L’articolo ricostruisce il percorso del monologo “Cioni Mario di Gaspare fu Giulia”, scritto da Roberto Benigni a quattro mani con Roberto Bertolucci, e pubblicato nel 1992, insieme ad altri testi nati dalla loro «amicizia creativa». Di fatto il monologo debutta all’Alberichino di Roma, nel 1975, per la regia dello stesso Bertolucci, e attraversa la produzione di entrambi almeno fino allo spettacolo "Tuttobenigni 1983". Personaggio ambivalente, il Cioni, in cui l’attore declina gli aspetti antitetici e complementari del Buffone e del Diavolo. Nel povero diavolo Cioni Mario, Benigni riesce a collegare residui di un mondo folclorico, il suo forte legame con la cultura popolare toscana, e la disgregazione sociale, la perdita di identità conseguente al boom, al diffondersi delle comunicazioni di massa, alla crisi delle ideologie. Più che flusso di coscienza, flusso del “represso”, se al fondo dell’atto linguistico compiuto dal solitario protagonista (incredibilmente immobile per tutto il monologo, con le mani nelle tasche) stanno un complesso edipico non risolto e un lutto non elaborato. Da un lato impersona, come ombra persecutoria ricorrente, la madre, dall’altro esplode nell’anatema virulento contro il padre; ma centrale è l’invettiva contro Almirante, che contamina la tradizione colta dell’invettiva toscana con l’esperienza, da parte dello stesso Benigni, nel campo dell’ “ottavina” popolare. Inoltre la lingua di questa maschera, così apparentemente simile a quella del popolo delle sue campagne, ne rappresenta invece una proiezione ellittica, ai limiti dello straniamento: una forma distorta, comica ed eccessiva, anche perché, portata sulla scena, si carica di sensi nuovi e imprevisti, grotteschi e allucinati, poetici e spaventosi.

"'Cioni Mario... il monologo drammatico secondo Benigni"

BARSOTTI, ANNA
2002-01-01

Abstract

L’articolo ricostruisce il percorso del monologo “Cioni Mario di Gaspare fu Giulia”, scritto da Roberto Benigni a quattro mani con Roberto Bertolucci, e pubblicato nel 1992, insieme ad altri testi nati dalla loro «amicizia creativa». Di fatto il monologo debutta all’Alberichino di Roma, nel 1975, per la regia dello stesso Bertolucci, e attraversa la produzione di entrambi almeno fino allo spettacolo "Tuttobenigni 1983". Personaggio ambivalente, il Cioni, in cui l’attore declina gli aspetti antitetici e complementari del Buffone e del Diavolo. Nel povero diavolo Cioni Mario, Benigni riesce a collegare residui di un mondo folclorico, il suo forte legame con la cultura popolare toscana, e la disgregazione sociale, la perdita di identità conseguente al boom, al diffondersi delle comunicazioni di massa, alla crisi delle ideologie. Più che flusso di coscienza, flusso del “represso”, se al fondo dell’atto linguistico compiuto dal solitario protagonista (incredibilmente immobile per tutto il monologo, con le mani nelle tasche) stanno un complesso edipico non risolto e un lutto non elaborato. Da un lato impersona, come ombra persecutoria ricorrente, la madre, dall’altro esplode nell’anatema virulento contro il padre; ma centrale è l’invettiva contro Almirante, che contamina la tradizione colta dell’invettiva toscana con l’esperienza, da parte dello stesso Benigni, nel campo dell’ “ottavina” popolare. Inoltre la lingua di questa maschera, così apparentemente simile a quella del popolo delle sue campagne, ne rappresenta invece una proiezione ellittica, ai limiti dello straniamento: una forma distorta, comica ed eccessiva, anche perché, portata sulla scena, si carica di sensi nuovi e imprevisti, grotteschi e allucinati, poetici e spaventosi.
2002
Barsotti, Anna
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