Questo saggio prende in esame il pensiero politico dei conservatori di fronte alle dinamiche distruttive del capitalismo. Il dilemma che preoccupa questi autori pare fondarsi sulla presunta contraddizione tra individualismo economico e conservatorismo politico, sulla presunta inconciliabilità tra capitalismo, cultura comune e tradizione. Ovvero da una parte c'è una lunga schiera di scrittori che considerano assolutamente incompatibili una politica economica di laissez-faire con il mantenimento di una coesione sociale fondata sui valori tradizionali e dall’altra invece ce ne sono altri che considerano tale politica perfettamente percorribile ed anzi l’unica auspicabile. Da una parte cioè abbiamo Schumpeter e Gray, dall’altra i seguaci di Hayek. Entrambe le schiere possono però vantare un padre comune: Edmund Burke. Ed infatti le problematiche di Gray, de Benoist, Bell, Hirsch, Polanyi, Röpke e Schumpeter, ma anche di Coleridge, Carlyle ed Arnold, a ben vedere, furono affrontate per prime, all’alba della rivoluzione francese, proprio da quello che è considerato il capostipite dei conservatori.
Capitalismo, cultura comune, tradizione: il dilemma dei conservatori, parte prima
LENCI, MAURO
2003-01-01
Abstract
Questo saggio prende in esame il pensiero politico dei conservatori di fronte alle dinamiche distruttive del capitalismo. Il dilemma che preoccupa questi autori pare fondarsi sulla presunta contraddizione tra individualismo economico e conservatorismo politico, sulla presunta inconciliabilità tra capitalismo, cultura comune e tradizione. Ovvero da una parte c'è una lunga schiera di scrittori che considerano assolutamente incompatibili una politica economica di laissez-faire con il mantenimento di una coesione sociale fondata sui valori tradizionali e dall’altra invece ce ne sono altri che considerano tale politica perfettamente percorribile ed anzi l’unica auspicabile. Da una parte cioè abbiamo Schumpeter e Gray, dall’altra i seguaci di Hayek. Entrambe le schiere possono però vantare un padre comune: Edmund Burke. Ed infatti le problematiche di Gray, de Benoist, Bell, Hirsch, Polanyi, Röpke e Schumpeter, ma anche di Coleridge, Carlyle ed Arnold, a ben vedere, furono affrontate per prime, all’alba della rivoluzione francese, proprio da quello che è considerato il capostipite dei conservatori.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.