti dell’ARPAT di Firenze, Pisa e Lucca, Acque Ingegneria srl e un significativo numero di imprenditori agricoli operanti nell’area di studio. La ricerca prevedeva di valutare in primo luogo l’entità dei prelievi irrigui operati all’interno del bacino e quindi dei consumi idrici direttamente imputabili al settore agricolo e, in secondo luogo, di stimare e quantificare con la massima accuratezza possibile le eventuali responsabilità dirette e/o indirette imputabili all’agricoltura nel modulare i fenomeni di contaminazione da fosforo delle acque del lago. Infine, sulla base delle risultanze ottenute durante gli approfondimenti di cui sopra e delle attività di monitoraggio eseguite a partire dal settembre 2007 fino al marzo 2010, lo studio prevedeva anche l’individuazione di una serie di possibili comportamenti tecnici ed organizzativi alternativi a quelli tradizionalmente adottati dagli agricoltori del comprensorio, accompagnata da una puntuale valutazione dell’efficacia e della percorribilità degli stessi.
Introduzione al progetto e sintesi interpretativa
SILVESTRI, NICOLA
2013-01-01
Abstract
Il progetto di ricerca, il cui coordinamento è stato affidato dal Parco Naturale di Migliarino San Rossore e Massaciuccoli ad un gruppo misto di ricercatori appartenenti all’Istituto di Scienze della Vita della Scuola Superiore Sant’Anna e al Centro di Ricerche Agro-Ambientali dell’Università di Pisa, aveva soprattutto il compito di affrontare “senza pregiudizi e/o condizionamenti di alcun genere” la questione dello scadimento quali-quantitativo delle acque del lago di Massaciuccoli in seguito alla contaminazione da nutrienti (soprattutto fosforo) di origine diversa e di verificare, per quanto possibile, le interazioni fra tale fenomeno e il tradizionale esercizio dell’agricoltura all’interno del comprensorio di bonifica. Come più ampiamente riportato in seguito, la ricerca si è sviluppata, sia in campo che in laboratorio, grazie all’attività di un gruppo di lavoro multidisciplinare composto da agronomi, geologi, idrologi, geochimici, scienziati ambientali, economisti, ecc., appartenenti, oltre ai due già citati atenei, anche ad altre istituzioni operanti sul territorio, quali l’Istituto di Geoscienze e Georisorse del CNR di Pisa, l’Autorità di Bacino del fiume Serchio, il Consorzio di Bonifica Versilia-Massaciuccoli, il Servizio Agrometereologico dell’ARSIA, il Servizio Idrologico Regionale, le Province di Lucca e Pisa, i Dipartimenti dell’ARPAT di Firenze, Pisa e Lucca, Acque Ingegneria srl e un significativo numero di imprenditori agricoli operanti nell’area di studio. La ricerca prevedeva di valutare in primo luogo l’entità dei prelievi irrigui operati all’interno del bacino e quindi dei consumi idrici direttamente imputabili al settore agricolo e, in secondo luogo, di stimare e quantificare con la massima accuratezza possibile le eventuali responsabilità dirette e/o indirette imputabili all’agricoltura nel modulare i fenomeni di contaminazione da fosforo delle acque del lago. Infine, sulla base delle risultanze ottenute durante gli approfondimenti di cui sopra e delle attività di monitoraggio eseguite a partire dal settembre 2007 fino al marzo 2010, lo studio prevedeva anche l’individuazione di una serie di possibili comportamenti tecnici ed organizzativi alternativi a quelli tradizionalmente adottati dagli agricoltori del comprensorio, accompagnata da una puntuale valutazione dell’efficacia e della percorribilità degli stessi.File | Dimensione | Formato | |
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